lunedì 14 aprile 2014

SMART CITIES IN ITALIA, ULTIMO STADIO DI UNA EVOLUZIONE

Fresco dell'ennesima fallimentare iniziativa di progettazione partecipata, mi è scattata una riflessione sul significato di smart cities, dal momento che neanche i docenti universitari appartenenti alla NOUVELLE BOUGEOSIE DE GAUCHE conoscono il loro significato. Per i progettisti è normale ignorare concetti, significati e senso di una smart cities, ma che lo ignorino i docenti universitari e soprattutto quelli del politecnico "I CAPITONI NELLA VASCA DA BAGNO", non lo accetto. Vuol dire che nelle altre esperienze di progettazione partecipata guidate sempre da docenti del politecnico "I CAPITONI NELLA VASCA DA BAGNO", il progetto se lo son portati da casa già bello e pronto, non tanto per non averlo voluto sviluppare in maniera condivisa e neanche per dire "QUI COMANDO IO"; il vero motivo era solo e soltanto una loro palese ignoranza, ignoranza, ignoranza.  

Da un punto di vista generale, alla definizione di smart cities ci si arriva solamente dopo un decennio di elaborazioni teorico-concettuali che hanno declinato in vario modo questo concetto, e cioè come città sostenibile, digitale, infrastrutturata, efficiente, competitiva, ma soprattutto come città intelligente sotto l’aspetto economico, della mobilità, dell’ambiente, delle partecipazione delle persone, del livello della qualità della vita, della governance.

Da un punto di vista più pratico, invece, si parla di smart cities per indicare un contesto di intervento rappresentato essenzialmente dalle grandi città, metropoli o megalopoli, nell’ambito delle quali si è proposto (o si sta realizzando) un intervento (o un insieme di interventi) diretto (diretti) a produrre vantaggi da un punto di vista gestionale per questi sistemi territoriali complessi, e vantaggi per le persone. Proprio le persone, in particolare, per soddisfare i propri bisogni non debbono più spostarsi per raggiungere il mercato per comprare beni e servizi di cui necessitano, ma bensì, grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sono gli stessi beni e servizi che raggiungono le persone, quindi senza che queste si spostino, senza che queste sostengono nessun altro costo oltre quello per l’acquisto di beni e servizi.

In questo caso, il termine smart ha una doppia connotazione: intelligente sotto l’aspetto economico, perché fa risparmiare tempo e non fa sostenere i costi dello spostamento verso il mercato; intelligente sotto l’aspetto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, perché si utilizza un sistema informatico, una piattaforma digitale, che è appositamente definita smart, che vuol dire proprio intelligente.

Stando a queste definizioni però, occorre dire che in Italia al modello delle smart cities non si arriva per caso o all’improvviso, ne tantomeno ci si arriva facendo il solito errore di contestualizzare, o di trasporre, o ancora di far nostro un processo che non è nostro, che non è della nostra cultura, che non è della tradizione delle nostre politiche per le città ed il territorio.

Pertanto, da un punto di vista degli interventi delle smart cities in Italia, si può arrivare ad concepire ed attuare un modello di questo tipo solo se si tien conto di quella lunga storia in cui si ritrovano immerse tanto la progettazione degli interventi, quanto l'elaborazione delle politiche per lo sviluppo delle città e dei sistemi territoriali.

Una storia che è possibile far risalire addirittura fino al 1970, e che ha come precedenti diversi stadi evolutivi, temporalmente collocati, teoricamente riferibili a documenti e/o atti di progetti e politiche e metodologicamente basati su ad approcci di programmazione del territorio. Grazie a questi, infatti, è possibile non solo concepire un adeguato modello di smart city, ma soprattutto è possibile attuarlo con successo.

Pertanto, sulla base dei miei studi, sono fermamente convinto che l’affermazione in Italia di una smart city passi per interventi che necessariamente contemplino e facciano propri almeno 5 elementi, 5 approcci, 5 precedenti modelli di sviluppo delle città e dei sistemi territoriali complessi, che sono: STRUTTURALISMO, FUNZIONALISMO, SOSTENIBILITÀ, INTEGRAZIONE, APPROCCIO STRATEGICO.

Mancando solo uno di questi elementi, non si consentirebbe l’affermazione di alcuna smart cities.

Pietro Perrucci