venerdì 7 marzo 2008

1. La Governance. Il processo

L’insegnamento che ormai si può trarre da un trentennio di riflessioni sullo sviluppo locale sta nel passaggio da un tipo di approccio top-down, ad uno bottom-up e quindi condiviso, questi ultimi due basati appunto sul processo di “governance”. Si tratta di un processo che si fonda sulla concertazione (che peraltro non riguarda solo l’allocazione delle risorse, ma anche e soprattutto la definizione degli assi prioritari dello sviluppo del territorio), che è di tipo incrementale che si autoperpetua (giacché le risorse che lo alimentano – in particolare le risorse di natura fiduciaria – hanno la prerogativa di accrescersi quanto più vengono impiegate) ed ha un orizzonte di riferimento degli che è il lungo periodo, visto che incorpora la necessità del rispetto dei vincoli ambientali e sociali della riproducibilità delle risorse, il principio dell’inclusione e della partecipazione ai benefici dello sviluppo da parte di tutte le componenti sociali, in particolare quelle svantaggiate.
Quanto agli obiettivi, il processo di governance intende promuovere e interiorizzare dall’esterno le innovazioni a tutti i livelli, da quello strettamente produttivo alla sfera della riproduzione sociale ai modi di funzionamento delle istituzioni. Ovviamente, gli interessi in gioco sono primariamente quelli locali, pur tuttavia modellati attraverso il confronto e l’interscambio di esperienze con realtà sovralocali. Di qui la definizione del ruolo degli attori locali in termini non solo propositivi, ma anche ricettivi, così da evitare il rischio di un ripiegamento localistico.
Gli interventi attuati a seguito di un processo di governance sono fortemente integrati in un quadro complessivo di coerenze che considera anche gli eventuali effetti perversi delle azioni intraprese; essi sono inoltre multidimensionali, dal momento che si estendendono anche ai vari ambiti dell’organizzazione e del funzionamento societario.
I soggetti coinvolti in un processo di governance tendono a coincidere con l’intera cittadinanza, anche se un ruolo strategico è comunemente riconosciuto ai soggetti istituzionali, pubblici e privati (amministratori locali, responsabili dei progetti di sviluppo, rappresentanti delle parti sociali e delle realtà associative ecc.), ossia alla classe dirigente locale, la cui “qualità” diventa pertanto un aspetto di fondamentale importanza.
Per ciò che attiene alle finalità della governance, occorre dire che queste vanno oltre la valorizzazione delle risorse endogene, mirando, anche attraverso l’incorporazione selettiva di elementi esogeni e la partecipazione a reti translocali, a porre le premesse di uno sviluppo sostenibile e autopropulsivo e questa, n termini teorici, potrebbe considerarsi una prospettiva estremamente ambiziosa, che mette in gioco le principali risorse di democrazia di cui una società locale dispone.
Il processo di governance acquisisce così l’idea di un percorso collettivo, che misura il senso di responsabilità verso se stessi, verso i soggetti a rischio d’esclusione, verso le generazioni future, verso l’ambiente, verso il patrimonio di cultura civica. Si tratta, per usare un’espressione Jacques Delors, di un’avventura collettiva che promuove la cittadinanza e rinnova la vitalità democratica: qui il tema dell’inclusività, sta al cuore della governance, proprio perché la disponibilità di attori umani riflessivi e capaci di intelligibilità è il presupposto irrinunciabile di quel lavoro di invenzione istituzionale necessario a dare corpo a un progetto di sviluppo condiviso.
Quindi, per “governance” potremmo intendere un “nuovo stile di governo”, caratterizzato dal più alto livello di cooperazione e di integrazione tra attori pubblici e privati all’interno di reti decisionali, ovvero dall’insieme delle loro interazioni che danno luogo a scelte di governo, ma che si differenzia dal termine “government” che indica il governo o le scelte che promanano direttamente dalle istituzioni o dai vari enti locali, tipico di un approccio allo sviluppo di tipo top-down. Un approccio nella formulazione di piani, politiche, programmi e progetti, basato sulla costruzione del consenso e sulla partecipazione di tutti gli attori, per arrivare a definire una strategia condivisa di sviluppo socioeconomico locale.

Pietro Perrucci