lunedì 9 giugno 2014

MUSEO DELLA CIVILTÀ CONTADINA E DEGLI ANTICHI MESTIERI

Trattasi di collezione organica di attrezzature di lavoro ed oggetti di vita quotidiana nella realtà contadina e rurale del territorio di Gravina in Puglia (Parco Nazionale dell’Alta Murgia), risalenti tutti ad un periodo compreso tra il 1700 e il 1970, ovvero fino a prima dell’avvento della motorizzazione agricola e del “ghiaccio” (frigorifero) come principale modalità di conservazione di cibi e prodotti agricoli. La collezione è di proprietà del Dr. Giuseppe Schinco, mentre la cura della medesima è affidata all’annesso Centro Studi di Cultura Rurale, che la suddivide in aree, sezioni e sottosezioni. Si è in attesa della stipula di una convenzione tra il Comune di Gravina in Puglia, il proprietario della collezione ed il centro studi per il trasferimento definitivo nei locali del recuperato convento di Santa Sofia.  


AREA BENI MATERIALI
- Superficie espositiva complessiva: 200 mq
- 1.850 pezzi, di cui 1.550 pezzi catalogati e inventariati e 300 pezzi circa non ancora censiti
- Territorio di riferimento: Gravina in Puglia (Bari), Parco Nazionale Alta Murgia (Puglia) e Bacino del Bradano (Basilicata)

Sezioni area Beni Materiali 

  • Falegnameria
  • Calzolaio
  • Cavatufi
  • Meccanica non motorizzata
  • Sellaio
  • Casa contadina
  • Giochi
  • Tessitura (lana)
  • Artigianato 
  • Attività agricola/Contadino
  • Sottosezione “Attività agricola/Contadino”
  • Trasporto
  • Aratura
  • Semina
  • Raccolto
  • Trasformazione delle principali materie prime agricole (grano duro, vino, latte, olio)
  • Preparazione di cibi e pietanze
  • Cucina prima del “ghiaccio”
  • Regimi, sistemi e modelli agroalimentari (mediterraneo, appulo-lucano, murgiano, gravinese) 
  • Zootecnia e lavorazione di prodotti zootecnici
  • Alimentazione animale
  • Lavorazione della lana
  • Produzioni tipiche: grano Cappello, formaggio caciocavallo Pallone, vino Verdeca, olio Bambina.


AREA BENI IMMATERIALI
- Narrazioni popolari (1.000 ore di registrazioni su nastri audio)
- Fototeca (6.000 immagini, foto, diapositive e digitalizzazioni)
- Opere librarie (testi di agronomia, chimica e fisica, in agricoltura)

Sezione “Narrazioni popolari”

  • narrazioni storiche 
  • fiabe
  • filastrocche 
  • proverbi 
  • canti
  • modi di dire
  • preghiere
  • Sezione “Fototeca” 
  • storia
  • architettura civile, rurale e religiosa
  • paesaggi
  • scene di vita vissuta
  • prodotti agricoli
  • cibi e pietanze
  • lavorazioni di prodotti agricoli e preparazione di cibi e pietanze
  • eventi della tradizione popolare
  • arte 
  • arte sacra
  • oggetti d’arte
  • Intervento Omocromico (performance di land art del 1983-84 avente ad oggetto il tema della “terra”) 


Sezione “Opere librarie”

  • Agronomia (metodi e tecniche di coltivazione XVIII- XIX secolo)
  • Chimica (pratiche di concimazione)
  • Fisica (modalità d’impiego di attrezzature agricole, finalizzate al risparmio di lavoro, fatica fisica ed energie)


CREDITI

Elenco delle principali attività svolte ed in corso di svolgimento 

  • Corsi e laboratori di antropologia con l’Università di Studi della Basilicata
  • Corsi e laboratori di in diverse discipline per scuole di diverso ordine e grado
  • Eventi organizzati: Mostra del giocattolo e dei giochi nell’area dell’Alta Murgia
  • Studio e ricerca, catalogazione, collaborazioni con diverse università italiane e straniere
  • Assistenza alla compilazione di tesi di laurea
  • Visite assistite per studenti universitari stranieri
  • Convegno “30° anniversario dall’iniziativa di Intervento Omocromico” (31 maggio 2014, ospiti: Anna D’Elia, Pietro Marino, Enzo Battarra, critici e storici di arte contemporanea)


Progetti

  • “La cucina contadina prima del ghiaccio”
  • “Creazione di metadati degli oggetti per la fruizione del museo in QR-Code”
  • “Compilazione delle schede B.D.I. delle tecniche di preparazione e conservazione degli alimenti”
  • “Fisica e chimica nel mondo contadino”
  • “Sistemi energetici in agricoltura e mondo rurale prima della meccanizzazione”
  • Adesione alla “Rete Museale Cittadina” (Museo della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi; Museo Capitolare di Arte Sacra e di Papa Benedetto XIII; Museo Civico e Archeologico; Museo della civiltà contadina e degli antichi mestieri)


Pubblicazioni sul Museo

  • SCHINCO G. (2010), Gravina tra Tardo Neolitico e Tardo Romano, Edizioni Eurografica, Gravina in Puglia (BA)
  • PASCULLI FERRARA M. (2000), Itinerari in Puglia tra arte e spiritualità, Edizioni De Luca, Roma.
  • MIRIZZI F. (1989) L’anello e l’aratro, il Carnevale a Gravina, in rivista Fogli di periferia, Putignano (BA)
  • MIRIZZI F. (1990), Tra le fosse e le lame, Congedo Editore, Manduria (TA)
  • MIRIZZI F. (2008), Storie di oggetti. Scritture di musei, Edizioni di Pagina, Bari
  • FAGIOLO M. (2009), “Trasformazioni urbane a Bitonto e in Puglia nel quadro dell’urbanistica italiana”, in MILILLO S., (a cura di), Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Congedo Editore, Martina Franca (TA)
  • SCHINCO G., MORRA C. (2007), “La chiesa rupestre Madonna della Stella a Gravina in Puglia” in, PASCULLI FERRARA M., DONOFRIO DEL VECCHIO D. (a cura di), Angeli, stemmi, confraternite, arte, Schena Editore, Fasano (BR)
  • SCHINCO G., MORRA C. (2011),  “Il re non vale soldati” in DONOFRIO DEL VECCHIO D. (a cura di), La Puglia dall’esperienza giacobina alla seconda Restaurazione borbonica, Grenzi Editore, Foggia
  • SCHINCO G., MORRA C. (2013), “Brigantaggio e repressione”, in DONOFRIO DEL VECCHIO D., Arte cultura società nell’ottocento meridionale, Progedit, Modugno (BA).
  • SQUEO A. (1983), Società civile, paesaggio urbano e agrario nella Gravina del XVIII, Bari, (tesi)
  • PATERNOSTER D. (2007), La collezione Schinco a Gravina: esempi di schedatura informatizzata, Matera (tesi)
  • LOPERFIDO E. (2008), Il mestiere del sellaio, Matera, (tesi)
  • VITUCCI F. (2009), Il mestiere del fabbroferraio a Gravina in Puglia, Matera (tesi)

DICONO DEL MUSEO (Relazione dell’ agenzia turistica inglese Andante Tours)

MUSEUM OF POPULAR ANTHROPOLOGY BETWEEN THE HIGH MURGIA AND THE FOSSA BRADANICA
All the objects are arranged on an itinerary which testifies to the work of men and women in a countryside where agricultural activity predominates but where there was also craftsmanship, sometimes of artistic quality. The exhibition, in short, begins with the theory that history is not written only by bishops, princes and warriors, but also by simple women and men with their struggles and their daily fatigue. It proposes to tell the story of their lives.

A short history of the collection
Peppino Schinco began his collection in the ‘70s, recovering all the working tools which were stored in the masseria on his property. These were the years in which the agriculture of Gravina was undergoing major transformations: the new technologies were changing ancient customs leading to the decay of building structures and the elimination of tools which had been used up to that time. It was easy for someone passionate about human anthropology to acquire tools which the contadini no longer wanted from local traders. When the collection reached a considerable consistency, Schinco decided to ask the local authority to provide a suitable space for a permanent exhibition of the material in his possession. He was assigned a building which had been constructed for the market in Via San Vito Vecchio, where the collection was enriched by pieces acquired from the second-hand dealer Bosco. At the same time, the Centre for the Study and Documentation of the world of the Contadino was born, involving other friends. All the material (but not the ownership of it) was assigned to the Centre so as to form a Human-anthropological Museum of the territory of Gravina. Under the administration of Sindaco Alesio Valente, some corridors in the ex-convent of San Domenico were assigned to the Association with a view to developing a Museo della Civiltà Contadina there. These rooms had been used inappropriately for an intermediate level school and had suffered several acts of vandalism, traces of which can still be seen. All the superficial additions were removed at the expense of the Association, leaving where possible the architectural features of the ancient structure. And, again at the expense of the Association, and within the limits of the scarse funds available, an interesting exhibition/museum was organized which was visited by scholars and numerous schools from Gravina and beyond for its educational purpose. This is its history to date.


REFERENZE

Prof. Alastair M. Small, Honorary Professorial Fellow, School of History, Classics and Archeology, University of Edinburgh, Scotland;
Prof.ssa Tracy Prowse, Associate Professor, Anthropology, McMaster University, Ontario, Canada;
Prof.ssa Marina Castoldi, Istituto di Archeologia della Facoltà di Lettere, Università Statale di Milano;
Prof. Ferdinando Mirizzi, Istituto di Demoantropologia, Facoltà di Lettere, Università di Studi della Basilicata, Matera.
Prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara, Istituto di Storia dell’Arte, Facoltà di Lingue, Università Aldo Moro, Bari.
Prof.ssa Isabella Di Liddo, Storia dell’Arte Contemporanea, Accademia delle Belle Arti, Bari.


Pietro Perrucci

martedì 20 maggio 2014

25 ANNI DI STUDI E RICERCHE

I miei 25 anni di studi e ricerche raggruppate in 4 ambiti (teoria, esperienze, analisi e metodi).

RIFERIMENTI TEORICI 
I SISTEMI TERRITORIALI 
I TRATTATI E LA REGOLAMENTAZIONE EUROPEA
LA PROGRAMMAZIONE DELLO SVILUPPO SOCIOECONOMICO
METODI,TECNICHE E STRUMENTI PER IL MONITORAGGIO E LA VALUTAZIONE
L’APPROCCIO STRATEGICO ALLE POLITICHE DI SVILUPPO
LA SOSTENIBILITÀ
COOPERAZIONE, PROGETTAZIONE E PROGRAMMI IN EUROPA 
LE RIFORME DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (1990-2010)

ESPERIENZE PREGRESSE 
AREA METROPOLITANA DI BARI
PROGETTO '80
I SISTEMI TERRITORIALI 
PROGRAMMI INTEGRATI MEDITERRANEI
LA POLITICA DI COESIONE
LO SVILUPPO LOCALE E TERRITORIALE 
I SISTEMI AMBIENTALI E CULTURALI 
I PIANI DI RIGENERAZIONE URBANA 
LA PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA PER LO SVILUPPO SOCIOECONOMICO 
LE PROGRAMMAZIONI DEI FONDI STRUTTURALI EUROPEI 
LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA DI AREA VASTA 
I GOVERNI DI AREA VASTA 
IL PROGETTO BIBLIOMURGIA 
IL SISTEMA TURISTICO LOCALE 
LE SMART CITIES
PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE DELLA REGIONE PUGLIA 
PROGRAMMI PER LO SVILUPPO LOCALE
PARCO NAZIONALE ALTA MURGIA 
POLITICA D’IMMIGRAZIONE DELLA REGIONE PUGLIA
SISTEMA PUGLIA 
PUGLIA SOCIALE 
PIANI SOCIALI DI ZONA 
GLI INTERVENTI DI SVILUPPO SOSTENIBILE 
SMART SPECIALIZZATION STRATEGY 2020 
LE POLITICHE REGIONALI PER L’INNOVAZIONE 
INTERVENTI/ESPERIENZE DI SVILUPPO SOSTENIBILE IN EUROPA, GIAPPONE E SUD-AMERICA
INTERCULTURA IN AREA EURO-MEDITERRANEA
GAL MURGIA PIÙ 

LE ANALISI E LE VALUTAZIONI 
LEGISLAZIONE 
LE POLITICHE E I PROGRAMMI DELL’UNIONE EUROPEA
GLI INTERVENTI DEL GOVERNO NAZIONALE 
LE ATTIVITÀ DEI GOVERNI DELLA REGIONE PUGLIA
PROGRAMMI, PIANI E PROGETTI DI PROVINCE E COMUNI

ASPETTI METODOLOGICI 
RIFERIMENTI STORICO-TERRITORIALI E GIURIDICO-NORMATIVI
TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI
I RISULTATI DELL’ESPERIENZA
PROBLEMI E QUESTIONI APERTE
LE ACQUISIZIONI DA STUDI E RICERCHE
COSTRUZIONE DEL METODO
APPLICAZIONI


Pietro Perrucci

lunedì 14 aprile 2014

SMART CITIES IN ITALIA, ULTIMO STADIO DI UNA EVOLUZIONE

Fresco dell'ennesima fallimentare iniziativa di progettazione partecipata, mi è scattata una riflessione sul significato di smart cities, dal momento che neanche i docenti universitari appartenenti alla NOUVELLE BOUGEOSIE DE GAUCHE conoscono il loro significato. Per i progettisti è normale ignorare concetti, significati e senso di una smart cities, ma che lo ignorino i docenti universitari e soprattutto quelli del politecnico "I CAPITONI NELLA VASCA DA BAGNO", non lo accetto. Vuol dire che nelle altre esperienze di progettazione partecipata guidate sempre da docenti del politecnico "I CAPITONI NELLA VASCA DA BAGNO", il progetto se lo son portati da casa già bello e pronto, non tanto per non averlo voluto sviluppare in maniera condivisa e neanche per dire "QUI COMANDO IO"; il vero motivo era solo e soltanto una loro palese ignoranza, ignoranza, ignoranza.  

Da un punto di vista generale, alla definizione di smart cities ci si arriva solamente dopo un decennio di elaborazioni teorico-concettuali che hanno declinato in vario modo questo concetto, e cioè come città sostenibile, digitale, infrastrutturata, efficiente, competitiva, ma soprattutto come città intelligente sotto l’aspetto economico, della mobilità, dell’ambiente, delle partecipazione delle persone, del livello della qualità della vita, della governance.

Da un punto di vista più pratico, invece, si parla di smart cities per indicare un contesto di intervento rappresentato essenzialmente dalle grandi città, metropoli o megalopoli, nell’ambito delle quali si è proposto (o si sta realizzando) un intervento (o un insieme di interventi) diretto (diretti) a produrre vantaggi da un punto di vista gestionale per questi sistemi territoriali complessi, e vantaggi per le persone. Proprio le persone, in particolare, per soddisfare i propri bisogni non debbono più spostarsi per raggiungere il mercato per comprare beni e servizi di cui necessitano, ma bensì, grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sono gli stessi beni e servizi che raggiungono le persone, quindi senza che queste si spostino, senza che queste sostengono nessun altro costo oltre quello per l’acquisto di beni e servizi.

In questo caso, il termine smart ha una doppia connotazione: intelligente sotto l’aspetto economico, perché fa risparmiare tempo e non fa sostenere i costi dello spostamento verso il mercato; intelligente sotto l’aspetto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, perché si utilizza un sistema informatico, una piattaforma digitale, che è appositamente definita smart, che vuol dire proprio intelligente.

Stando a queste definizioni però, occorre dire che in Italia al modello delle smart cities non si arriva per caso o all’improvviso, ne tantomeno ci si arriva facendo il solito errore di contestualizzare, o di trasporre, o ancora di far nostro un processo che non è nostro, che non è della nostra cultura, che non è della tradizione delle nostre politiche per le città ed il territorio.

Pertanto, da un punto di vista degli interventi delle smart cities in Italia, si può arrivare ad concepire ed attuare un modello di questo tipo solo se si tien conto di quella lunga storia in cui si ritrovano immerse tanto la progettazione degli interventi, quanto l'elaborazione delle politiche per lo sviluppo delle città e dei sistemi territoriali.

Una storia che è possibile far risalire addirittura fino al 1970, e che ha come precedenti diversi stadi evolutivi, temporalmente collocati, teoricamente riferibili a documenti e/o atti di progetti e politiche e metodologicamente basati su ad approcci di programmazione del territorio. Grazie a questi, infatti, è possibile non solo concepire un adeguato modello di smart city, ma soprattutto è possibile attuarlo con successo.

Pertanto, sulla base dei miei studi, sono fermamente convinto che l’affermazione in Italia di una smart city passi per interventi che necessariamente contemplino e facciano propri almeno 5 elementi, 5 approcci, 5 precedenti modelli di sviluppo delle città e dei sistemi territoriali complessi, che sono: STRUTTURALISMO, FUNZIONALISMO, SOSTENIBILITÀ, INTEGRAZIONE, APPROCCIO STRATEGICO.

Mancando solo uno di questi elementi, non si consentirebbe l’affermazione di alcuna smart cities.

Pietro Perrucci

martedì 18 marzo 2014

Le SMART CITIES ed i rischi di una progettazione vaporosa, schiumosa e polverosa.

Vorrei specificare i rischi cui si va incontro quando si lavora sulla progettazione di interventi sulle smart cities.
Il tutto nasce da un incontro con il Ministro dell'economia del Brandeburgo, con il quale abbiamo discusso di approfonditamente di Smart Cities, a seguito di una presentazione della sua politica di smart cities.

La sua politica di sviluppo delle smart cities nel suo Lander mi è piaciuta moltissimo ed al momento, la ritengo in assoluto la migliore best-practice e l'unico benchmark di riferimento.

Però nel confrontare questa politica con le iniziative attualmente in atto vedo per l'ennesima volta i fantasmi dei disastri delle precedenti progettazioni. In più, sono almeno tre anni che sento parlare di smart cities in Italia e in Puglia, ma con esiti davvero impietosi; credo inoltre che si sia già in ritardo per correggere gli errori di metodo sugli interventi e processi già avviati, cosicché vi è una buona possibilità che i nostri interventi sulle smart cities siano caratterizzati da un tipo di progettazione polverose, schiumose e vaporose.

PROGETTAZIONE POLVEROSA. Scaturisce da un processi di programmazione ed insieme di pianificazione, ed è una progettazione eccessivamente, frammentata, dispersa, inconsistente e soprattutto basata sulla costruzione non già di specifici step di progettazione, ma sulla emersione di tante idee-progetto che alla fine nessuna di queste si sono trasformate in progetto.

PROGETTAZIONE SCHIUMOSA. Quando si insiste troppo su di un idea-progettuale senza arrivare mai a realizzarla. Scaturisce soprattutto (ma non solo) da processi eccessivamente insistiti su teoremi, costruzioni concettuali così eccessivamente e lungamente discussi che alla fine fanno perdere il contatto con la realtà e quindi con il contesto operativo

PROGETTAZIONE VAPOROSA. Viene meno la regola del "chi fa cosa", ovvero si è fatta una buona elaborazione di un'idea progettuale, un buon processo di progettazione in generale, ma sulla sua realizzazione i risultati sono disastrosi, con in più l'aggravante che non si capisce a chi attribuire la responsabilità del fallimento.

Prepariamoci, dunque, ad accogliere l'ennesimo fallimento.

Pietro Perrucci

sabato 1 marzo 2014

SPACE 4 YOU 2014

Credo per davvero che le attività aereospaziali possano essere un “driver” per la competitività e per la crescita della nostra economia regionale. E credo anche che la loro importanza vada ben oltre le diverse applicazioni  che si sono illustrate in questa due giorni di incontri di SPACE 4 YOU (27 e 28 febbraio 2014).

Infatti, con le loro esplorazioni, con le loro applicazioni nell’ambito della meccanica aerospaziale, telecomunicazioni e nell’ambito del monitoraggio degli elementi fisici del nostro pianeta e dello spazio in generale, le attività aerospaziali intervengono in tutti i settori dell’economia (agricoltura, ambiente, energia, infrastrutture e trasporti, industria, servizi, ricerca, ecc…) attraverso una serie di attività trasversali, quali:
innovazione;
sicurezza;
formazione;
mobilità;
educazione multidisciplinare e interdisciplinare;
sostegno alla domanda ed all’offerta;
prevenzione dei disastri meteorologici ed ambientali.

Ed è proprio questo apporto in termini di innovazione, sicurezza, mobilità, formazione, educazione multidisciplinare e interdisciplinare, prevenzione dei disastri meteorologici ed ambientali e sostegno alla domanda ed all’offerta, che le attività aerospaziali costituiscono il senso e il significato della loro funzione di “driver” per la competitività e per la crescita. Infatti, la loro trasposizione nei settori più tradizionali dell’economia porta quasi sempre ad un incremento degli investimenti, alla creazione di nuova impresa e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Questo è quanto si coglie dalle diverse esperienze e best-practice esposte dalle imprese enti e/o dagli organismi pubblico-privati che operano in questo settore o che gestiscono programmi di investimento e/o ricerca delle attività aerospaziali. Qui non posso fare a meno di rilevare come le illustrazioni più interessanti sono state quelle relative ai programmi NEREUS, COPERNICUS, GALLILEO, HORIZON 2020, SMART PUGLIA; meno interessanti sono state le esperienze di organismi pugliesi e nazionali che operano in attività aerospaziali, questo perché le loro esposizioni erano troppo intrise di assunti teorici, noiose ripetizioni e persino di inutili presenzialismi da parte dei burocrati loro rappresentanti.

Tra le cose che non mi sono piaciute, vi sono anche le intenzioni di alcuni burocrati di procedere alla ridicola attivazione di anacronistici approcci “top-down” nell’utilizzo dei prossimi finanziamenti europei della programmazione 2014-2020 e la confusione che è stata generata in questi due giorni tra i termini di cluster e distretti.

Ecco perché provo qui a dare una loro definizione. Il distretto è una forma di aggregazione di imprese che per gemmazione e/o per effetto della vicinanza territoriale a scala quasi sempre regionale e soprattutto locale, e che si caratterizza per lo svilupparsi di rapporti tra imprese largamente incentrato sulla sub-fornitura; il cluster, invece, è una forma di aggregazione di imprese, quasi sempre generata dalla nascita di nuove imprese, spinn-off, joint-venture, ecc…, da parte di imprese preesistenti, con l’intento di operare sinergicamente, facendo sistema attraverso il modello della rete/networking. Inoltre, mentre i distretti appartengono storicamente ad un modello di impresa di tipo manifatturiero e sono caratterizzati da una più ampia presenza di piccole e medie imprese, i cluster nascono per operare soprattutto nel settore della ricerca dell’innovazione, o anche per aggredire i mercati in maniera sinergica, e sono quasi sempre caratterizzati da una maggiore presenza di imprese di grandi dimensioni e dalla più spiccata propensione all’internazionalizzazione.

Tra le cose che mi sono piaciute, invece, vi sono state le relazioni delle best-practice di altri paesi europea, come Inghilterra, Portogallo, Spagna, Francia e Germania. Dai loro contributi, infatti, sono derivati gli spunti più interessanti, quali:
- “living lab”, una modalità di progettazione condivisa essenzialmente basata sulla co-progettazione e sulla sperimentazione/testing di ciò che si è progettato già in laboratorio;
- una metodologia di “analisi pre-progettuale di contesto” (se così si può dire), basata sulle attività di SCENARIO → SKILLS → TECHNO-MAPPING → TECHNO-ANALYSIS → SELEZIONE → FUNDING;
- “the small size smart cities policy”, suggerita dal Ministro dell’Economia e degli Affari Europei del Lander di Brandeburgo, Mr. Frank Lochter, che considero l’aspetto in assoluto più interessante di tutta l’iniziativa.


Pietro Perrucci






lunedì 3 febbraio 2014

16° WORKSHOP DELLA TECA DEL MEDITERRANEO SULLE BIBLIOTECHE E CENTRI DI DOCUMENTAZIONE

Molto interessante, forse il più interessante di tutti quelli che ho seguito perché si è messo al centro delle biblioteche il ruolo della persona, che forse è l’unico modo per fare qualcosa contro i dati allarmanti sulla ignoranza degli adulti italiani e della condizione dei bambini italiani rispetto alla fruizione dei servizi di biblioteca.

Dalle statistiche OCSE è infatti emerso che gli italiani,
- sono al penultimo posto nella conoscenza delle lingue straniere e della matematiche;
- portano con sé un tasso di alfabetismo funzionale del 50%, cioè metà degli italiani messi davanti ad un problema normale di lavoro e/o di vita dimostra di non avere adeguate competenze oppure dimostra di non saperle utilizzare;
- il 41% dei bambini italiani non legge alcun libro oltre quelli di scuola (Save the Children);
- il 30% dei bambini italiani non ha accesso alle biblioteche (Save the Children);
- in Italia l’accesso alle competenze ed alla cultura è fortemente compromesso dalla crescita del tasso di povertà e il tasso di povertà in Puglia è aumentato del 5%, con un trend di lungo periodo più elevato rispetto a tutte le altre regioni italiane;

Rispetto a questo scenario, il ruolo e la funzione delle biblioteche può essere fondamentale. Infatti, dalle esperienze che si sono raccontate, le proposte più interessanti sono state:
- “long-life learning” e “open long life learning”;
- ideas store;
- un sistema di interventi delle biblioteche strettamente connessi alla operatività, che deve discendere da regolamenti attuativi e dai contenuti programmatici delle leggi, quest’ultime a loro volta strettamente connesse alla programmazione degli interventi dei vari livelli di governo e delle varie istituzioni;
- spingere le biblioteche ad incrementare la loro funzione per lo sviluppo della creatività;
- percorsi interattivi di cittadinanza attiva sulle e nelle biblioteche;
- servizi per utenti delle biblioteche erogati dagli stessi utenti delle biblioteche;
- passaggio dalle “smart cities” alle “creative cities”.

Invece, rispetto a queste proposte, molto importante è risultato essere il processo di valutazione delle biblioteche e a tal proposito vi sono stati altri interessanti spunti su tecniche e strumenti di valutazione, quali:
- bilancio sociale (che non è come tecnica di valutazione, ma che lo si può considerare come strumento di valutazione)
- proxy evaluation
- ROI (anche se per a me pare essere molto inadeguato per una biblioteca);
- valutazioni in genere, centrate su contingenza valore e impatto;
- customer satisfaction per i tutti i servizi erogati.

Pietro Perrucci