giovedì 13 marzo 2008

1° Contributo al Piano Strategico di Area Vasta: "La Città Murgiana della Qualità e del Benessere"

Carissimi colleghi, carissimi lettori, con questo articolo comincio a contribuire alle attività del Piano Strategico di area vasta in cui è inserita la città di Gravina in Puglia. In questi miei contributi sarò fortemente critico e severo, convinto che ciò possa servire ad evitare che la nostra comunità perda ancora una volta un'opportunità per il suo sviluppo e per il suo futuro. Buona lettura.

1° Contributo: Metodo, Processo e Cicli di Policy (MAKING & ANALYSIS), Partecipazone, Ambiente, Programmazione, Informazione-Comunicazione-Conoscenza
Chi ha partecipato agli incontri di venerdì 29 febbraio e di sabato 1 marzo per l’avvio dei due partenariati istituzionale e socioeconomico, non ha potuto fare a meno di cogliere due aspetti evidentissimi: il primo, è la mancanza di linearità tra quelli che dovrebbero essere alcuni dei più importanti contenuti della pianificazione strategica, ovvero
METODO, PROCESSO E CICLI DI POLICY (MAKING & ANALYSIS)
PARTECIPAZIONE
AMBIENTE
PROGRAMMAZIONE
INFORMAZIONE-COMUNICAZIONE-CONOSCENZA

Il secondo, è la sensazione che ci sarà molto da fare se non si vorrà perdere l’ennesima opportunità di sviluppo per le nostre comunità, da sempre ai margini delle più importanti direttrici di sviluppo regionali, nazionali ed internazionali.

METODO, PROCESSO E CICLI DI POLICY (MAKING & ANALYSIS)
L’esposizione di quello che dovrebbe essere il quadro delle attività del piano strategico, non è apparsa molto lineare e malgrado la più volte richiamata la scientificità alla quale si sarebbe ispirato il progettista nel disegnare questo quadro, dalla sua esposizione non trasparivano elementi quali, il metodo di lavoro utilizzato, l’organica articolazione per fasi dell’intero processo di pianificazione, il processo di policy al quale deve sovraintendere tutta l’attività del piano e, soprattutto, la mancanza di una spiegazione sul come le attività di questa pianificazione si pongono rispetto ai cicli di policy (ciclo di policy making e ciclo di policy analysis). Di conseguenza, tutti gli aspetti progettuali, gestionali, organizzativi ed operativi esposti, si confondevano tra loro, al punto da non rendere chiari ai pochi presenti, né i confini tra l’ambito della pianificazione e l’ambito della programmazione del piano, né i confini tra le attività della "pianificazione strategica" e le attività della "valutazione strategica". La carenza di tutti questi aspetti di metodo e di processo, non si può spiegare solo con la mancanza di un policy maker (che avrebbe aiutato di certo nell’organizzare tutta l’attività del piano strategico), ma anche con la mancanza degli apporti scientifici che debbono essere propri di questa attività: ovvero, non bisogna solo richiamare a parole la scientificità del piano, ma bisogna dire anche a quale metodo, esperienza, best practice, autore, si è fatto riferimento.

PARTECIPAZIONE
Basso profilo e scarsa enfasi sono state date alla partecipazione: infatti, si è parlato di partecipazione solo in riferimento ai tavoli tematici, mentre del tutto ignorata è stata considerata la partecipazione intesa come concertazione, negoziazione e soprattutto come controllo di tutte le fasi della pianificazione strategica, che vanno da quella di scoping sino a quella del monitoraggio e valutazione dei risultati. A tal proposito, vorrei ricordarvi che la direttiva n. 2003/35/CE prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale. E questo è ancor più grave, se si tiene conto che in Italia di partecipazione agli atti e all’attività della pubblica amministrazione non si parla da poco, ma bensì da quasi un ventennio, ovvero dalla entrata in vigore dalla legge n. 142/90 sulla riforma delle autonomie locali.
Inoltre, nelle risposte date ai vari interventi non si è parlato affatto di approcci condivisi ed inclusivi, tant’è vero che alcuni operatori non riuscivano a capire in cosa consistesse l’approccio bottom-up del piano e in che cosa questo si differenziasse dall’approccio top-down, (quest’ultimo concetto erroneamente richiamato per tutto l’arco della seconda serata di incontri con il temine "bottom-down", che non esiste). In altre parole, sono mancati quei riferimenti all’approccio collaborativo tipico della cultura e del clima "coalizionale" che si dovrebbe instaurare in questi casi. Chiaramente, per questi motivi, io non mi stancherò mai di ripetere che l’esito positivo di una pianificazione strategica, più che il risultato di una elaborazione tecnica imposta dall’alto, debba essere il risultato di un dialogo continuo tra istituzioni e collettività. Quindi, ancora una volta, faccio presente l’importanza della partecipazione e della definizione degli strumenti attraverso cui debba avvenire il dialogo, il tutto anche per compensare quel deficit di partecipazione, di comunicazione e di informazione, che storicamente si è formato tra le nostre comunità e gli enti locali di questa area.

PROGRAMMAZIONE
Altri elementi negativi emersi dai due partenariati sono stati la scarsa partecipazione e la mancanza di un piano delle attività adeguato alle peculiarità del territorio. Pertanto, pur giustificando parzialmente l’idea di voler definire meglio il piano delle attività in un secondo momento, ovvero attraverso i contributi che taluni cittadini ed operatori vorranno far pervenire, io personalmente ritengo che non sia affatto giustificato l’aver ignorato del tutto due settori fondamentali della nostra economia, quali sono l’agricoltura e la cooperazione internazionale, così come ritengo ingiustificato il fatto di non aver preso in considerazione il ricorso ad attività di marketing territoriale ed all’uso di animatori territoriali. Quindi, ritengo che sia molto grave l’aver imbottito il comitato tecnico di architetti, ingegneri e geometri, che sono pure indispensabili, e di non aver previsto nel medesimo la presenza di altri esperti come gli animatori dello sviluppo, i sociologi, i policy maker, gli esperti ed i conoscitori di economia e società locale, nonché il metodologo per la definizione dei Logical Framework.

AMBIENTE
Un altro aspetto che vorrei sottolineare è la mancata trattazione degli aspetti ambientali: sono mancati, infatti, tanto i riferimenti alle peculiarità del territorio e ai bisogni di tutela ambientale, quanto il riferimento a logiche di sviluppo sostenibile. A tal proposito, vorrei ricordarvi come uno dei propositi della Valutazione Ambientale Strategica previsti dalla direttiva n. 2001/42/CE è quello di realizzare una integrazione nell’ambito processo-percorso strategico della componente ambientale alle altre due componenti (società ed economia). In funzione di ciò, è opportuno definire da subito un quadro delle emergenze ambientali esistenti nel territorio, nonché recuperare quei partner "socio-istituzionali ambientali" che non erano presenti agli incontri, ma che pure esistono ed operano sul territorio di riferimento dell’Area Vasta.

INFORMAZIONE-COMUNICAZIONE-CONOSCENZA
Del tutto assenti sono state altresì le indicazioni di come dovrà esplicarsi il circuito mediatico tra Informazione Comunicazione e Conoscenza, e soprattutto di come questo circuito dovrà integrarsi con la Partecipazione, con l’Ambiente, con lo strumento informatico e quindi, con le attività proprie dei due comitati (tecnico e scientifico) di questo Piano Strategico. Pertanto, più preoccupante della inattività del sito web di riferimento (che ad oggi non è pienamente in funzione) è il fatto che molto probabilmente non si conosce l’importanza della comunicazione e, soprattutto, dei contenuti di un’altra direttiva connessa con la n. 2001/42/CE, la direttiva n. 2003/4/CE, sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale.

Pertanto, data questa situazione, mi sia consentito di suggerire alcuni interventi che a mio avviso debbono essere fatti, per una efficace ed efficiente attività di pianificazione strategica:

- acquisizione immediata di nuove competenze (animatori dello sviluppo, i sociologi, i policy maker, gli esperti ed i conoscitori di economia e società locale, il metodologo, l’esperto di cooperazione internazionale);

- ampliamento ed estenzione della partecipazione a tutti i livelli ed a tutti i rappresentanti delle comunità rientranti nell’area vasta, soprattutto verso le categorie più deboli;

- realizzazione di un percorso di studi comune a tutti i membri del comitato tecnico e scientifico, al fine di acquisire quei saperi comuni necessari a colmare le eventuali diversità culturali e di formazione;

- compilazione di un glossario di riferimento affinché tutti intendano i medesimi significati nell’uso dei vocaboli tecnici, sia mentre si opera, sia mentre si fa informazione e comunicazione.

Infine, come già detto, io sono a completa disposizione per collaborare a tempo pieno e gratuitamente alle attività connesse con la pianificazione strategica di questa area vasta.

Cordialmente, Pietro Perrucci