venerdì 5 novembre 2010

Le imperfezioni del bando sul Sistemi Ambientali e Culturali (S.A.C.)

Carissimo Antonio Cucco Fiore,

purtroppo sono costretto a dirti che non ho intenzione di proporti niente sui S.A.C. e anzi sto pensando seriamente di ritirare anche la mia collaborazione con alcuni enti cui mi ero proposto a seguito della campagna di informazione e comunicazione avviata dalla Regione Puglia.

Devi sapere che il bando previsto in uscita per il 30 settembre viene pubblicato soltanto in data 3 novembre 2010 e, ciononostante, si presenta essere pieno di imperfezioni le più importanti delle quali vengono qui riportate:

- il bando, pur facendo i dovuti richiami alle azioni 4.2.2 e 4.4.2, sembra quasi rifuggire dagli obiettivi riposti in queste due azioni soprattutto in riferimento allo sviluppo turistico, allo sviluppo locale e allo sviluppo della cooperazione territoriale internazionale;

- rispetto invece a quanto è stato detto in fase di comunicazione prima dell’uscita del bando, si è spinto notevolmente sulla valorizzazione e sulla gestione come obiettivi e non si è tenuto conto di collegare questi due obiettivi con gli altri obiettivi inerenti lo sviluppo del turismo, lo sviluppo socioeconomico, la sostenibilità;

- dal punto di vista metodologico, poi, si ripropone le grande confusione/ignoranza sui metodi e sui processi di policy, tant’è che i termini "progetto", "piano" e "programma" vengono utilizzati in maniera del tutto impropria;

- in riferimento alla gestione, vengono utilizzati i termini di programma e piano quando in sede di comunicazione si è chiaramente detto che si sarebbe dovuto parlare di “progetto di gestione”;

- non è stata indicata la metodologia di valutazione, né la tecnica e/o gli strumenti di riferimento. Anche per questo, la tabella che indica i criteri e gli indicatori di valutazione, non propone scale di valori per i parametri qualitativi ed il punteggio assegnabile ad ogni paramentro di valutazione dispone solo di due range (0-3 e 0-6) che sono troppo stretti per consentire valutazioni appropriate e soprattutto per consentire valutazioni, stime e confronti attendibili tra le diverse proposte di SAC. Per questo, si può dire che la valutazione risponderà più ad elementi soggettivo/discrezionali che non ad elementi oggettivo/normativi;

- punto 1, art. 4 bando, si sostiene che i vari partenariati debbono dotarsi di un adeguate competenze gestionali e tecniche, ma non spiega come dovrebbero essere finanziate;

- lettera c), punto 2, art. 4, propone come criterio di valutazione la varietà del partenariato, senza tener conto che i comuni che decidono la formazione del SAC andranno a contrastare con gli altri soggetti proprietari/gestori di altri beni culturali e ambientali;

- non è molto razionale definire solo un limite minimo di comuni che possono fare un SAC (tre) e un massimo di finanziamento (2 milioni di euro); sarebbe molto più logico dare indicazione sul minimo di comuni e quindi anche un limite minimo di finanziamento, oppure un limite massimo di comuni con un limite massimo di finanziamento, o ancora, dare indicazioni su entrambi i limiti minimi e massimi;

- la logica della costituzione dei SAC doveva contare più della volontà dei comuni, cioè si dovevano considerare un numero minimo di beni da mettere a sistema, numero a sua volta affiancato anche da indicatore minimo del grado di varietà di questi beni nell’ambito di un SAC. Questa logica sembra essere molto più coerente con la filosofia dell’intervento che sta a monte dei SAC;

- la Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia (punto 3, art. 4) non è facilmente accessibile a tutti;

- lo stesso punto 3, art. 4, del bando, da la possibilità di includere nei SAC i beni ambientali delle aree dei parchi nazionali e questa è l’unica volta che il bando considera i parchi nazionali; da questo momento in poi, infatti, si parla solo di parchi regionali e questo aspetto è quantomeno inconcepibile;

- lettera (i), art. 5, chiede la coerenza dei SAC con il PPTR, senza che questo sia stato ancora approvato (al momento, infatti, è stata approvata solo la bozza provvisoria);

- ultimo aspetto dell’elenco tratteggiato del punto 1, art. 6, chiede di proporre in fase negoziale progetti a valere su altre misure del FESR. Sarebbe stato più logico richiederle in fase progettuale, ma in fase negoziale questa richiesta pare essere molto incoerente con la logica e l’articolazione dei finanziamenti comunitari e per certi aspetti anche pretestuosa;

- il bando non spiega cosa si deve intendere per sostenibilità territoriale, finanziaria, economica, amministrativa ed istituzionale (lettera (e), punto 3, art. 6), né spiega cosa si deve intendete della sostenibilità quando viene citata come obiettivo, come metodo progettuale, come strumento e anche come funzione.

In generale, dunque, del bando sui SAC si può sostenere che è stato elaborato senza tener conto di taluni aspetti sociologici, territoriali ed ambientali specifici e in più non si comprendono le logiche di alcune disposizioni che sono del tutto scollegate con quanto divulgato durante l'attività di comunicazione prima dell'uscita del bando. Il tutto, perciò, mi porta a pensare che, ancora una volta, si sia elaborato un bando più su elementi soggettivi e/o procedurali che non su elementi oggettivi e pragmatici. In altre parole, per gestire i finanziamenti europei si è andati più sulla logica del procedimento amministrativo invece che sulla logica dei processi di policy. Pertanto ancora una volta siamo in presenza di un processo che già in fase di concepimento parte malissimo e che di conseguenza, con ogni probabilità, farà la stessa fine di tutti gli altri processi di programmazione del territorio che sono stati avviati fino ad oggi.

Per questo l'unica cosa che mi sento di proporre è l'istituzione di una Task-Force fatta di pochi esperti ma altamente competenti (non come quella per i Piani Strategici). Se la costituiranno, io vorrei essere tra quelli, lavorando anche gratis.


Pietro Perrucci