giovedì 3 aprile 2008

2° Contributo al Piano Strategico di Area Vasta: "La Città Murgiana della Qualità e del Benessere"

In qualsiasi ambito della progettazione, pianificazione e programmazione, i processi attraverso i quali si arriva a disegnare un qualsiasi intervento per la soluzione di un problema, poggiano tutti su di un elemento fondamentale, l’informazione, espressa sotto qualsiasi forma di sapere, notizia, dato statistico, ecc…; per questo, prima di attivare un qualsiasi processo decisionale, i policy maker debbono aver ben chiaro il piano della comunicazione, ovvero il percorso che deve compiere l’informazione, ancor prima che questa diventi oggetto della comunicazione e forma di conoscenza. In sede di "Piano strategico di Area Vasta: La Città Murgiana della Qualità e del Benessere", non si è ancora parlato di un piano per la comunicazione esterna ed interna, e questo è motivo di preoccupazione dal momento che va dequalificare quel minimo di operatività e di lavoro che è stato fatto fino a questo momento, visto che molte attività risultano essere già in una fase piuttosto avanzata. Per questo, il presente contributo vale come insieme di suggerimenti ed indicazioni che offro a quanti in questo ambito si stanno occupando di informazione e comunicazione, proprio per tentare di recuperare quel minimo di rigore necessario a qualificare come pianificazione strategica tutta l’attività che in questo contesto è stata già avviata.

2° Contributo: Informazione e Piani di Comunicazione
Parlando di informazione, si deve subito ribadire che non occorre essere necessariamente esperti di comunicazione per capire come gran parte del successo dell’attività di un policy maker poggia sulla qualità dell’informazione e sull’ottima gestione del ciclo che compie la stessa informazione all’interno dei vari ambiti decisionali, siano essi della progettazione, della pianificazione, della programmazione e quindi anche della politica; al contrario, occorre essere autentici esperti della comunicazione laddove l’informazione è praticamente tutto, come nella pianificazione strategica. In questa sede, infatti, l’informazione acquisisce una particolare importanza rispetto ad altre sedi decisionali, perché essa rappresenta sia l’input con cui si avvia il normale processo di policy, sia il punto di partenza nel mettere a punto "il sistema informatico di supporto alle decisioni" che viene predisposto in funzione di quel principio di trasparenza che è proprio di ogni processo/procedimento amministrativo, ed in funzione di quel basilare elemento della pianificazione strategica, "la partecipazione", al fine di renderla concreta ed efficace.

Per questo, le difficoltà che vi sono nel definire un piano di comunicazione per la pianificazione strategica sono molteplici, tant’è vero che per tentar di ridurre queste difficoltà, il piano di comunicazione di un piano strategico è spesso il risultato di un lavoro di gruppo, alla cui definizione concorrono tutte le competenze tecniche e scientifiche che operano in questo ambito.
E proprio in funzione di ciò, è opportuno specificare due cose: innanzitutto, questo mio contributo non ha in se (né potrebbe averle) le caratteristiche della esaustività, ma può, semmai, essere utilizzato assieme ad altri contributi, conoscenze e saperi in merito; inoltre, tengo a specificare che tutto quanto vien qui riportato, rispecchia quanto ho appreso in sede di formazione post-universitaria internazionale, e pertanto sarei ben lieto di offrire ulteriori chiarimenti, informazioni e notizie, a chiunque ne faccia richiesta e a chiunque voglia confrontarsi.

Tornando al piano di comunicazione, in diversi contesti formativi ho avuto modo di apprendere che nell’ambito della pianificazione strategica sarebbe opportuno predisporre sia un piano per la comunicazione esterna, sia un piano per la comunicazione interna. In ognuno di questi due piani, ogni fatto, evento, bisogno, questione, tematica problematica, ecc…, possono diventare INFORMAZIONE attraverso un’attività di QUALIFICAZIONE, tendente appunto ad accertare se l’informazione abbia in se determinate caratteristiche (attendibilità della fonte, elemento oggettivo, elemento soggettivo, prova documentaria). Nel caso vi siano tutte queste caratteristiche saremmo in presenza di una INFORMAZIONE AUTENTICA/VERA, che può arrivare in fase di STRUTTURAZIONE per essere definita in maniera esaustiva, può passare per la COMUNICAZIONE, fase in cui si sceglie il "media" con cui diffonderla, divenendo poi CONOSCENZA una volta che arriva ai destinatari/utenti. Nel caso, invece, non ci sia nessuna delle caratteristiche sopra richiamate (attendibilità della fonte, elemento oggettivo, elemento soggettivo, prova documentaria) si è in presenza di una INFORMAZIONE NON AUTENTICA/FALSA, che non arriva in fase COMUNICAZIONE-CONOSCENZA, se non quale informazione opportunamente motivata come falsa.

Nella stragrande maggioranza dei casi, però, l’informazione con cui si opera negli ambiti della progettazione, pianificazione e programmazione, e quindi anche nell’ambito della pianificazione strategica, è una informazione che non ha in se tutte le caratteristiche di una informazione autentica/vera e perciò è una INFORMAZIONE PLAUSIBILE. Tralasciando di elencare le varie tipologie di informazione plausibile, ciò che è importante dire in questo contesto è il fatto che circa il 90% di tutte le informazioni che vengono utilizzate sono di tipo plausibile è questo incide soprattutto nella comunicazione interna, laddove prima di essere utilizzata deve essere supportata dalla più ampia DOCUMENTAZIONE possibile (di fonti, di prove, di elementi oggettivi e soggettivi, ecc…), passa poi in fase di DISSEMINAZIONE (per poter essere nota a tutti gli addetti ai lavori) e, quindi, deve essere oggetto di ANALISI per poter essere strutturata, prima del suo IMPIEGO/UTILIZZO nella pianificazione strategica.
Con il suo impiego/utilizzo, siamo già alle prime fasi del processo di policy, ovvero nella fase di "Agenda", se stiamo definendo il ciclo di POLICY MAKING (utile soprattutto per il piano di comunicazione esterna), o nella fase di "Strutturazione del problema" se stiamo definendo il ciclo di POLICY ANALYSIS (utile soprattutto per il piano di comunicazione interna).

Per ciò che attiene l’utilizzo della informazione nell’ambito della pianificazione strategica è facilmente comprensibile che se non esiste un piano di comunicazione interna ed esterna, tutte le attività che debbono essere svolte in questa sede non potranno avere mai un valido riferimento operativo e metodologico, e ancor meno che scientifico; pertanto, è importante collegare i due piani della comunicazione ai due cicli di policy sopra richiamati e quindi a tutto il processo di policy (determinato dalla intersecazione delle diverse fasi di questi due cicli); inoltre, è altresì fondamentale collegare i piani della comunicazione allo strumento informatico di supporto alla partecipazione ed alla elaborazione delle decisioni. Per questo, i piani di comunicazione devono necessariamente collegarsi, sia con le attività di AGENDA, STRUTTURAZIONE DEL PROBLEMA, FORMULAZIONE, PREVISIONE, ADOZIONE, RACCOMANDAZIONE, IMPLEMENTAZIONE, MONITORAGGIO, GIUDIZIO, VALUTAZIONE, ADATTAMENTO E ADEGUAMENTO, sia con le attività inerenti la partecipazione, ovvero con IL CALENDARIO/DIARIO DELLE ATTIVITÁ, LA MAPPA DEGLI ATTORI E DEGLI STAKEHOLDER, IL CATALOGO E LE TIPOLOGIE DI DATI, IL SISTEMA INFORMATICO, LE AZIONI E LE ALTERNATIVE, LE CATENE CAUSA-EFFETTO, LE MODALITÁ DI ANALISI, LA VALUTAZIONE DI RISULTATI E DI SCELTE ALTERNATIVE, LA GESTIONE DEI CONFLITTI, DELLA NEGOZIAZIONE E DELLA CONCERTAZIONE. Il tutto affinché si possa,
- rendere concreta ed efficiente la partecipazione;
- garantire la trasparenza e la tracciabilità del processo decisionale;
- avere a disposizione dati costantemente aggiornati;
- individuare in ogni momento quale fase di realizzazione progettuale è stata raggiunta.

Quanto sinteticamente ho qui riportato, risulta essere "strategico" anche in funzione della futura gestione dei processi sociali, economici, territoriali e culturali, che dovrebbero scaturire una volta che si incomincia ad attuare quanto pianificato e quanto programmato. Il riferimento, quindi, va alla possibilità che le successive attività che deriverebbero nell’ambito della "Città Murgiana della Qualità e del Benessere",
- possano essere inquadrate con maggior rigore metodologico (Logical Framework);
- possano essere maggiormente riferite alle peculiarità del territorio;
- possano rispondere meglio alle esigenze delle comunità;
- possano consentire il conseguimento di quei obiettivi di efficacia, efficienza, utilità e sostenibilità.

Per questo, concludo ancora una volta ribadendo la mia disponibilità a collaborare a tempo pieno e gratuitamente alle attività del piano strategico suddetto.

Pietro Perrucci