martedì 26 giugno 2012

3) Differenze tra piano e programma

Facendo riferimento all'evoluzione storica dei due processi di "programmazione" e "pianificazione", è possibile scoprire ulteriori ed interessanti differenze. Del processo di programmazione si fa riferimento agli anni '90, mentre per la pianificazione strategica si fa riferimento al 2003-2005.


Secondo i cardini della programmazione dello sviluppo degli anni '90, il doppio ciclo della programmazione dello sviluppo socioeconomico vedeva da un lato i “fondamenti” e dall'altro il “procedimento”. 
La ciclicità legata ai fondamenti vedeva il susseguirsi dei seguenti step:
  • PRINCIPI DELLO SVILUPPO SOCIOECONOMICO
  • ATTORI
  • DOCUMENTI DI PPROGRAMMAZIONE
  • STRUMENTI
  • INCENTIVI
  • RIFERIMENTO AL TERRITORIO
La ciclicità legata al procedimento, vedeva invece il susseguirsi dei seguenti step:
  • INIZIATIVA DEGLI ENTI PUBBLICI LOCALI
  • GERARCHIA DECISIONALE
  • CONCERTAZIONE POLITICO-ISTITUZIONALE
  • ARTICOLAZIONE (assi, misure, azioni, sub-azioni)
  • AGENZIA DI SVILUPPO
  • RENDICONTAZIONE

Secondo i cardini della pianificazione “strategica” (2003-2005), la doppia ciclicità era legata ai “requisiti” ed ai “livelli” di pianificazione.

La ciclicità legata ai requisiti, vedeva i seguenti step:
  • PARTECIPAZIONE
  • COERENZA INTERNA
  • COERENZA ESTERNA
  • BASE COMUNE DI CONOSCENZA
  • COMUNICAZIONE
  • FLESSIBILITÀ  

Invece, la ciclicità legata ai livelli della pianificazione strategica vedeva i seguenti step:
  • SCOPING
  • OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI
  • AZIONI DIRETTE E AZIONI ALTERNATIVE
  • ATTUAZIONE/ESECUTIVITÀ
  • MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
  • RIMODULAZIONE/RIORIENTAMENTO


Pietro Perrucci

    lunedì 25 giugno 2012

    Il ruolo del metodologo per l'attività di valutazione

    Sempre più di frequente mi ritrovo a sentir parlare di valutatori ed anche di aspiranti valutatori che si ergono a metodologi della valutazione. La cosa non può che farmi piacere, se non fosse per il fatto che quasi nessuno sa chi realmente sia un metodologo e cosa faccia nell'ambito dei processi di valutazione. Ebbene, in questa sede provo a sintetizzare - per elementi davvero molto generali - cosa sia un metodologo per la valutazione è quali sono le sue funzioni.

    Un metodologo della è una figura altamente professionale, dotata di elevatissime competenze che gli consentono di utilizzare tutte le possibili metodologie, i diversi strumenti ed le varie tecniche di valutazioni esistenti, nell'ambito dei vai processi e contesti valutativi. Cosìcché, mentre un normale valutatore si occupa di rilevare i dati del monitoraggio, eseguire le stime, elaborare i giudizi valutativi ed effettuare l'attività di reporting, il metodologo...

    1. SCEGLIE I METODI, LE TECNICHE E GLI STRUMENTI, DI VALUTAZIONE

    2. PREPARA I PIANI DI VALUTAZIONE IN FUNZIONE DEL CONTESTO, DEGLI OBIETTIVI E DEL TIPO DI PROCESSO

    3. GESTISCE TUTTA L'ATTIVITA' DI VALUTAZIONE

    4. EFFETTUA LA METAVALUTAZIONE

    5. INDIVIDUA GLI OGGETTI DELLA VALUTAZIONE, GLI ELEMENTI DA VALUTARE, I CRITERI DI VALUTAZIONE

    6. FORMULA LE DOMANDE VALUTATIVE

    7. PREPARA QUELLA BASE COMUNE DI CONOSCENZA, OVVERO IL LINGUAGGIO DELLA VALUTAZIONE

    8. STRUTTURA IL PROCESSO DI VALUTAZIONE IN FUNZIONE DELLA IMPLEMENTAZIONE DEI SUOI ESITI

    9. ASSISTE E COORDINA L'ESECUZIONE DELLE ATTIVITA' DI VALUTAZIONE

    10. SUPPORTA L'ATTIVITA' DEL POLICY MAKER NELLA GESTIONE DI UN PROCESSO DI POLICY



    Pietro Perrucci

    giovedì 21 giugno 2012

    Il Progetto Bibliomurgia come best-practice e benchmarking

    Mi sembra ormai affermato che le tecniche di europrogettazione che vengono di solito utilizzate (GOPP, GCP, LFA, ecc...) non riescono ad essere quasi mai esaustive della portata di un progetto da mettere a finanziamento con i fondi strutturali e altri fondi comunitari. Quelle tecniche di europrogettazione, ormai, sono scadute a pura prassi nella compilazione delle istruttorie e quindi, per poter meglio rispondere alle esigenze di una più moderna e complessa attività di progettazione, si deve ricorrere, invece, a strumenti, tecniche e metodologie, più spinte come quelle che ho utilizzato per il Progetto Bibliomurgia. Non è un caso, che il Progetto Bibliomurgia, a tre anni esatti dalla sua presentazione, è ancora oggi oggetto di discussione e confronto; di questo progetto, infatti, mi si continuano a chiedere degli elementi cardini di quella progettazione articolata sui bisogni, problemi, soggetti diversi, nonché sulle difficoltà per la sua implementazione nelle attività dell'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Quindi, per rispondere alle molteplici e diversificate richieste di informazioni che ricevo, ho pensato di rendere noti alcuni di quei elementi progettuali con la speranza che possano servirvi, soprattutto per la valutazione di best-practice e/o benchmarking nell'ambito della vostra attività di europrogettazione.

    1) RICERCA DELL'INFORMAZIONE
    In rappresentanza di tre soggetti di cittadinanza attiva (una cooperativa sociale, un'associazione ecologista ed un'associazione culturale), mi ritrovai ad essere investito del compito di proporre una iniziativa in seno alla "Commissione per la biodiversità", commissione che si era istituita nel settembre del 2008 nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, per elaborare un calendario di eventi per la successiva primavera del 2009. In quel momento, presso la sede del Parco, era in atto l'elaborazione del Piano per il Parco ed i pianificatori che vi stavano lavorando stavano incotrando non poche difficoltà nell'acquisire alcune informazioni storico-culturali sulla condizione socio-antropologica del territorio del Parco, perché le biblioteche entro cui potevano essere ricercate tali informazioni erano affetti da numerosi problemi (mancanza del personale, impossibilità di fruire del loro patrimonio librario, mancanza di archivi informatizzati, scarsità di risorse, ecc...) Fu così, che maturai l'idea di proporre un convegno sulla condizione delle biblioteche esistenti nei comuni del territorio del Parco dell'Alta Murgia, convinto che questo convegno potesse essere utile sia al Parco, per il fabbisogno di informazioni sulle sue attività di pianificazione, sia alle stesse biblioteche che in questo modo potevano trovare nella collaborazione con il Parco quelle risorse e quei strumenti di cui avevano bisogno. L'esito del convegno fu straordinario, soprattutto per la disponibilità delle biblioteche e del Parco a fare sinergia per risolvere i loro rispettivi problemi. Grazie a questa duplice disponibilità, quindi, l'Ente parco decise di dar seguito ad un'analisi di contesto: mi mise a disposizione un'auto di servizio, un autista e un rappresentante del Consiglio dei Comuni del Parco, ed attraverso questi riuscii a ricavare tutti quei dati e tutte quelle informazioni “preziose” ai fini dello sviluppo del Progetto Bibliomurgia.

    2) ANALISI DI CONTESTO
    a) individuazione dei problemi delle biblioteche;
    b) strutturazione dei problemi;
    c) analisi dei rapporti di causa-conseguenza su ogni problema rilevato;

    3) OPERATIVITÀ
    a) elevazione dei problemi di contesto ad obiettivi del Progetto Bibliomurgia;
    b) analisi dei fabbisogni;
    c) prefattibilità sui fabbisogni;

    4) INTERVENTO
    a) elaborazione/articolazione dell'intervento;
    b) ricerca delle possibili fonti di finanziamento;
    c) modalità di implementazione del progetto per Ente Parco e biblioteche;

    5) LOGICA
    a) Partecipazione;
    b) Conoscenza;
    c) Coerenza;
    d) Implementazione;
    e) Flessibilità;
    f) Comunicazione;

    6) FUNZIONI
    a) Studio, ricerca e sviluppo;
    b) Management;
    c) Assistenza tecnica;

    7) COMPETENZE
    a) Policy maker
    b) Analista statistico-contabile;
    c) Archivisti;
    d) Operatori informatici;

    8) ATTIVITÀ DA PIANIFICARE
    a) Azioni su Parco e biblioteche;
    b) Tempo;
    c) Budget;
    d) Monitoraggio;
    e) Valutazione;
    f) Reporting

    9) METODOLOGIA
    a) strutturazione dell'intervento a doppia ciclicità;
    b) elaborazione teorica ed esecutività;
    c) consequenzialità verticale;
    d) consequenzialità interciclica;
    e) Masterplan e piani dettagliati di intervento;
    f) Rispondenze metodologiche con le tecniche di europrogettazione;

    10) PROGETTAZIONE
    a) Proposta progettuale elaborata in termini di vision e mission;
    b) Disponibilità e fattibilità su competenze, strumenti tecnologici, dotazione finanziaria;
    c) Disegno e framework;
    d) Monitoraggio e valutazione;
    e) Assistenza tecnica e rendicontazione;
    f) Comunicazione.


    Pietro Perrucci

    mercoledì 13 giugno 2012

    Il nucleo di valutazione nei comuni

    Emerge, oggi più che mai, la necessità di operare un intervento sulle inefficienze della Pubblica Amministrazione (P.A.) e un valido strumento sarebbe quello dei "nuclei di valutazione". Ovviamente, la più imporrtante prerogativa affinché un nucleo di valutazione possa funzionare è la completa indipendenza dei suoi valutatori, elemento questo che purtroppo, ancora oggi, stenta ad affermarsi. Ed è proprio di questi giorni la notizia che nell'ambito della formazione dei nuclei di valutazione valutazione dei comuni italiani, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (A.N.C.I.) sta formando e costituendo una lista di valutatori che potranno essere impiegati dai vari comuni per le loro attività. Come si può facilmente intuire, un valutatore proposto dall'A.N.C.I., non potrà mai essere libero ed imparziale nel valutare le attività di un comune, per il semplice fatto che è doppiamente legato ad esso dal compenso che gli darà il comune e dalla sponsorizzazione dell'A.N.C.I. Sarebbe come chiedere alle varie associazioni di imprese di far valutare dai propri consulenti le "performance" delle aziende iscritte... O ancora, sarebbe come chiedere ai sindacati di valutare la produttività del lavoro dei propri iscritti... Dunque, come si può facilmente intuire, se non è possibile svolgere oggettivamente un'attività valutazione nei confronti di chi ci paga lo stipendio e di chi, al tempo stesso, ci sponsorizza per lavorare, occorre innanzitutto rifuggire da questa ennesima contraddizione all'italiana, ed in secondo luogo, occorre impostare quanto prima meccanismi di selezione che consentano "efficacemente" di selezionare valutatori realmente indipendenti. In funzione di ciò, provo a dare qualche generica indicazione sul "cosa fanno", sul "come dovrebbero costituirsi" e sul "come dovrebbero operare" i nuclei di valutazione in seno alle amministrazioni comunali.

    Funzione: valutano tutti i processi in atto, conclusi ed in divenire, presso l'Ente comunale.

    Scopo: eseguono misurazioni, stime e giudizi valutativi, al fine di gestire, ottimizzare e rendere efficienti ed efficaci tutte le attività del Comune presso cui si sta operando.

    Costituzione: devono essere composti da valutatori selezionati e quindi, non sponsorizzati, patrocinati o raccomandati, sulla base delle loro competenze e sulla base della loro indipendenza dall'Ente.

    Competenze: devono esservi valutatori con adeguata e documentata formazione, dal momento che in Italia, il criterio dell'esperienza non è purtroppo un affidabile criterio di selezione e di indipendenza... (si sa che lavorano solo e sempre gli sponsorizzati dei partiti e/o politici di turno).

    Conoscenze a supporto della valutazione: analista statistico, ingegnere gestionale, sociologo, economista, legale, esperto di comunicazione, policy maker.

    Operatività per fasi:
    1. Individuazione dei processi da valutare.
    2. Creazione di una base comune di conoscenza su obiettivi, funzioni, strumenti, metodi, tecniche e linguaggio della valutazione.
    3. Predisposizione dei sistemi di monitoraggio (almeno fisico, procedurale e finanziario), scelta degli indicatori e definizione delle modalità di gestione e trattamento dei dati.
    4. Rilevazione e interpretazione dei dati per poi passare alla elaborazione dei report valutativi.
    5. Pubblicazione/Comunicazione degli esiti della valutazione.
    6. Implementazione dei risultati della valutazione nei vai processi dell'Ente comunale.

    Modalità di valutazione: ex-ante, on-going, ex-post, e per tutte il doppio livello "overall" & "in-depth"

    Tipologie di processi da valutare:
    - l'attuazione delle politiche, programmi, piani e progetti, del governo locale;
    - la gestione dei processi amministrativi e amministrativo-contabili dell'Ente comunale;
    - i servizi e le funzioni comunali offerti al pubblico, alle famiglie, alle imprese e ad altri enti/istituzioni;
    - l'osservanza di leggi e norme, nonché di politiche, programmi, piani e progetti, derivanti da organismi sovraordinati al Comune, di tipo comunitario, nazionale, regionale, provinciale e sovracomunale (coerenza esterna);
    - le dinamiche in atto e problemi storici/aperti/irrisolti nella realtà sociale, economica e culturale della comunità locale;

    Metodologie di lavoro: P.E.S.T., P.E.S.T.A.C., P.E.S.T.A.C. + I.G.A., per il supporto a tutte le attività dell'Ente comunale, alla sua compagine governativa ed alla sua organizzazione amministrativa.

    Pietro Perrucci

    martedì 12 giugno 2012

    2) Altre differenze tra Piano e Programma

    Sinteticamente, provo a darvi altre differenze tra Piano e Programma. Ovviamente, chi vorrà potrà contattarmi alla mail pietroperrucci@yahoo.it
    Differenze
    Programmazione
    Pianificazione
    Output/Esito del processo
    Programma
    Piano
    si ragiona in termini di ...
    Risorse, strumenti, tempo e spazio
    Operatività, Azioni dirette, indirette e alternative
    Obiettivi
    Generali
    Operativi
    Cosa si deve fare...
    Articolazione degli Obiettivi
    Contestualizzazione dell'operatività
    Livello dell’intervento
    Settore e/o sottosettore macroeconomico     
    Ripartizioni dei settori e/o sottosettori macroeconomici
    Approccio
    Organizzativo
    Esecutivo

    Pietro Perrucci