giovedì 29 ottobre 2009

LA VALENZA SCIENTIFICA DELLA STATISTICA

In riferimento all’attendibilità dei dati statistici (da adesso in poi d.s.) e quindi della valenza scientifica della statistica, va rilevato che questa scienza, questa disciplina, questo strumento di ricerca, questo metodo di lavoro, ancora oggi rappresenta quanto di più appropriato ci possa essere per misurare, per rilevare, per elaborare, per interpretare e per rappresentare, i fenomeni oggetto di una qualsiasi osservazione in ambito sociale, economico e della ricerca scientifica in generale.

La principale motivazione di ciò è data dall’importanza dei d.s. in sé, che per la sua capacità di misurare, stimare e qualificare ciò che si sta osservando, viene riconosciuto universalmente valido; di conseguenza, la valenza scientifica della statistica poggia proprio sui d.s. che nel momento stesso in cui vengono rilevati, oltre ad esprimere una certezza di tipo empirico, offrono almeno altri due validi riferimenti scientifici che sono il riferimento temporale, ovvero il momento in cui è stato rilevato, ed il riferimento spaziale, ovvero il contesto, il luogo, in cui i d.s. sono stati rilevati.

Ciò malgrado, però, occorre tener presente che questo doppio riferimento spaziale e temporale dei d.s., nel momento in cui rappresentano il massimo della scientificità, al tempo stesso ne rappresentano anche il loro limite scientifico, e questo per almeno due aspetti:
- il primo, è dato dal fatto che i d.s. per definizione sono fermi, legati, a questo doppio riferimento temporale e spaziale, che li rendono statici rispetto alla quasi totalità dei fenomeni osservati che, per definizione, non sono statici, ma dinamici, evolutivi, e cioè che tendono a muoversi, e quindi a variare, sia nel tempo, sia nello spazio;
- il secondo aspetto, o per meglio dire il secondo limite dei d.s., sta nel fatto che un singolo dato, per effetto della sua caratteristica di staticità contrapposta alla caratteristica della dinamicità e della variabilità dei fenomeni osservati, quasi mai riesce a rappresentare i fenomeni oggetto di osservazione.

Di questi aspetti/limiti ne sono ben consapevoli anche gli stessi studiosi ed esperti di statistica, che tentano di ovviare a questi inconvenienti in diversi modi, e cioè:
- utilizzare più d.s., in maniera da rappresentare al meglio l’evoluzione di un fenomeno, così come accade nelle serie statistiche temporali e spaziali;
- affiancare ai d.s. quantitativi i d.s. qualitativi, anche sotto forma di serie statistiche temporali e spaziali;
- rappresentare i fenomeni oggetto di osservazione attraverso più serie statistiche riferite a più variabili, cioè a più aspetti dello stesso fenomeno, per meglio individuare possibili relazioni di dipendenza, indipendenza ed interdipendenza tra queste variabili, e quindi per scoprire i possibili fattori che determinano un certo andamento o una certa evoluzione dei fenomeni nel tempo e nello spazio.

Un terzo aspetto, ovvero, un terzo limite rappresentato dai d.s. sarebbe l’enorme quantità di dati che servirebbero per analizzare i fenomeni oggetto di osservazione. Di questo aspetto, però, possiamo dire che tale problema appartiene per lo più al passato della statistica, perché oggi, grazie anche allo sviluppo dell’informatica, è possibile ovviare a questo inconveniente, ricorrendo al “data mining”, che è una scienza a metà tra l’informatica e la statistica, che oltre ad offrire una migliore gestione dei d.s. soprattutto in presenza di elevate quantità di dati, consente attraverso la rilevazione automatica e diretta dei dati in un grosso database chiamato datawarehouse, sia un maggior grado di precisione dei d.s., sia la possibilità che tutti i tipi di utenti, anche i non esperti di statistica, possano interrogare questo database ed ottenere non solo i dati statistici ma anche le elaborazioni e le informazioni di cui si può aver bisogno per analizzare e/o studiare un fenomeno.

Ciononostante, però, occorre rilevare che malgrado i progressi dell’informatica e delle ICT i d.s., sono fortemente condizionati nella loro rilevazione, elaborazione, interpretazione e rappresentazione, da fattori culturali come la sensibilità di chi rileva i dati, la sensibilità le conoscenze e le competenze di chi predispone gli strumenti e le metodologie di rilevazione, dalla tipologia degli strumenti scelti soprattutto per la rilevazione e l’elaborazione dei dati, dal background culturale degli operatori, analisti e studiosi, ed infine, dagli scopi e dalle finalità dalle organizzazioni che utilizzano i dati statistici.

Per questo, al fine di rendere universalmente validi i d.s. e la statistica in generale, è necessario non solo che i dati siano rilevati con precisione, che si evidenzi la metodologia di rilevazione, elaborazione, interpretazione e rappresentazione, che vengano posti in relazione con gli obiettivi della ricerca in sé e con gli obiettivi dell’organizzazione che se ne sta servendo, ma è altresì necessario che dati e statistiche vengano divulgati, che vengano discussi, che vengano anche confutati, e che in ultima istanza vengano condivisi da tutti.

Per questo, quindi, oggi la valenza scientifica di dati e statistiche in generale, non dipendono più soltanto dalla loro intrinseca scientificità, ma dipendono sempre più dal fatto che questi siano da tutti riconosciuti come validi a rappresentare un fenomeno.

Pietro Perrucci

mercoledì 28 ottobre 2009

NO ALL'EOLICO ED AL FOTOVOLTAICO SUL PARCO NAZIONALE DELL'ALTA MURGIA

Questa è la lettera consegnata ai rappresentanti della Commissione Biodiversità del Parco dell'Alta Murgia in merito alle posizioni espresse dal sottoscritto e dalle organizzazione da me rappresentate circa la possibilità che nel territorio del Parco potessero sorgere impianti industriali di produzione di energia eolica e fotovoltaica.

Alla c.a. dei rappresentanti dell’Ente Nazionale Parco dell’Alta Murgia

Facendo seguito della richiesta di parere in merito alla possibilità che all’interno dell’area del Parco dell’Alta Murgia possano insediarsi impianti di produzione di energia fotovoltaica ed energia eolica, così come emerso durante l’incontro tra le associazioni e i rappresentanti dell’Ente Parco dell’Alta Murgia del giorno 07 ottobre 2008, il sottoscritto Dr. Pietro Perrucci, la Coop. A.R.E.S., l’Associazione Culturale VIAGRAN ed il Forum Ambientalista, esprimono comunemente la loro contrarietà circa la possibilità che i suddetti impianti possano essere installati nell’area del Parco dell’Alta Murgia, in quanto la loro installazione è contraria alla funzione di salvaguardia ambientale paesaggistica e territoriale dello stesso Ente Parco. Unica eccezione a questo parere contrario viene espressa, altresì comunemente, per i soli impianti ad uso civile di produzione di energia fotovoltaica collocabili sui tetti, a condizione che:
a) la struttura abitativa su cui viene montato l’impianto non abbia alcun valore e/o vincolo storico e/o architettonico;
b) l’impianto non influisca in nessun modo sulla possibilità di nidificazione dell’avifauna;
c) siano collocati solo sui tetti e non nelle pertinenze;
d) sia finalizzato alla produzione di energia per uso civile.

Gravina in Puglia, 4 novembre 2008

Criteri di Valutazione per il Piano Paesaggistico della Regione Puglia

Ho partecipato alla conferenza per la presentazione dell’avanzamento del “Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia” tenutasi ad Altamura il 10 dicembre scorso con l’intento di capire come gli elementi di questo processo di policy vengano tradotti operativamente in termini di pianificazione e di programmazione e debbo dire che, malgrado il notevole ed apprezzabile sforzo per il lavoro che è stato fin qui prodotto, anche in questa esperienza di pianificazione, al pari delle altre che sono in corso nella nostra Regione, vi sono state alcune carenze.

Benché incardinato sui due importanti criteri guida, “organizzazione delle conoscenze” e “formazione del consenso”, tale processo è apparso carente sul piano metodologico soprattutto per la mancanza di apporti geografici e per la mancanza di apporti più specificatamente antropologici alla costruzione del piano, i primi, in grado di individuare ed inquadrare su base territoriale quei processi e quelle dinamiche specifiche del territorio della Regione Puglia, gli altri, in grado di interpretare e qualificare la fenomenologia dell’azione antropica legata a questi processi e a queste dinamiche.

La mancanza di questi due tipi di apporti non è un fatto marginale: benché la geografia e l’antropologia sono considerati strumenti “non indispensabili” per la pianificazione del territorio è un fatto notorio che senza di questi due strumenti non si può disporre di quelle modalità interpretative e previsionali dei processi e delle dinamiche del territorio, per analizzarli in chiave evolutiva.

Per questo è molto forte il timore che il Piano Paesaggistico della Regione Puglia, non potrà offrire quel contributo pieno nella elaborazione degli interventi e delle politiche del territorio dell’ambiente e dello sviluppo socioeconomico in generale.

Questo timore, quindi, porta anche alla necessità di una revisione di tutto il processo di pianificazione, sulla base di quelle che sono le più moderne ed innovative impostazioni dei processi di policy.

Pertanto, in attesa di vedere nella sua interezza la realizzazione di questo Piano Paesaggistico, vi propongo alcuni criteri che possono guidare la formulazione di un giudizio per farne una valutazione criteriata:
a) Attinenza (coerenza degli obiettivi e delle attività, del piano con gli impatti e gli effetti che si attendono)
b) Rilevanza (se le azioni sono coerenti con gli obiettivi)
c) coerenza interna (obiettivi, azioni, risultati e risorse, del processo)
d) coerenza esterna (coerenza rispetto ad altri processi dello stesso enti e coerenza rispetto ad altri processi di altri enti)
e) efficacia (se i risultati consentono di dire che gli obiettivi sono stati raggiunti)
f) efficienza (se i risultati sono coerenti con le risorse impegnate)
g) utilità (i vantaggi e le esternalità apportate)
h) sostenibilità (la durata nel tempo)

Comunicazioni sul Progetto Bibliomurgia

Gentilissimi,

riporto in questo articolo le informazioni che mi avete richiesto in merito al Progetto Bibliomurgia, chiedendovi scusa per non avervi aggiornato per tempo sull’esito di questo Progetto.

Come tutti sapete, l’idea di base su cui poggia il Progetto Bibliomurgia è quella di “creare una rete informatizzata tra tutte le biblioteche situate nei tredici comuni del Parco” (Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto), e le finalità e le valenze di questa idea sono le seguenti:
- sociale, consentire l’accesso simultaneo a tutte le biblioteche del Parco, nonché la fruizione e la disponibilità del loro patrimonio bibliografico, archivistico, multimediale e storico;
- culturale, incrementare il bagaglio culturale di ogni utente/cittadino mediante questo accesso simultaneo a quelle che sono una delle fonti primarie del sapere e della conoscenza;
- istituzionale, accrescere la capacità e la visibilità dell’Ente Parco e degli altri Enti Locali per il sostegno che la rete può dare alle loro attività amministrative;
- economica, in una società in cui l’informazione e la comunicazione sono risorse strategiche per l’economia, una rete delle biblioteche può contribuire a generare nuova informazione, nuova comunicazione e quindi, generare nuova ricchezza;
- scientifica, agevolare gli studi e la ricerca e rendere possibile lo scambio e la condivisione delle informazioni e delle esperienze (best practice e/o benchmarking);
- coesione, la rete delle biblioteche del Parco Nazionale dell’Alta Murgia può rafforzare la sua coesione sociale, economica e territoriale, rendendo più condivise e più partecipate le sue politiche di tutela ambientale, di sviluppo sostenibile e di salvaguardia della biodiversità.

Per lo sviluppo del Progetto Bibliomurgia furono previste le seguenti fasi:
I) Analisi di contesto e metodologia di lavoro;
II) Tavolo per la fattibilità (amministrativa, tecnica, operativa, procedurale e finanziaria);
III) Piano e fonti di finanziamento;
IV) Monitoraggio, valutazione e comunicazione.

Questa idea progettuale è stata ulteriormente sviluppata in una relazione di 21 pagine intitolata “PROGETTO BIBLIOMURGIA. Lo stato dell’arte al 31 luglio 2009”, relazione che ho consegnato nella mattinata del 31 agosto 2009 all’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, affinché potesse essere discussa per la riunione del Consiglio del Parco dell’11 settembre 2009.

Purtroppo, ciò non è avvenuto e non è avvenuto neanche all’altra riunione del Consiglio del Parco, quella del 15 ottobre scorso, e quindi, come potete capire, più che di una mancanza, il mio ritardo nel darvi le informazioni era dovuto possibilità che da un momento all’altro giungessero informazioni per aggiornarvi sull’esito di questo progetto.

Al momento, quindi, restando in attesa che queste informazioni giungano il prima possibile, l’unica cosa che posso fare è quella di illustrarvi per punti salienti cosa è stato fatto finora per il Progetto Bibliomurgia.

In linea generale, lo sviluppo del Progetto Bibliomurgia si è articolato nei seguenti aspetti:
- L’attuale condizione sulla funzione sociale e culturale delle biblioteche del Parco
- La condizione di autoreferenzialità
- Il completamento delle analisi di contesto
- Il quadro generale degli interventi
- L’individuazione delle fonti di finanziamento
- Il Piano Pluriennale di Attuazione dell’Asse IV, PO FESR 2007-2013 – Regione Puglia
- Le azioni previste per la seconda fase del progetto

Inoltre, sempre in questa relazione di 21 pagine, sono state completate le Analisi di contesto e confermata la Metodologia di lavoro. In riferimento a quest’ultimo aspetto, posso dirvi che la metodologia di lavoro sarà la stessa per tutte le altre fasi del Progetto e questo sia per effetto del consenso ricevuto già in sede di presentazione del Progetto Bibliomurgia (23 maggio 2009), sia perché si è puntato tutto sulla condivisione, intesa come concreta opportunità di partecipazione ed inclusione nello sviluppo di attività legate alla progettualità, e sulla governance, intesa non nel senso italiano della partecipazione degli Enti Locali alla definizione del progetto, ma come insieme di regole che permetteranno alle biblioteche della rete Bibliomurgia di sviluppare processi di partnership, di networking e di cooperazione, a vari livelli.

Per effetto di questi due aspetti del metodo di lavoro è importare ribadire che le biblioteche del Parco incluse nel Progetto Bibliomurgia, non sono considerate soltanto come i beneficiari di questo progetto di rete, ma viene data loro la possibuilità di essere i veri artefici, i veri protagonisti, della stessa progettazione.

Infine, l'ultima importante attività che è stata svolta riguarda la ricerca delle fonti di finanziamento che si sono individuate. Infatti, oltre all’asse IV del PO FESR 2007-2013 della Regione Puglia, si sono individuate anche le risorse del POIN 2007-2013 “Attrattori Culturali, Natura e Turismo” (anche se in questo caso occorre che il Parco faccia pressione per rientrare tra i poli attrattori delle risorse di questo programma interregionale) e le risorse del Piano per il Parco, almeno per finanziare il Progetto Bibliomurgia nella fase iniziale.

Con l’impegno di informarvi presto sugli ulteriori sviluppi di questo progetto, colgo l’occasione di porgervi distinti saluti.

Pietro Perrucci

lunedì 26 ottobre 2009

CRISI ECONOMICA E CREDITO ALLE PMI

Il convegno che si è svolto su questo tema in data 25 ottobre 2009, mi offre l’opportunità per sviluppare una riflessione sulla condizione delle piccole e medie imprese localizzate sul nostro territorio, sul come queste imprese hanno affrontato le sfide imposte dalla globalizzazione, sul come hanno vinto queste sfide e sulla conseguente impossibilità di tradurre questi loro risultati, queste loro performance, in opportunità di sviluppo socioeconomico per il nostro territorio, proprio a causa di una difficoltà nell’accedere al credito d’impresa.
Diverse imprese del nostro territorio hanno affrontato e vinto la competizione e la concorrenza internazionale in mercati esteri in diversi settori, agroalimentare, ICT e meccanica, tuttavia non riescono ad ottenere dalle banche quel credito e quel supporto per trasformare le nostre piccole e medie imprese in leader mondiali nei vari settori in cui operano. Sotto questo aspetto, molto emblematica è risultata essere l’esperienza di un’azienda locale che opera nel settore della meccanica che, per essere riuscita a creare un particolare congegno elettromeccanico nell’ambito dei carrelli elevatori, aveva vinto la concorrenza del leader mondiale in questo particolare settore, al punto che questa azienda leader è stata costretta a licenziare decine e decine di migliaia di dipendenti in tutte le sue sedi sparse nel mondo. Ora, nell’ambito dei processi della globalizzazione è facile attendersi che l’impresa che vince la concorrenza internazionale assorba l’impresa che perde questa sfida, ed invece, nel caso della nostra azienda locale, ciò non è stato possibile perché la piccola dimensione di questa impresa non avrebbe mai potuto accedere ad un volume di credito così elevato, necessario per assorbire questo colosso mondiale.
Morale della favola, le imprese e le aziende bancarie e del credito nel nostro territorio non sono in grado di supportare le piccole e medie imprese nell’affrontare le sfide della globalizzazione e la rabbia dei piccoli e medi imprenditori sta proprio nella loro impossibilità di accedere al credito rispetto alle le grandi imprese che, magari, pur perdendo le sfide poste della globalizzazione e quindi pur essendo inefficienti, hanno più opportunità di accedere al credito per la loro dimensione e la loro maggior visibilità.
A questo controsenso si aggiunge un altro grande controsenso presente all’economia di oggi: l’attuale crisi economica è stata causata da leaders mondiali delle banche e della finanza soprattutto statunitensi, cioè del paese che guida il processo di globalizzazione, e per causa proprio delle multinazionali del credito e della finanza che la crisi è arrivata anche alle imprese degli altri settori economici. Di conseguenza, le imprese piccole e medie imprese si trovano in difficoltà proprio dagli operatori del credito. A questo, si aggiunge ovviamente un’atra considerazione e cioè, mancando concrete possibilità di accesso al credito e dovendo assorbire le conseguenze della crisi, le nostre PMI non si possono espandere, non possono diventare leader mondiali e quindi non possono incidere sullo sviluppo socioeconomico del nostro territorio, in termini crescita del loro fatturato, in termini di aumento del PIL regionale, in termini di creazione dell’indotto e in termini nuova occupazione.
Questi aspetti, quindi, sono sintomatici di una grande distanza che esiste tra il mondo dell’impresa e il mondo della finanza e nonostante i numerosi strumenti che vengono attivati per ridurre questa distanza, oggi ci ritroviamo ancora con pressanti richieste che giungono dalle imprese per richiedere credito finalizzato alla internazionalizzazione delle imprese e quindi per la formazione, per l’uso dei fondi e delle risorse europee, per gli investimenti in R & S, per l’avvio di partenariati internazionali volti soprattutto allo sviluppo di sinergie strategiche, ecc..., e questo quadro evidenzia una carenza culturale che non permette che questi due mondi dell’economia – impresa e finanza – siano vicini ed operino in sinergia. Sotto questo aspetto, neanche la politica sembra riuscire a risolvere questo problema, dal momento che gli interventi che questa mette in atto, non sono quasi mai frutto di un’analisi ragionata dei problemi e di una loro precisa ed obiettiva interpretazione, ma sono quasi sempre interventi che vedono l’esercizio di un potere dei suoi rappresentanti, nel favorire ora l’imprenditore, ora la banca, a seconda del caso. Cosicché, allargando questo discorso in una prospettiva generale, si può dire che a causa della politica, non solo non si predispongono adeguati interventi per facilitare l’accesso delle PMI, ma si opera facendo in modo che non vi sia più un mercato del credito, che non esista più una domanda ed un’offerta del credito e quindi, che non vi sia più una economia del credito.Per questo, forse, sarebbe utile accogliere quella proposta emersa in questa sede, cioè di creare una struttura-osservatorio del credito, che attraverso un monitoraggio continuo di tutte le imprese che operano sul territorio, si elaborino strumenti creditizi ad hoc, per interventi “case by case”, ovvero su misura a seconda dell’azienda che ne fa richiesta e a seconda delle sue particolari esigenze.

mercoledì 21 ottobre 2009

PROGRAMMAZIONE E TERRITORIO PER LA PROVINCIA DI BARI. SCHEMA OPERATIVO

1. Missione/Obiettivo
Elaborare un documento generale integrabile con altri documenti.

2. Metodo
Benché non sia stato ancora discusso in maniera approfondita, al momento il metodo di lavoro più adeguato è quello di partire dai problemi e dalla loro analisi, per poi arrivare ad individuare sul territorio quali sono i principali strumenti di programmazione attivi nella Provincia di Bari, ad individuare quegli elementi di conflittualità e di vertenzialità propri di ogni singolo processo di programmazione, e quindi, fare sintesi comune prima di arrivare a stilare questo documento generale.

3. Le problematiche
In generale, esite un doppio ordine di problemi in merito alla programmazione del territorio della Provincia di Bari. Il primo è dato da quei problemi che da sempre affliggono questo ambito:
- ritardo nello sviluppo socioeconomico rispetto alle altre aree del nostro Paese;
- insufficiente infrastrutturazione;
- degrado ambientale;
- elevato tasso di disoccupazione;
- basso livello della qualità della vita;
- mancato conseguimento degli obiettivi di integrazione e di coesione dell’Unione Europea.
Invece, appartengono al secondo ordine quei problemi che derivano da un uso inefficace degli strumenti di programmazione che sono stati attivati, e cioè:
- il doppio livello della programmazione del territorio, nazionale e regionale;
- inadeguata gestione degli strumenti di programmazione da parte degli enti locali e della politica;
- incapacità di interpretare le dinamiche e le tendenze dei vari processi socioeconomici e territoriali e quindi incapacità di elaborare interventi efficaci;
- mancanza di competenze e di una “cultura del metodo” nella programmazione;
- incapacità della politica di essere efficiente e quindi di andare oltre le logiche di potere e/o di spartizione.

4. Strumenti di programmazione
Al momento, i più importanti di strumenti di programmazione attivi nella Provincia di Bari sono:
- Gli strumenti istituzionali di programmazione territoriale (piani paesaggistici, P.T.C.P., P.R.G. e P.U.G., ecc…);
- i documenti di programmazione strategica delle politiche comunitarie, dei fondi strutturali e delle Iniziative Comunitarie (POR, PO, POIN, GECT, Leader, Interreg, Urban, Equal, Jessica, Jasper, Jeremie, , ecc…);
- l'Area Metropolitana di Bari, la Città Metropolitana, il Patto Metropolitano;
- le Aree Vaste e le Programmazioni Strategiche;
- gli strumenti di programmazione negoziata (Patti Territoriali, Patti Agrari, Contratti d’Area, Agenzie di Sviluppo Locale, ecc…);
- i G.A.L. (Gruppi di Azione Locale);
- i P.I.S. (Piani Integrati Settoriali) e i P.I.T (Piani Integrati Territoriali);
- Zone Franche Urbane;
- le Comunità Montane;
- Agenda 21 Locale
- i Parchi nazionali e regionali (tra cui il Parco Nazionale dell’Alta Murgia);
- le aree protette, S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario) e le Z.P.S. (Zone di Protezione Speciali), la Rete Ecologica Natura 2000, ecc…;
- i distretti agricoli, industriali e commerciali;
- i comprensori ed i Sistemi Turistici Locali;
- le autorità di bacino e gli ambiti territoriali ottimali.

lunedì 19 ottobre 2009

STUDI E RICERCHE DI PIETRO PERRUCCI: “PROGETTO DI ORTOTERAPIA”. Progetto per un corso-laboratorio pratico per disabili e altri utenti, da ottimizzare.

STUDI E RICERCHE DI PIETRO PERRUCCI: “PROGETTO DI ORTOTERAPIA”. Progetto per un corso-laboratorio pratico per disabili e altri utenti, da ottimizzare.

“PROGETTO DI ORTOTERAPIA”. Progetto per un corso-laboratorio pratico per disabili e altri utenti, da ottimizzare.


1. Disamina

L’articolazione di questo progetto che ho esaminato, oltre che lunga e prolissa, è fortemente orientata a spiegare in termini generali a cosa serve l’Ortoterapia e pertanto, da un punto di vista più strettamente progettuale, vi sono almeno due aspetti che occorre rivedere: il primo riguarda il metodo e il secondo lo sviluppo del progetto.


2. Revisione

Per quanto riguarda il metodo, si evidenzia che non è stato riscontrato alcun riferimento a quelli che sono gli elementi essenziali di una progettazione che possa definirsi “metodologicamente appropriata”, e cioè:
- il piano della comunicazione interna;
- il masterplan di tutto il processo terapeutico a cui deve riferirsi questo progetto ortoterapico;
- i criteri di scelta delle singole attività orticole e da giardino, in funzione degli obiettivi terapeutici che si vogliono raggiungere;
- il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia terapeutica;
- il piano della comunicazione esterna.

Per quanto riguarda lo sviluppo, il progetto va riscritto sulla base di queste indicazioni:
- l’esposizione è troppo lunga, sarebbe opportuna concentrarla in max 5 cartelle;
- attribuire il titolo ed il sottotitolo (ad esempio, titolo del progetto CAMPO DEI MIRACOLI; sottotitolo, LABORATORIO PRATICO DI ORTOGIARDINAGGIO);
- di ortoterapia si può anche parlare in termini generali ma dedicando al massimo 10-15 righe. Invece, bisogna spiegare molto bene quelle che sono le valenze terapeutiche e gli obiettivi terapeutici che si vogliono raggiungere, in funzione di ogni singola pratica culturale;
- oltre all’agronomo, al sociologo ed all’operatore agro-tecnico, mancano nello sviluppo del progetto tre figure essenziali, lo psichiatra, lo psicologo e l’assistente agli utenti/disabili, i quali debbono avere un ruolo attivo nello sviluppo e nella realizzazione del progetto ortoterapico;
- per ognuna di queste figure si devono spiegare ruoli, funzioni e costi;
- il progetto di ortoterapia deve essere adattato in funzione dei bisogni e degli obiettivi terapeutici o sociali dei singoli utenti, a seconda del tipo di disabilità o del tipo di utente;
- manca il budget, i costi di materiali, mezzi, strumenti, attrezzature e personale.


3. Rielaborazione

Si suggerisce, quindi, di rielaborare il progetto partendo proprio dalla formazione di un gruppo di lavoro minimo (psichiatra e/o psicologo, sociologo ed agronomo), per svilupparlo in maniera condivisa, secondo queste cinque linee operative:
1) individuazione delle pratiche culturali orticole e da giardino che si possono effettuare:
COLTURA/ATTIVITÀ RICHIESTE/STAGIONE IDEALE/ATTREZZATURE/COSTI;
2) definizione della valenza terapeutica di questo corso-laboratorio di ortoterapia:
BISOGNI/OBIETTIVI/TIPOLOGIA DI UTENTE/MONITORAGGIO/VALUTAZIONE/EFFICACIA
3) articolazione degli obiettivi terapeutici attesi e valutazione dei risultati ottenuti:
COLTURA/ASPETTI COGNITIVI/FISICO-MOTORI/COMPORTAMENTALI/DIDATTICI/GIUDIZIO
4) profili professionali richiesti:
COLTURA/MANSIONI ASSISTENTI/MANSIONI TECNICI AGRARI/ORE DI LAVORO/COSTI
5) gestione del progetto e sostenibilità nel tempo dei risultati:
INDICAZIONI DI METODO/RUOLO E MANSIONI DEGLI OPERATORI/BUDGET