giovedì 17 ottobre 2013

PPTR e sviluppo locale autosostenibile

La mancanza di riferimenti alla “programmazione territoriale” nell'ambito del processo di costruzione PPTR è testimoniata anche dal fatto che non si comprende come siano stati tradotti in termini di pianificazione gli obiettivi generali e specifici di questo processo. Ad esempio, in riferimento all'obiettivo generale dello “sviluppo locale autosostenibile”, non si capisce attraverso quali azioni (dirette, indirette o alternative) il PPTR possa conseguire questo obiettivo. E questo fatto a me pare essere abbastanza grave soprattutto perché l'autore di questa definizione, il Prof. Alberto Magnaghi, è al tempo stesso il coordinatore scientifico del PPTR.

In secondo luogo, ho rilevato anche che due elementi degli stessi termini che usa il Prof. Magnaghi per definire il concetto di sviluppo locale autosostenibile (vale a dire il concetto di sviluppo e quello di sviluppo locale) non sono stati affatto considerati nel processo di pianificazione. A mio avviso, questo potrebbe spiegarsi col fatto che questi due termini termini, essendo stati trattati dal Prof. Magnaghi in maniera più teorica, concettuale, discorsiva, che non pragmatica, è abbastanza probabile che nell'ambito del PPTR questo concetto di sviluppo locale autosostenibile non abbia potuto avere un seguito in termini di azioni di pianificazione; però, resta comunque il fatto che la mancanza di riferimenti alla programmazione del territorio da parte del PPTR sia un fatto assolutamente inaccettabile sul piano metodologico.

E credo anche che la stessa cosa possa dirsi anche per quanto concerne il terzo elemento di questo concetto, che è quello della “autosostenibilità”. Attraverso una lettura più attenta del saggio del prof. Magnaghi “Il Progetto Locale” (2001), rilevo infatti che il concetto di autosostenibilità riceve sì una più complessa articolazione, però i riferimenti restano pur sempre teorici e quindi privi di qualsiasi riferimento e contenuto alla programmazione. Di conseguenza, nel PPTR non vi sono, o se si vuole non si capisce dove siano state riportate quelle azioni indirizzate a,
1) creare regole insediative … di per sé produttive di omeostasi locali e di equilibri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi ambientali...;
2) valorizzare il luogo come patrimonio..., cioè non considerandolo nel suo valore d'uso, ma come sistema complesso ad alta vivibilità... da non identificarsi con i localismi...;
3) costruire una nuova relazione coevolutiva fra abitanti e territorio in grado di determinare equilibri tra insediamento umano e ambiente....

Una prova di questa scarsa considerazione in termini di programmazione del territorio degli elementi che compongono la definizione del termine di autosostenibilità, la si può facilmente ricavare osservando un qualsiasi processo che interessa la pianificazione oggi in atto nel territorio regionale pugliese.

Prendo ad esempio l'installazione di pali eolici su tutto il territorio regionale. Ma si può davvero pensare che i parchi eolici siano produttivi di quelle regole insediative … di per sé produttive di omeostasi locali e di equilibri di lungo periodo fra insediamento umano e sistemi ambientali? Si può davvero pensare che i pali eolici valorizzino il luogo come patrimonio..., tra l'altro considerandolo non nel suo valore d'uso, ma come sistema complesso ad alta vivibilità e che non porta ad alcuna identificazione con i localismi?? Ed infine, si può davvero pensare che i pali eolici costruiscano una nuova relazione coevolutiva fra abitanti e territorio in grado di determinare equilibri tra insediamento umano e ambiente???

Pietro Perrucci