lunedì 18 agosto 2008

1) Diffferenze tra Piano e Programma

Carissimi colleghi ed amici, nel ringraziarvi tutti per le splendide serate passate insieme e per l'opportunità che mi avete dato per spiegare la mia opinione in merito alle differenze che sussistono tra "Piano" e "Programma", vorrei sintetizzare quanto da me esposto. Grazie e buona lettura.
Come ho già avuto modo di evidenziare anche in altre sedi, negli ultimi venti anni il confine tra piano e programma è diventato sempre più sottile; ciononostante, però, sul piano metodologico alcune differenze continuano a persistere e questo malgrado la scarsa importanza data dai pianificatori e programmatori (soprattutto italiani) alle questioni inerenti il metodo.
Infatti, in qualsiasi contesto si prenda a riferimento, resta ben chiaro a tutti che piano e programma sono frutto di due processi differenti, processo di pianificazione il primo e processo di programmazione il secondo; questo aspetto, dunque, implica diverse cose, prima tra tutte il fatto che quando si parla di pianificazione il riferimento vien fatto principalmente per i vari settori del territorio (paesaggio, ambiente, ecosistema, ambiente, ecc...), invece quando si parla di programmazione il riferimento vien fatto principalmente ad ambiti connessi con l'economia, la società, il mondo dell'impresa e la Pubblica Amministrazione.
In secondo luogo, si deve tener presente che mentre il piano ha obiettivi di tipo operativo, il programma è sempre diretto al conseguimento di obiettivi portata assai più generale e quindi meno operativi rispetto a quelli del piano. Questo aspetto, quindi, implica essenzialmente due cose: per il piano, la possibilità che i suoi obiettivi sono tutti più strettamente connessi tra loro; per il programma, la necessità di prevedere almeno un obiettivo di tipo generale, cui si possono connettere anche obiettivi di tipo operativo.
Altra differenza sostanziale tra piano e programma è data dal fatto che mentre un piano può far parte di un programma, non sempre un programma può far parte di un piano; questa possibilità, infatti, si può presentare solo per quei piani di portata molto vasta per dimensione spaziale e per dimensione temporale, anche se questa possibilità è sempre meno frequente.
Altra differenza che resta molto rilevante sul piano delle differenze tra piano e programma è data dalla maggior vicinanza del piano verso l'attività di progettazione, a causa della maggior operatività dei suoi obiettivi, anche se nei casi in cui un piano sia connesso ad un programma, la progettazione finisce per avere come riferimento teorico-concettuale non più la pianificazione ma la programmazione.
Ancora, debbo evidenziare che ulteriori differenze tra piano e programma sono quelle relative alle metodologie, alle tecniche ed agli strumenti, di valutazione, monitoraggio, rendicontazione e comunicazione, che per la loro vastità e complessità meriterebbero una trattazione a parte.
Concludo, facendo cenno alla pianificazione strategica che è il processo - o se si preferisce, il tipo di pianificazione - che più di ogni altro riduce anche sul piano metodologico le differenze tra piano e programma; qui, infatti, gli obiettivi operativi della pianificazione coesistono e sono strettamente connessi con quelli di portata generale, che sono propri della programmazione. Ovviamente, per quanto appena detto sui piani strategici, si sconsiglia di non far riferimento alla fallimentare esperienza del Piano Strategico di Area Vasta: "La Città Murgiana della Qualità e del Benessere" che, in quanto fallimentare, non ha potuto far testo in questo mio scritto.

Pietro Perrucci