mercoledì 28 marzo 2012

S.A.C. una scheda di sintesi

In sintesi, quello che ho inviato a tutti i colleghi pugliesi nel gennaio 2011 sui Sistemi Ambientali e Culturali, ovvero sull'ennesimo fallimento della programmazione dello sviluppo dei sistemi territoriali.

1. Obiettivi del SAC

  1. Migliorare l’attrattività del singolo bene, del SAC e di tutto il territorio di riferimento;
  2. Ampliare le possibilità di fruizione a livello di singolo bene, del SAC e del territorio;
  3. Sviluppare il settore del turismo;
  4. Favorire percorsi avanzati di sviluppo locale;
  5. Favorire percorsi avanzati di cooperazione territoriale internazionale (mai trattato);
  6. Sostenibilità
2. Azioni del SAC

  1. Coordinare gli interventi;
  2. Potenziare le relazioni esistenti e le “relazioni potenziali”;
  3. Individuare e gestire le risorse del Sistema Ambientale e Culturale;
  4. Coniugare l’offerta infrastrutturale con le dinamiche territoriali complessive;
  5. Coinvolgimento dei soggetti;
  6. Promozione del turismo;
  7. Organizzazione delle attività di coordinamento, animazione del partenariato, informazione e comunicazione in un soggetto unico referente per la Regione;
  8. Riferimento alle Aree Vaste ed ai Sistemi Turistici Locali;
  9. Messa in rete dei sistemi culturali;
  10. Mettere in atto una Gestione innovativa;
  11. Elaborare progetti territoriali di valorizzazione integrata ambientale e culturale con riferimento alle linee 4.2, 4.3, 4.4;
  12. Integrazione funzionale, territoriale e distrettuale, di valorizzazione e fruizione;
  13. Inserimento dei beni all’interno di una rete di fruizione;
  14. Coinvolgimento dei privati nella fase di gestione ed organizzazione delle attività;
  15. Incremento dei visitatori in un’ottica di destagionalizzazione e/o di diversificazione;
  16. Interventi di valorizzazione e di fruizione: a) sistemi di connessione; attrezzature multimediali (per attività didattiche, laboratori e promozionali); c) servizi di accoglienza, assistenza, intrattenimento per l’infanzia, informazione, guida, assistenza didattica e centri d’incontro; d) promozione e comunicazione dell’offerta culturale, marketing, piani e programmi, indagini e ricerche di mercato, consulenza tecnica ed organizzativa per la gestione dei servizi, eventi culturali e integrazione; e) spese editoriali, cataloghi, sussidi cartacei audiovisivi informatici, produzioni culturali; f) acquisizione di Sotfware;

3. Metodo del SAC

  1. Progetto generatore di entrate;
  2. Modalità di gestione innovativa in merito alla utilizzazione dei servizi offerti e alle condizioni di sostenibilità ambientale finanziaria ed organizzativa;
  3. La sostenibilità diventa criterio della progettazione e obiettivo delle misure 4.2.2 e 4.4.2;
4. Domande da riportare SAC

  1. In quasi tutti i comuni ci sono beni appartenenti e/o gestiti da enti e/o soggetti diversi dal Comune che risultano essere tutti ugualmente eligibili come soggetti beneficiari dell’intervento (Enti ecclesiastici, Fondazioni, Soggetti di diritto pubblico, Sovrintendenze, Enti parco, ecc…). Dovendo il Comune aderire ad un solo SAC, cosa succede tra questo soggetto e gli altri enti/soggetti proprietari e/o gestori di beni culturali ed ambientali in caso di mancato accordo e/o di disaccordo sul SAC? L’adesione di un comune al SAC dovrà necessariamente prevedere l’implementazione in questo SAC anche di beni di non sua proprietà/gestione, oppure è possibile che questi beni non vengano implementati, o ancora, che vengano inclusi in altre reti e/o sistemi?
  2. Per le spese si andrà a preventivo o a consultivo (rendicontazione)?

Pietro Perrucci


Il S.A.C. del Parco Nazionale dell'Alta Murgia

Ai miei colleghi baresi e non, per ricordarvi che fu alla riunione del partenariato al Parco dell'Alta Murgia il momento esatto in cui appresi che la consulenza tecnica andò al Politecnico.

Ero seduto ad uno dei 4 tavoli tecnici che si erano formati (Idea-Forza e Strategia) e se si esclude la formazione dei tavoli tecnici ricordo perfettamente che nessun altro elemento di una normale attività di programmazione fu considerato nell'ambito di quel SAC.

Ricordo anche in maniera particolarte che il tavolo tecnico Idea-Forza e Strategia era presieduto dalla responzabile del Politecnico di Bari, la quale non volle né discutere, né mettere a verbale tutte le proposte che erano emerse in quel contesto e di conseguenza, non accettò né di discutere, né di confrontarsi, su una particolare proposta/modello di SAC Murgiano, che si basava sulla caratteristica della "ruralità" di questo parco naturale.

Ovviamente, non furono considerate neanche altre due proposte che pure mi sembravano altrettanto interessanti e cioè quella della "gastronomia", proposta da un docente della Facoltà di Agraria dell'Università di Bari, e la mia proposta che era basata sulla "messa a sistema delle manifestazioni formative, ambientali, culturali ed artistiche, con le altre attività turistiche" del Parco, proposta che aveva pure ricevuto il supporto e la condivisione della maggior parte dei soggetti che erano presenti intorno a quel tavolo, in quanto rispecchiava in pieno le indicazioni del Piano Pluriennale di Attuazione dell'Asse IV, del FESR della Regione Puglia 2007-2013.

Per cui l'idea-forza che passò fu una teorica quanto indefinita "idea di lentezza del paesaggio" che in quanto teorica ed indefinita, era quindi tutta da progettare/pianicicare/programmare.

La mia contrarietà a questa idea fu manifestata molto chiaramente ed in maniera diretta alla rappresentante del Politecnico, dicendo ad essa e a tutti i soggetti seduti intorno a quel tavolo quanto segue: "Facendomi portavoce di almeno 5 soggetti seduti a questo tavolo, esprimo la contrarietà alla Vostra idea di lentezza del paesaggio, della quale non si condivide nulla di tutto ciò che si è detto, per i seguenti motivi: 1) Idea-Forza e Strategia del SAC Murgiano, non dovrebbero andare su cose campate in aria, ma devono essere tagliate sugli obiettivi del PPA, ovvero sviluppo turistico, sviluppo socioeconomico locale endogeno, cooperazione territoriale internazionale e sostenibilità"; 2) non si condivide il suo atteggiamento arrogante di non voler verbalizzare le altre proposte che pure sono emerse in questo tavolo, così come non si condivide il suo atteggiamento di non voler neanche discuterle, così come invece le viene richiesto dai soggetti seduti al tavolo". 

Come se non bastasse, nella seduta pomeridiana, dove i 5 tavoli del partenariato erano riuniti in un unico tavolo, la rappresentante del Politecnico non riferì nulla di tutto quello che si era discusso e riferì cose di cui non si era affatto discusso, né deciso, rilevandosi per questo molto falsa e intellettualmente disonesta.

Molto probabilmente, la sua incondivisa ed indiscussa idea di SAC la si doveva approvare a tutti i costi, ovvero si doveva approvare un modello di SAC che molto probabilmente, la rappresentante del Politecnico aveva  predisposto al di fuori di quel tavolo.

La cosa peggiore di questa disavventura, però, fu il fatto che nessuno dei rappresentanti istituzionali del Parco Naturale dell'Alta Murgia presenti a quel tavolo, si oppose a questo sua atteggiamento per nulla concertativo, per nulla intenzionato a discutere ed a confrontarsi.

A sto punto, cari colleghi, non credo che oggetto delle nostre riunioni debba essere soltanto l'atteggiamento arrogante dei rappresentanti istituzionali che "dirottano" i proccessi di programmazione nella regione Puglia, ma si deve considerare questo fenomeno in funzione degli altri elementi della programmazione che vengono puntualmente disattesi, paventando non chiari rapporti tra Regione, Politechico, parchi e comuni pugliesi.

Inoltre, mi preme altresì proporvi di insistere con maggior forza sull'importanza dei tavoli di "partenariato" e di "concertazione" nell'ambito dei processi di programmazione, dal momento che senza di essi è impossibile generare quel consenso necessario affinché un processo programmazione possa andare a buon fine.

Pietro Perrucci



Pietro Perrucci

lunedì 26 marzo 2012

Rete Europea della Pietra a Secco

  1. Presentazione

Il progetto REPS (Rete Europea della Pietra a secco) è stato concepito per creare una rete di informazione europea che consolida la cooperazione internazionale in favore dello sviluppo locale, iniziando proprio dal patrimonio in pietra a secco.

Questa antica eredità si estende lungo tutta una considerevole quantità di regioni continentali ed insulari dell'Unione Europea, senza dimenticare la sua presenza in molte regioni europee extracomunitarie.

E' sufficiente osservare il paesaggio delle zone agricole delle regioni Europee, per rendersi conto dell'importanza di tale patrimonio: i terrazzamenti per le coltivazioni, le caselle per il riparo di uomini ed animali, le strutture per gli allevamenti, i muretti per delimitare le proprietà o le zone coltivate, i sistemi di drenaggio e le condotte dell'acqua per evitare l'inondazione delle aree coltivate, etc.

Le ripercussioni sull'ambiente sono anche notevoli. Si può sottolineare il ruolo come "habitat" di specie animali e vegetali ed il controllo dei processi d'erosione mediante i terrazzamenti.

Oggi il patrimonio in pietra a secco subisce una degradazione molto forte a causa dei problemi delle zone agricole: l'abbandono, il declino demografico, gli usi incompatibili con la conservazione di questo patrimonio, la perdita di elementi culturali...

Il patrimonio in pietra a secco può diventare un elemento di rivalutazione ed un motore di sviluppo per queste zone.

Bisogna dunque trovare delle alternative che permetteranno allo stesso tempo, di salvare un patrimonio estremamente prezioso e di mantenere uno sviluppo duraturo di questi luoghi.

Si sono avute molteplici iniziative a livello europeo in materia di pietra a secco, dopo gli anni ottanta, che hanno riunito ricercatori, costruttori, amministrativi, gestori....

Oggi, si sente il bisogno di raggruppare, trasmettere e diffondere le esperienze acquisite affinchè il patrimonio in pietra a secco, diventi questo motore di sviluppo locale. Ed è proprio per tale motivo che è nato il progetto REPS.


  1. Scopi
L'obiettivo globale del progetto REPS è quello di creare una rete europea della pietra a secco, al fine di consolidare la cooperazione europea internazionale per lo sviluppo locale attraverso la promozione e la riabilitazione del mestiere di costruttore in pietra a secco, la rivalutazione delle costruzioni già esistenti , dei paesaggi e delle attività tradizionali, applicando innovazioni di utizzo.
L'obiettivo finale è quello di stabilire e divulgare strategie improntate a riattivare economicamente le zone agricole delle regioni europee che possiedono un congruo patrimonio in pietra a secco, a partire dalla divulgazione e scambio di eperienze che hanno appunto come traguardo, la formazione, la ricerca e lo sviluppo locale.

Per raggiungere questo obiettivo generale, occorre portare a termine i seguenti sotto-obiettivi:
  • Divulgare e scambiare le esperienze sulla formazione dei muratori in pietra a secco per raggiungere l'accordo sul metodo di lavoro più appropriato, in modo da trasmetterlo come mestiere per creare una nuova forma di occupazione.
  • Scambiarsi ed integrare le esperienze per la creazione di un sistema di qualificazione che assicuri appunto la qualità a livello europeo.
  • Proporre modelli nuovi per la classificazione delle costruzioni.
  • Accordarsi per divulgare le tecniche di riabilitazione e ristrutturazione.
  • Scambiarsi le esperienze sullo sviluppo locale per rinforzare la promozione dei mestieri al fine di riutilizare le strutture.
  • Creare dei sistemi permanenti di scambio di esperienze e dibattiti sul tema della pietra a secco.

Pietro Perrucci

Corso di formazione didattica su Responsabilità sociale d'impresa, per studenti di teologia e/o morale cattolica

1. Introduzione
Per Responsabilità Sociale d'Impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR) si intende l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa: per certi aspetti, essa rappresenta un insieme di regole e comportamenti a cui devono attenersi le grandi, piccole e medie imprese, al fine di gestire efficacemente le problematiche derivanti dalle loro attività economico-aziendali per via degli impatti sociali ed etici che le imprese riversano sia al loro interno, sia all'esterno (ovvero, nelle zone in cui operano).

Il principale riferimento per questo corso sarà il “Libro Verde: Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, Commissione Europea 18/7/2001", strumento con il quale l'Unione Europea definisce espressamente la Responsabilità Sociale d'Impresa come “un’azione volontaria volta integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

La Responsabilità Sociale d'Impresa trova nella Costituzione italiana due importanti riferimenti:

- per l’attività economica, si fa riferimento all'articolo 41, che recita: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.";
- come percorso di cittadinanza attiva, si fa riferimento all'articolo 118, comma 4, che recita: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni, favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

La Responsabilità Sociale d'Impresa trova poi importanti punti di convergenza con i principi e con i valori dell'etica, della morale e della dottrina della chiesa, per via di alcuni importanti principi a cui si informano si suoi contenuti, ovvero:

  • rispetto e dignità della persona umana;
  • beni comuni e comunanza dei beni;
  • socialità;
  • universalità dei beni;
  • universalità dei beni comuni;
  • sussidiarietà;
  • solidarietà/fratellanza;
  • cooperazione.
2. I Contenuti

a) Lo standard SA 8000

La Social Accountability International (SAI), organizzazione internazionale nata nel 1997, ha emanato la norma SA 8000 per assicurare nelle aziende condizioni di lavoro che rispettino la responsabilità sociale, un approvvigionamento giusto di risorse ed un processo indipendente di controllo per la tutela dei lavoratori: lo standard SA 8000 (Social Accountability ovvero Rendicontazione Sociale) è lo standard più diffuso a livello mondiale per la responsabilità sociale di un’azienda ed è applicabile ad aziende di qualsiasi settore, per valutare il rispetto da parte delle imprese ai requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali. In particolare, lo standard prevede otto requisiti specifici collegati ai principali diritti umani ed un requisito relativo al sistema di gestione della responsabilità sociale in azienda:

  • escludere il lavoro minorile ed il lavoro forzato
  • il riconoscimento di orari di lavoro non contrari alla legge
  • corrispondere una retribuzione dignitosa per il lavoratore
  • garantire la libertà di associazionismo sindacale
  • garantire il diritto dei lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione collettiva
  • garantire la sicurezza sul luogo di lavoro
  • garantire la salubrità del luogo di lavoro
  • impedire qualsiasi discriminazione basata su sesso, razza, orientiamento politico, sessuale, religioso

b) Lo standard AA1000


Lo standard AA1000 (o AccountAbility 1000) è uno standard di processo elaborato per valutare i risultati delle imprese nel campo dell'investimento etico e sociale e dello sviluppo sostenibile.

Creato nel 1999 dalla britannica ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability) si tratta di uno standard nato per consentire, alle organizzazioni che lo vogliano adottare, la promozione della qualità dei processi di "social and ethical accounting, auditing and reporting" in modo da garantire il miglioramento della responsabilità sociale dell’impresa. Attraverso la AA1000 si può dimostrare l’impegno per il rispetto dei valori etici attraverso strumenti oggettivi, imparziali e trasparenti. I benefici che l’azienda ottiene adottando questo standard consistono soprattutto nel rafforzamento del rapporto con gli stakeholder, migliorando la partecipazione, la fiducia e il mantenimento di buone relazioni nel tempo; può inoltre derivarne un miglioramento del dialogo con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione, riducendo le conflittualità ed instaurando un rapporto di mutua collaborazione ed arricchimento.

c) Lo standard ISO 26000


Dal 26 al 30 settembre 2005 si svolse a Bangkok la seconda riunione del gruppo ISO sulla Responsabilità sociale delle imprese (Working Group Social Responsibility), nel corso della quale sono stati fatti notevoli progressi verso una nuova norma sulla responsabilità sociale: la ISO 26000.

Uno dei principali successi del meeting di Bangkok è stato quello di stabilire una prima struttura del documento per la ISO 26000. Il gruppo ISO ha infatti raggiunto un accordo sull'organizzazione dei contenuti della norma, la cui pubblicazione definitiva è avvenuta a novembre del 2010.

Perché la norma sia frutto del contributo di tutti gli interessati alla responsabilità sociale, il processo di definizione della ISO 26000 prevede la collaborazione dei rappresentanti di ben sei categorie di stakeholders: imprese, governi, lavoratori, consumatori, organizzazioni non governative e altri.

La futura norma è inoltre anche una risposta all'istanza presentata dalComitato economico e sociale europeo (CESE) secondo l'opinione al riguardo "strumenti di misura e di informazione sulla responsabilità sociale delle imprese in un’economia globalizzata": la responsabilità sociale delle imprese dovrà divenire una forza di impulso nel quadro di una strategia planetaria sullo sviluppo sostenibile.

d) La Responsabilità Sociale del Territorio


Nell'ultimo periodo è nata una nuova declinazione della responsabilità sociale, non solo riferita alla singola impresa, ma a tutta la collettività. Questa declinazione è particolarmente indirizzata e calzante per la realtà italiana a causa della composizione territoriale (Piccole-medie imprese, tendenzialmente raggruppate in distretti industriali collegati in forma reticolare).

La strategia della Responsabilità Sociale D'impresa per stimolare le imprese ad assumere comportamenti responsabili, viene ora calata in un nuovo contesto, dove il soggetto promotore è tutta la comunità, tutto il territorio nel quale vivono e operano i diversi portatori di interesse.

Il passaggio da una "responsabilità singola e/o individuale" ad una "responsabilità collettiva" ha l'obiettivo di accompagnare le istituzioni e le organizzazioni (pubbliche e private; profit e non profit) in un percorso di costruzione condivisa dove le giuste istanze economiche vanno coniugate con le attenzioni sociali e ambientali nell'ottica di uno sviluppo sostenibile.

La CSR Territoriale ha come scopo quello di migliorare la qualità della vita della comunità.



3. Gli obiettivi e le finalità confessionali e religiose del corso

Per ciascuno dei contenuti che sono stati individuati le seguenti valenze religiose:


Lo standard SA 8000

Contenuti
Valore/principio religioso
  1. escludere il lavoro minorile ed il lavoro forzato
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA
  1. il riconoscimento di orari di lavoro non contrari alla legge
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA
  1. corrispondere una retribuzione dignitosa per il lavoratore
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA
  1. garantire la libertà di associazionismo sindacale
SOCIALITÀ
  1. garantire il diritto dei lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione collettiva
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA
  1. garantire la sicurezza sul luogo di lavoro
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA   
  1. garantire la salubrità del luogo di lavoro
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA
  1. impedire qualsiasi discriminazione basata su sesso, razza, orientiamento politico, sessuale, religioso
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA




Lo standard AA1000

Contenuti
Valore/principio religioso
  1. valutare i risultati delle imprese nel campo dell'investimento etico e sociale e dello sviluppo sostenibile.
BENE COMUNE,
COMUNANZA DI BENI,
  1. la promozione della qualità dei processi di "social and ethical accounting, auditing and reporting"
BENE COMUNE,
COMUNANZA DI BENI,
  1. l miglioramento della responsabilità sociale dell’impresa
BENE COMUNE,
COMUNANZA DI BENI,
  1. l’impegno per il rispetto dei valori etici attraverso strumenti oggettivi, imparziali e trasparenti
BENE COMUNE,
COMUNANZA DI BENI,
  1. rafforzamento del rapporto con gli stakeholder
BENE COMUNE,
COMUNANZA DI BENI,
  1. partecipazione,
SOCIALITÀ
  1. fiducia,
SOCIALITÀ
  1. mantenimento di buone relazioni nel tempo
SOCIALITÀ
  1. dialogo con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione,
SUSSIDIARIETÀ
  1. riduzione delle conflittualità.
SOCIALITÀ



Lo standard ISO 26000


Contenuti
Valore/principio religioso
  1. 1. collaborazione con imprese,
              SOLIDARIETÀ,    
  1. 2. collaborazione con governi,
SUSSIDIARIETÀ,
  1. 3. collaborazione con lavoratori,
SOCIALITÀ,
  1. 4. collaborazione con consumatori,
FRATELLANZA
  1. 5. collaborazione con organizzazioni non governative,
COOPERAZIONE
  1. 6. collaborazione con altri soggetti.
SOLIDARIETÀ,




La Responsabilità Sociale del Territorio

Contenuti
Valore/principio religioso
1. Territorio
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
2. Ambiente
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
3. Ecosistema
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
4. Materie prime
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
5. Sostenibilità
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
6. Ecosostenibilità
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
7. Ecocompatibilità
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI
8. Leggi e regole sullo smaltimento dei rifiuti da attività industriali e manifatturiere
UNIVERSALITÀ DEI BENI,
BENI COMUNI


4. Metodo

La metodologia di apprendimento prevede, nella maggior parte delle ore del corso, delle lezioni frontali cui seguiranno anche alcune ore di esercitazione pratica per comprendere la portata professionale dei vari standards proposti.


5. Soggetti elegibili alla frequentazione del corso

Studenti dell'Istituto.



6. I Proponenti

Dr. Francesco Paterno

Dr. Pietro Perrucci

Differenze tra la rete Bibliomurgia e la rete OPAC

Testo della mail con la quale si espongono al Direttore del Parco Nazionale Alta Murgia le diversità tra la rete del Progetto Bibliomurgia e la rete OPAC

Carissimo Fabio,

come più volte ripetuto durante i tre anni che hanno accompagnato la sua elaborazione, il “Progetto Bibliomurgia” (la rete delle biblioteche esistenti nel territorio e nei comuni del Parco Nazionale dell’Alta Murgia), è un progetto completamente differente dalla “rete O.P.A.C. del polo bibliotecario Terra di Bari” e questo sia per “motivi di ordine tecnico”, sia sotto il profilo degli “obiettivi”.
In riferimento ai “motivi di ordine tecnico”, il Progetto Bibliomurgia presenta le seguenti diversità dalla rete OPAC:
  1. prevede l’inclusione “completa” di tutti i testi contenuti nelle biblioteche e non di una parte di essi;
  2. include anche i patrimoni librari delle biblioteche ecclesiastiche;
  3. da la possibilità di includere patrimoni librari che al momento sono in biblioteche chiuse;
  4. da la possibilità di includere patrimoni librari di associazioni ad altre organizzazioni culturali;
  5. da la possibilità di far entrare i privati e/o singoli cittadini con le loro collezioni di opere sconosciute ed spesso introvabili;
  6. contempla la messa in rete anche di documenti e archivi storici, materiale multimediale, opere cinematografiche, fotografie, dischi, spartiti musicali, opere teatrali, ecc…

In riferimento agli obiettivi, poi, occorre evidenziare che il Progetto Bibliomurgia non ha mai avuto l’obiettivo di realizzare una rete bibliografica fine a sé stessa, nel senso che non si esauriva con la messa in rete dei patrimoni librari delle biblioteche del Parco, ma esso avrebbe dovuto rappresentare la risposta a tutta una serie di problematiche ed esigenze del territorio e per questo si poneva anche altri obiettivi oltre quello della realizzazione della rete delle biblioteche del Parco dell’Alta Murgia, quali:

  1. essere uno strumento di conoscenza a supporto dell’Ente del Parco e delle altre amministrazioni ed istituzioni ad esso connesso, per le attività di gestione del territorio, programmazione, pianificazione tutela e salvaguardia dell’ambiente;
  2. rilanciare il ruolo delle biblioteche nella loro funzione socio-culturale, in un epoca di scarsa fruibilità a causa dell’esplosione di internet e delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
  3. rilanciare l’attività di comunicazione del Parco e delle stesse biblioteche facendo diventare queste gli “infopoint” del Parco Naturale dell’Alta Murgia;
  4. accrescere la visibilità ed il consenso intorno alle realtà del Parco e delle biblioteche in un territorio ancora troppo poco sensibile alle tematiche ambientali e a quelle culturali;
  5. integrare l’offerta di informazione e dei servizi turistici nel territorio del Parco;
  6. contribuire all’emersione di un notevole patrimonio storico, antropologico e culturale, legato al nostro territorio, ancora troppo poco conosciuto e per gran sua parte ancora inesplorato.
Cordialità
Pietro Perrucci