domenica 27 luglio 2008

Benchmarking

Ai colleghi che operano nel settore del marketing commerciale, vorrei sottolineare che il benchmarking, prim’ancora di essere una tecnica per migliorare la comunicazione sui prodotti commerciali, è una tecnica, uno strumento di valutazione. Per fare chiarezza a tal proposito, provo ad elaborare una sintesi, spero sufficientemente compendiosa per le vostre esigenze, di quello che è il significato originario di benchmarking. Buona Lettura.

Il benchmarking potrebbe essere definita come una tecnica o uno strumento di valutazione consistente in “un’analisi comparativa delle prestazioni”.

Adottato dapprima nel settore privato ovvero da imprese che operavano in un ambiente industriale per migliorare la competizione, è divenuto oggi uno strumento molto usato per valutare le conseguenze delle politiche nel settore pubblico. Infatti, nella valutazione il benchmarking è compreso tra gli strumenti utili ad informare e/o produrre giudizi valutativi nelle valutazioni in itinere e per ottenere dei dati nelle valutazioni ex-post.

Il confronto su cui di basa questa tecnica viene effettuato mediante un accostamento di informazioni standardizzate in indicatori, relativi a piani, progetti, politicch, programmi, interventi, settori economici, settori industriali, prestazioni, processi, prodotti, ecc…). Molto spesso il confronto avviene tra esperienze che vengono definite come “esperienze di buona (o migliore) pratica”, per estrapolare le cosiddette “esperienze esemplari”. Ciò è quanto accade nell’ambito della “partecipazione dei cittadini ai vari processi decisionali" nelle società democratiche, dove il benchmarking viene considerato come quell’insieme di esperienze esemplari, risultanti dal confronto tra le “best practices”, raccolte in sede di valutazione dei processi democratici nelle società contemporanee.

La diffusione di questo metodo, di questa tecnica di valutazione, ha finito per produrre un ulteriore significato per il termine di benchmarking: infatti, nell’ambito delle politiche territoriali, per esso spesso si intende il migliore degli standard quantitativo o qualitativo possibile, cui riferirsi o con cui confrontarsi.

Oggi, a livello di Unione Europea il benchmarking è una tecnica abbastanza comune per confrontare l’esito delle proprie politiche con quelle del Giappone e degli U.S.A. e poter così dimostrare quali condizioni debbono essere preventivamente ricercate per elaborare interventi tali che consentano di generare determinati effetti. Qui, il benchmarking è stato largamente utilizzato nella verifica dei cambiamenti nelle politiche di sviluppo socioeconomico, nelle politiche attive del lavoro (espressamente quelle che rilevavano l’importanza delle esportazioni nelle economie regionali ai fini dell’incremento occupazionale), nel realizzare la cosiddetta “Società dell’Informazione” (dove il benchmarking è uno strumento chiave non solo per valutare i cambiamenti ma anche per far emergere quei paesi che in questo settore sono ancora indietro), nelle pari opportunità, nel sostegno alla crescita della capacità istituzionale e nel monitorare gli eventuali cambiamenti nell’ambito degli obiettivi del “Protocollo di Kyoto” (inquinamento, clima, energia e sviluppo sostenibile).

Il massiccio utilizzo di questo strumento, ha spinto la stessa Unione Europea a predisporre un programma per diffondere l’utilizzo del benchmarking all’interno delle aziende private, col fine di migliorare le loro performance organizzative, di fatturato e di reddito. In funzione di ciò, molti hanno utilizzato il benchmarking nel mondo dell'impresa mentre si occupano di organizzazione, per valutare le performance soprattutto dei concorrenti e degli eventuali partner e per accrescere le opportunità di “business”.

Infine, alcuni governi europei, quale per esempio l’Olanda, hanno utilizzato il benchmarking anche come strumento per paragonare i costi dei diversi organismi della “pubblica amministrazione” rispetto al livello di qualità dei servizi offerti.

Pietro Perrucci