martedì 28 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. Le ragioni dell'ennesimo fallimento

In piena coerenza con il dissenso espresso dai cittadini durante tutti gli incontri, si denuncia la mancata realizzazione di quello che doveva essere un autentico il “percorso di rigenerazione integrata, sostenibile, partecipata” e si esterna il più ampio dissenso verso tutte le modalità non partecipative attraverso cui sono stati scelti gli interventi di rigenerazione.

In particolare, i cittadini gravinesi sono stati obbligati a discutere solo gli interventi proposti dai rappresentanti della Giunta Comunale ed in questo modo, le scelte non sono partite dal “dal basso”, ma sono state semplicemente “imposte dall'alto”. Durante questo percorso, poi, la cittadinanza non è stata mai supportata da animatori e facilitatori, così come non sono state mai fornite documentazioni, informazioni e comunicazioni, che avrebbero dovuto orientare e resi liberi i cittadini gravinesi nel proporre e nello scegliere gli interventi di rigenerazione urbana.

La mancanza di partecipazione si è altresì manifestata per la mancata inclusione di competenze e conoscenze locali nel gruppo di progettazione; le scelte di rigenerazione, quindi, non riflettono alcuna una strategia di rigenerazione urbana efficace e coerente con i gravi problemi che affliggono il nostro sistema urbano. A tal proposito, si evidenzia anche che ad oggi non sono state ancora rese note le modalità con cui sono state assegnate le consulenze per la realizzazione di tale percorso, e questo malgrado la richiesta posta sia oralmente, sia in forma scritta al Comune, giusta Legge n. 241/1990 sulla trasparenza e sull'accesso agli atti amministrativi.

Oltre alla mancanza di partecipazione, si denunciano altresì le inefficienze di questo percorso rispetto alla pianificazione, all'europrogettazione e al metodo di lavoro adottato.

In riferimento alla pianificazione, occorre dire che non sono state effettuate le analisi di contesto, né a livello di sistema urbano cittadino per individuare l'area che avesse più bisogno di riqualificazione, né a livello di area di intervento per individuare problemi irrisolti e bisogni insoddisfatti su cui intervenire. Sicché, nell'individuare il centro storico come area di intervento per la rigenerazione urbana, si è trascurato di considerare quest'area nella sua più ampia e naturale collocazione che è quella della “gravina”, e quindi si è trascurato di considerare tutta quella serie di problemi e di implicazioni che la “gravina” pone da un punto di vista urbanistico, storico, sociale, economico, antropologico ed ambientale, per tutta la città. Così operando, non è stato per nulla considerato quell'importante criterio di pianificazione della “integrazione” tra l'area di intervento e il resto del sistema urbano della città visto nella sua complessità.

Alla pianificazione non integrata, si è associata la mancanza di europrogettazione. In questo percorso, infatti, non si è mai spiegato come l'intervento di rigenerazione urbana dovesse conseguire l'obiettivo operativo di un Piano Integrato di Sviluppo Urbano, l’obiettivi dell'Asse VII del PO FESR (incremento dell'attrazione e della competitività del nostro sistema urbano) e gli obiettivi strutturali di sviluppo socioeconomico, di occupazione, di sostenibilità e di coesione, che poi sono nel loro insieme la principale ragione per cui l'Unione Europea dovrà di finanziarci questo intervento.

Ovviamente, in assenza di una pianificazione integrata e di una connessa attività di europrogettazione coerente tutti con gli obiettivi innanzi esposti, il percorso di rigenerazione urbana non ha potuto produrre sul piano metodologico quell'approccio strategico, che oltre ad essere il principale cardine di un efficace metodo di lavoro, avrebbe consentito la riuscita di questo percorso anche da un punto di vista politico. Nella nostra comunità, infatti, manca una qualsiasi visione politica sul futuro e sul destino della città; perciò, se il percorso di rigenerazione si fosse svolto con la partecipazione autenticamente inclusiva e condivisa della cittadinanza, con una pianificazione realmente integrata, con l'attività di europrogettazione e con l'approccio strategico, si sarebbe potuto anche superare quella carenza di visione programmatica che caratterizza l'attuale amministrazione comunale e si sarebbe potuto implementare l'azione di questo intervento direttamente sui problemi reali della città.

Pertanto, oggi, mancando tanto il riferimento politico, quanto quello metodologico-strategico, non si comprendono quali potranno essere i reali riferimenti che avrà la rigenerazione urbana. Così, tentare a tutti i costi di accedere a queste risorse, senza averne preventivamente definito il loro impiego, ci porta dunque a sospettare che queste risorse saranno utilizzate per fini diversi dalla rigenerazione urbana. Per questo, si prendono le distanze da questo improprio processo di rigenerazione urbana e si invitano tutte le forze politiche, sociali ed economiche della città a fare altrettanto, nonché ad esprimere con ogni mezzo il proprio dissenso verso questo falso percorso di rigenerazione urbana in sede di Consiglio Comunale.


Approfondimenti:

Troppa edilizia e poca metodologia
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-le.html

Sintesi degli interventi del 20.06.2011
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-sintesi.html

Sintesi dell'incontro di giovedì 16.06.2011 c/o SEL Gravina
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-la-mia.html 

Requisiti PPA Asse 7
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-i.html

Azione 7.1.1
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/azione-7.html

Pietro Perrucci

sabato 25 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. Dalla “falsa partecipazione” alla “farsa della partecipazione”, ovvero, W LA PARTECIPAZIONE.

Tutti concordi sul flop della partecipazione agli incontri sulla rigenerazione urbana. Tutti concordi altresì sulla distanza tra le troppe chiacchiere che si sono dette rispetto ai veri problemi ed ai veri bisogni posti ai grossi e potenti progettisti sponsorizzati dalla nostra amministrazione comunale; progettisti che, vorrei ricordare, si sono contraddistinti più per la meraviglia di vedere qualcuno che partecipava alla discussione, che interveniva, che proponeva, che si arrabbiava per i problemi irrisolti, oppure per la bella mostra di gioielli, accessori ed abbigliamento, o ancora per il fatto di guardare continuamente l'orologio come per dire “ma quando finisce sta palla...”, che non per la volontà di realizzare un percorso di effettiva partecipazione e quindi di reale “rigenerazione integrata, sostenibile, partecipata”, così come hanno fatto scrivere da qualche parte.

A sto punto sarebbe lecito chiedersi ma allora, chi sono coloro che hanno seguito sto percorso di falsa partecipazione: ebbene, sono stati, in primis, gli sfigati come me che si vedono il proprio lavoro rubato e poi fatto male, i cittadini esasperati ed altrettanto sfigati perché non se li caga nessuno, e qualche disoccupato, pure loro sfigati, che non vedranno mai quei soldi che arriveranno da Bruxelles trasformarsi in opportunità di lavoro. In secondo luogo, vi hanno partecipato tutti coloro che essendo legati professionalmente, imprenditorialmente e politicamente all'attività dell'edilizia, sperano fino all'ultimo di riuscire a deviare il processo di rigenerazione urbana in un processo di rigenerazione esclusivamente edilizia, o quantomeno, di evitare che questo processo ledesse i propri interessi edili della città, o ancora di riuscire mungerne quanti più spiccioli possibile pur senza fare edilizia. In terza istanza, vi stavano anche tutti coloro che dopo aver trascorso buona parte della loro vita tra pub, concerti, feste da ballo e fumare cose lecite ma soprattutto illecite, si sono riscoperti all'improvviso adulti, senza un lavoro e che, per recuperare il tempo perduto, sono costretti a prostituirsi soprattutto intellettualmente.

In tutto, in termini numerici e precisi quindi, vi erano 32 persone...; a tanto ammontava la conta dei presenti che personalmente ho fatto all'ultimo incontro del 24 giugno 2011... incontro incominciato con ben un'ora e mezza di ritardo perché alle ore 18,00 erano presenti soltanto 2 persone... ovvero, non c'erano neanche coloro che hanno gestito sta cosa forse perché ben consapevoli che si stava organizzando un falso processo di partecipazione, ovvero un falso processo di rigenerazione urbana.

Ovviamente, tra sfigati, gli edili e i prostituti intellettuali, la categoria che aveva più interesse a che un falso processo di partecipazione andasse avanti, sono stati i prostituti intellettuali e così dalla “falsa partecipazione” si è passati alla “farsa della partecipazione” nel senso che un po' per costrizione, un po' per scelta, “è meglio che portiamo avanti sta commedia della partecipazione tanto a noi ci conviene... abbiamo solo da guadagnarci e quindi da godere”... proprio come le prostitute.

Però, io mi chiedo: se ci sono i prostituti intellettuali, vuoi vedere che ci sono anche i protettori? Ma soprattutto, da chi può essere composta questa categoria di post-moderni lenoni e prosseneti? Secondo me, la miglior categoria di protettori, allo stesso modo delle prostitute senza altri aggettivi, sono i clienti. Ed allora chi è che ci guadagna alle spalle di sti prostituti, che potrebbero essere i nostri amici, compagni, figli e colleghi? Facile: semplicemente coloro che se ne servono, ovvero i clienti, coloro a cui fa comodo trattare con delle persone carine, accomodanti e soprattutto, che hanno un pressante bisogno e che quindi per un po' di spiccioli sono disposti a fare tutto quello che si vuole. Ed allora, se nella prostituzione intellettuale vale quella relazione di potere così come accade per la prostituzione di strada, vorrà dire che chi si serve dei prostituti intellettuali è il potere. E quale sarebbe la forma di un potere in una città come Gravina in Puglia? Facile anche questa risposta: la politica, i partiti e i notabili di partito. Ma tutti i partiti? Sì, tutti i partiti in cui si concentrano gli interessi sulla città.

Però, se la politica, i partiti ed i notabili di partito, portano i nostri amici, compagni, figli e colleghi, a prostituirsi, più che di lenoni e prosseneti dovremmo parlare solo di “magnaccia”. Ebbene sì, parliamo pure di magnaccia, ma la situazione non cambia di molto. E allora che si fa? Si continua la commedia e quindi se “the show must go on”... W LA PARTECIPAZIONE, W LA PROSTITUZIONE INTELLETTUALE.

Concludo con un consiglio ed un desiderio. Consiglio vivamente a coloro che si riconoscono come prostituti intellettuali di astenersi da qualsiasi commento o esternazione: il rischio che si corre è lo “sputtanamento”... sappiatelo. Invece, se il metodo di lavoro deve essere la farsa e quindi la prostituzione intellettuale, al prossimo processo di partecipazione vi vorrei tutti un po' più attori (lo sapete che a me piace il cinema) ma soprattutto vi vorrei tutti con uno stile, un look, un modo di fare, un po' più..., un po' più.... come dire... "CA'-PO'-CCHIOVRE" .... ecco il giusto termine.

Pietro Perrucci

martedì 21 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. Troppa edilizia e poca metodologia

Al secondo incontro sul processo di rigenerazione urbana sono emersi ancora più forti e chiari gli interessi legati all'attività edilizia che sta condizionando non poco la realizzazione di questo processo. Tuttavia, la cosa più negativa non è l'edilizia in sé, quanto il fatto che si continua a progettare solo in funzione di questo tema, escludendo così tutti gli altri temi che pure dovrebbero essere, a maggior titolo, parte integrante di questo progetto.
Si spiega in questo modo perché l'idea di progetto presentata ieri fosse basata esclusivamente sul “centro storico” e sulla parte della “gravina” che è posta sotto di esso (a sud del ponte-acquedotto della Madonna della Stella). Questa idea-progetto non tien conto quindi di tutta l'area posta nella zona a nord del ponte suddetto e pertanto questa esclusione fa venir meno l'applicazione quel principio di integrazione funzionale ed urbana che ci viene indicato dal bando come principale criterio di pianificazione.
Se l'intervento avesse tenuto conto di questo criterio, la pianificazione sarebbe avvenuta al di fuori degli interessi dell'edilizia e quindi la zona di intervento non si sarebbe incentrata sul  "centro storico" ma si sarebbe incentrata sull'area della “gravina”, visto che questa è più idonea a rappresentare, sia le problematiche, sia gli obiettivi di una rigenerazione urbana per la nostra città. Infatti, non ha nessun senso escludere da questa tutto il percorso geologico, naturalistico e paesaggistico della “gravina” con il suo torrente e con il suo suo ecosistema/biotipo così particolare, e con i suoi costoni sui quali sono localizzati la Pineta/Parco Robinson, le infrastrutture rappresentate dalla strada panoramica e ferrovia delle F.A.L., le due estese zone archeologiche sul costone ovest (Padreterno e collina di Botromagno/Petramagna), i siti sportivi comunali (campo sportivo, palestra Via Dante e campi tennis), l'area ex-Cooparco oggi inglobata nell'area Fiera San Giorgio e i diversi siti di archeologia industriale qui esistenti. Inoltre, la gravina resta l'unico elemento progettuale che funge da “entrée d'union” anche con altri siti posti ancor più a sud dell'idea-progetto presentata ieri, visto che, oltre al centro storico, arriva a toccare anche il Parco di Bruno, il Cimitero e la Terra Santa.
A causa di questo cattivo modo di fare progettazione, per tutta la durata del secondo incontro si è continuamente rifiutata la mia proposta di dar vita da subito ad una progettazione che fosse realmente inclusiva di conoscenze e competenze locali. Per questo, tutti i convenuti hanno avuto la sensazione che il piano di rigenerazione urbana sia stato già fatto e che quindi, portare delle innovazioni in questo momento significherebbe soltanto rompere quell'equilibrio e quegli accordi già presi sugli interventi edilizi da far passare come generazione urbana.
Infine, occorre dire che questo modo di fare pianificazione è improprio da un punto di vista metodologico: in una moderna metodologia di pianificazione non è possibile escludere i riferimenti sociali, antropologici, le implicazioni con la salvaguardia dei beni culturali ed ambientali e la messa a sistema dei beni architettonici paesaggistici, urbanistici ed ambientali, dal momento che questo piano non nasce e non si evolve sulla base di un'analisi di contesto e dall'analisi dei suoi problemi, ma si muove su scopi e fini impropri, incongrui, e riduce tutto l'intervento alla sola attività l'edilizia. Ovviamente, se la pianificazione è carente da un punto di vista metodologico, anche l'annessa attività di europrogettazione si muove al di fuori di una metodologia appropriata e la prova di ciò e data dalla mancanza di una "vison" del progetto coerente con gli obiettivi della programmazione dei fondi strutturali europei, ovvero della coesione, della crescita dell'attrazione e della competitività del nostro sistema urbano, dello sviluppo socieconomico, dell'aumento dell'occupazione e della sostenibilità.
 
Per chi volesse ulteriormente approfondire:

Sintesi degli interventi del 20.06.2011
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-sintesi.html

Sintesi dell'incontro di giovedì 16.06.2011 c/o SEL Gravina: http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-la-mia.html

Requisiti PPA Asse 7
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-i.html

Azione 7.1.1
http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/azione-7.html


Pietro Perrucci



Rigenerazione e Sviluppo urbano. Sintesi degli interventi nell'incontro pubblico del 20.06.2011


Scianatico: nel tentare di spiegare lo stato dell’arte fa intendere che gli interventi da effettuarsi con la rigenerazione urbana non debbono essere necessariamente legati allo sviluppo, all’occupazione e alla sostenibilità (cosa da non condividersi in nessun modo).
Tremamunno: propone un progetto strettamente incentrato sul centro storico e sulla parte della gravina posta di fronte al centro storico (a sud del ponte sulla gravina). Tale progetto è in piena contraddizione al principio della “integrazione dei piani”, che invece richiederebbe il coinvolgimento nel progetto di tutta la gravina, ivi compresa la zona a nord del ponte della Madonna della Stella.
Schinco: propone implementazioni progettuali incentrati sull’archeologia industriale, sul Parco di Bruno, sul Museo della civiltà contadina (sua collezione privata di oltre duemila pezzi) e, in assenza di una vision sulla città, propone una forma di sviluppo socioeconomico basato sull’agricoltura, sulla quale innestare tutta la progettazione.
Serangelo: non è possibile implementare il Parco di Bruno perché oggetto di un contenzioso giudiziario.
Moretti: Manca un’idea della città e manca un’idea forza di tipo progettuale su cui basare la rigenerazione urbana. Propone l’implementazione progettuale dei quartieri disabitati, del progetto “Acqua & Terra” e di rimettere in funzione i numerosi contenitori comunali esistenti nel centro storico.
Misciagna: concorda per il recupero dei cavati e di Via Giudice Montea e propone il coinvolgimento dei privati anche con opere di convincimento.
Scarnera: propone il passaggio da interventi esclusivamente urbanistici ad interventi di “Rigenerazione Antropologica”, tenendo bene in conto il fatto che la popolazione che rimane nei centri storici diventa sempre più anziana e quindi sempre più bisognosa di servizi sociali.
Perrucci: non concorda col progetto presentato perché metodologicamente sbagliato. Chiede di implementare la zona Nord del ponte sulla gravina, chiede di incentrare tutto il progetto sulla gravina anziché sul centro storico; inoltre, non il processo che è stato avviato dall'Amministrazione comunale non lo vede indirizzato allo sviluppo della attrattività e della competitività della città, e quindi distante dal conseguimento degli obiettivi che la Regione Puglia si è impegnata a conseguire nei confronti dell’Unione Europea che sono: coesione, sviluppo socioeconomico, occupazione e sostenibilità. Propone una progettazione che sia inclusiva delle conoscenze e competenze locali sin da questa fase della progettazione che non è ancora sufficientemente partecipata.
Tremamunno: occorre dare precedenza alla cantierabilità del progetto ai fini per poter acquisire un maggior punteggio in grado di garantire un suo finanziamento/approvazione e chiede nuove proposte.
Perrucci: se non c’è partecipazione, non c’è conoscenza dei problemi; se non c’è conoscenza dei problemi, non c’è progettazione adeguata. Ripropone ancora una volta l’inclusione di conoscenze e competenze locali già in questa fase del processo.
Sarpi: chiede a quanto ammonterebbe il presunto finanziamento e la Scianatico gli risponde 3-3,4 milioni di euro.
 
 
Per chi volesse ulteriormente approfondire:
Sintesi dell'incontro di giovedì 16.06.2011 c/o SEL Gravina: http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-la-mia.html
Requisiti PPA Asse 7 - http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-i.html
Azione 7.1.1 - http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/azione-7.html


Pietro Perrucci


sabato 18 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. La mia sintesi dell'incontro di giovedì 16.06.2011.

Credo che sia possibile incentrare la sintesi di questo incontro intorno a tre punti fondamentali:
1) il dissenso verso il processo di rigenerazione avviato dall’amministrazione comunale gravinese;
2) il rischio che il piano di rigenerazione si caratterizzi con interventi esclusivamente di tipo edilizio;
3) l’accoglimento delle proposte che sono emerse finora.

1) Dissenso
In piena conformità con quanto esposto dall’Arch. Salvatore Digennaro, si deve concordare sul fatto che il processo di rigenerazione urbana avviato dall’amministrazione comunale è partito nel peggiore dei modi, e cioè intenzionalmente basato su una falsa partecipazione. Come tutti dovrebbero sapere, l’ordinamento giuridico italiano prevede dal 2006 che tutti gli strumenti di pianificazione, programmazione, progettazione e politiche, che riguardano interventi nei settori dell’ambiente e della sostenibilità (così com’è per la rigenerazione urbana) dovrebbero tener in debita considerazione le volontà e le posizioni espresse dalla collettività su cui andranno a ricadere gli effetti di questo tipo di interventi. La partecipazione, perciò, si realizza su due livelli: quello della “condivisione”, che deve essere la più ampia possibile, e quello della “inclusione”, e questo anche nel senso che tutte le fasi del processo di generazione urbana, ivi compresa la redazione del Piano Integrato di Sviluppo Urbano (P.I.S.U., di cui all’azione n. 7.1.1 PO FESR 2007-2013 Regione Puglia) devono comprendere al proprio interno le diverse rappresentanze della comunità, nonché coloro che operano sul territorio come portatori di competenze specifiche e conoscenze dirette dei problemi su cui intervenire. Invece, come tutti hanno constatato, dall’incontro cittadino del 14 giugno 2011 è emerso che i rappresentanti della nostra comunità non sono stati inclusi nella elaborazione del P.I.S.U., né nelle analisi di contesto, ma sono stati chiamati solo a dare dei pareri, delle indicazioni ed anche delle informazioni al consulente ha avuto l’incarico di gestire la rigenerazione urbana, incarico del quale, voglio ricordare, i nostri amministratori non hanno ancora spiegato le motivazioni e le modalità di affidamento.

2) Rischio edilizia
Il rischio che il processo di rigenerazione urbana si caratterizzi esclusivamente con interventi di tipo edilizio è molto più forte di quello che si potesse immaginare in un primo momento. Dalla esposizione fatta dall’Ing. Franco Soldini, infatti, è emerso che la realizzazione del P.I.S.U., fa un esplicito riferimento metodologico alla Legge regionale n. 21/2008 sulla rigenerazione urbana nella Regione Puglia che prevede essenzialmente interventi di tipo edilizio in più rispetto a quelli inizialmente previsti dal Programma Pluriennale di Attuazione dell’Asse 7 (a cui fa riferimento l’azione n. 7.1.1) che, nel suo ambito, dovevano essere solo di “rafforzamento” agli altri tipi di interventi. Questo rischio, inoltre, si è manifestato pure con l'emergere nei due incontri tenutesi finora (conferenza cittadina del 14 giugno e dibattito pubblico del 16 giugno scorso) di almeno tre grossi gruppi di interesse che spingono la realizzazione di questo intervento in direzione dell'edilizia: uno è quello fortemente legato all’attuale compagine politica dell’attuale maggioranza in seno all’amministrazione comunale; l’altro è quello legato all’attuale compagine politica dell’opposizione; e infine, un terzo gruppo, molto trasversale, legato a doppio tramite sia con la maggioranza sia con l’opposizione e che comprenderebbe anche operatori legati al gruppo della maggioranza e al gruppo di opposizione. Ecco perché, a tal proposito, mi sembra giusto ricordare che più che dell’edilizia, si dovrebbe pensare al conseguimento degli obiettivi di recupero sociale, urbano, ambientale, allo sviluppo turistico, alla salvaguardia dei beni ambientali e culturali, ad accrescere la competitività e l’attrazione delle città, il tutto per rispettare quegli impegni strutturali di sviluppo socioeconomico, di crescita dell’occupazione e di sostenibilità,, di qualità della vita e dell'ambiente, che la Regione Puglia ha intrapreso nei confronti soprattutto dell’Unione Europea.

3) Proposte da accogliere
Le proposte che sono state presentate nei due incontri tenutesi finora sono tutte molto valide e legittime: esse, infatti, non sono solo la risposta diretta che la nostra comunità fa ai suoi problemi, ma rappresentano quella manifestazione di cittadinanza attiva e quindi di democrazia che si sostituisce alla politica, ad oggi incapace di risolvere i problemi della nostra comunità e capace, invece, di far fallire ogni tentativo di intervento come dimostrano le disastrose conseguenze degli interventi precedenti sulla Pianificazione Strategica di Area Vasta, sul tentativo "casalingo" di promuovere lo sviluppo del turismo, sul Sistema Ambientale e Culturale  S.A.C. Murgiano, ecc…, ecc…, ecc… Pertanto, forse è giunto il momento di mettere in atto qualche strumento di democrazia partecipata o di democrazia deliberativa, attraverso i quali raccogliere tutte le proposte emerse finora e quelle che emergeranno nei prossimi giorni, convogliarli in questo processo per mezzo di animatori e facilitatori professionali e non improvvisati, e quindi articolarle in un processo di rigenerazione urbana che sia realmente condiviso, inclusivo ed efficace nel raggiungimento di quegli scopi per cui l'azione n. 7.1.1 sui P.I.S.U. è stata concepita e finanziata dall’Unione Europea.

Per chi volesse ulteriormente approfondire:
Requisiti PPA Asse 7 -  http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/rigenerazione-e-sviluppo-urbano-i.html

Azione 7.1.1 - http://pietroperrucci.blogspot.com/2011/06/azione-7.html


Pietro Perrucci

venerdì 17 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. I requisiti del P.P.A. Asse 7 P.O. FESR 2007-2013 Regione Puglia


Requisiti Finanziari:
  • Grado di partecipazione finanziaria degli enti locali al finanziamento degli interventi;

Requisiti Economici e Sociali
  • Grado di coinvolgimento della popolazione locale;
  • Grado di coinvolgimento del partenariato economico e sociale;
  • Premialità per enti che adottano un “regolamento etico” e/o che aderiscono a sistemi di gestione ambientale riconosciuti;

Requisiti Tecnico-progettuali
  • Priorità per le città medio-grandi ad elevato rischio di crisi ambientale e sociali, tenendo conto delle analisi di contesto dei piani strategici di area vasta;
  • Idee guida efficaci e coerenti con l’analisi dei bisogni e delle risorse storico-culturali e ambientali, nonché con la valorizzazione o riqualificazione paesaggistica;
  • Grado di integrazione e complementarietà con gli interventi nel campo ambientale e della valorizzazione culturale, paesaggistica, turistica, sociale ed economica;
  • Esecutività e canteriabilità degli interventi di tipo infrastrutturale (da documentare attraverso attestazioni riguardanti, per esempio, la disponibilità degli immobili oggetto di intervento nel caso di infrastrutturazione di immobili) e loro rispondenza ai criteri di ammissibilità e selezione previsti dalle linee di intervento che si intendono attivare;
  • Grado di completezza dei piani di gestione per i servizi che si intendono attivare;
  • Premialità per i piani che includano interventi in grado di connettere significativamente le aree urbane alla rete ecologica;
  • Premialità per i piani che prevedano il miglioramento dell’accessibilità alle aree urbane mediante sistemi di mobilità sostenibile;
  • Premialità per il riuso delle aree dimesse coerenti con l’obiettivo di sviluppare occupazione stabile e qualificata per i piani che includano iniziative a forte contenuto innovativo e con significative ricadute occupazionali, specie nel settore dei servizi oppure coerenti con l’obiettivo dell’occupazione, specie nel settore dei servizi, oppure coerenti con l’obiettivo della promozione dell’occupazione giovanile per i piani che prevedono il consolidamento di reti di Laboratori Urbani per i giovani, in continuità con il Programma Spiriti Bollenti della Giunta Regionale finanziato dalla delibera CIPE n. 35/2005, coerenti con l’obiettivo del risanamento ambientale per i piani che includano la bonifica di siti inquinati;
  • Premialità per i piani che prevedono la riqualificazione di detrattori del paesaggio e una specifica attenzione progettuale all’inserimento e alla valorizzazione paesaggistica degli interventi previsti;
  • Premialità per i piani che prevedono il recupero e l’adeguamento tecnologico e strutturale delle sale cinematografiche tradizionali.

Pietro Perrucci

giovedì 16 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. Azione 7.1.1 - P.O. F.E.S.R. 2007-2013 Regione Puglia

1. Obiettivi
- contrasto alla marginalità ed esclusione sociale;
- miglioramento della qualità ambientale e della qualità della vita (ovvero, integrazione urbana, riduzione dell'inquinamento e sviluppo urbano sostenibile);
- valorizzare il carattere identitario dei luoghi.

2. Tipologie di attività ammissibili
a) degrado fisico e disagio socioeconomico;
b) riqualificazione dell'ambiente costruito;
c) la tutela del patrimonio storico-culturale;
d) recupero funzionale e qualitativo delle urbanizzazioni;
e) contrasto all'elusione sociale;
f) integrazione delle funzioni e degli interventi;
g) riconversione in chiave ecologica degli spazi urbani.
Vi rientrano anche:
h) il soddisfacimento dei bisogni e delle istanze degli abitanti legati alle identità dei luoghi;
i) il risanamento ecologico-ambientale (interazioni con le reti ecologiche);
l) i sentieri didattico-museali;
m) la mobilità sostenibile;
n) l’uso di fonti energetiche rinnovabili nella realizzazione delle opere edilizie;
o) recupero di aree caratterizzate da edilizia incongrua;
p) tutte le azioni enunciate possono essere rafforzate con interventi relativi a specifiche tipologie di edilizia sociale.

3. Interazioni
- Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR);
- Pianificazione Strategia ed Aree Vaste;
- Piani Integrati di Recupero delle Periferie (PIRP);
- Asse IV (Risorse ambientali e culturali) P.O. FESR 2007-2013 e sviluppo del turismo.

4. Indicazioni del Piano Pluriennale di Attuazione (P.P.A.) Asse 7
- Metodo: Politica di rigenerazione urbana (L.R. n. 21/2008).
- Strumenti: Programmi di intervento per attuare in modo integrato tutte le attività ammissibili.
- Linea di intervento 7.1: Piano Integrato di Sviluppo Urbano.
- Progettazione diffusa: acquisizione di manufatti; esecuzione di lavori di recupero di manufatti esistenti; realizzazione di infrastrutture e servizi; consulenze, analisi e studi; processi di partecipazione; informazione, divulgazione e comunicazione; altre attività generali connesse a quelle sopra esposte.

5. Intervento
- Processo di policy invece di tecniche di europrogettazione. Non possono essere adottate le classiche tecniche di europrogettazione (PCM, GOP, LFA, ecc…) a 6 fasi di un intervento: ma occorre un intervento strutturato almeno su 12/14 fasi e l’unico strumento in grado di poter rispondere a questa esigenza sono proprio i cosiddetti processo di policy.
- Sviluppo socioeconomico, occupazione e sostenibilità.
- Unione Europea: Le politiche urbane messe in atto dall’UE, in funzione della coesione, prevedono una strategia fondata su qualità della vita e dell’ambiente urbano, riduzione del livello di inquinamento nelle aree urbane, benessere sociale dei cittadini, approccio integrato di tutti gli interventi e sviluppo urbano sostenibile.
- Stato/Governo Italiano: Dal “Quadro Strategico Nazionale” si prevede un contributo delle città alla crescita e all'occupazione, perché in un’economia globalizzata ad entrare in concorrenza non sono solo soltanto le imprese, gli imprenditori ed i mercati, ma vi entrano anche le città con i loro sistemi urbani.
- Regione Puglia: Obiettivo Convergenza. In funzione di questo obiettivo, all’Asse 7 del PO FESR è stato assegnato un obiettivo specifico: “la competitività e l’attrattività, la valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali e il contrasto dell’abbandono”.

Attualmente il bando è carente di indicazioni circa l'Ufficio/Struttura di management (condizione necessaria); invece la maggior parte dei comuni non hanno una Vision della città nell'ambito della quale implementare l'intervento/processodi policy (condizione sufficiente).

Pietro Perrucci

martedì 14 giugno 2011

Metodologia dei processi di policy. Interazione a 6 soggetti.

Carissima Marisa,

provo a rifare la sintesi della mia risposta alla tua interessante domanda sui soggetti che intervengono nei processi di policy, domanda che mi hai posto in occasione dell'incontro del 14.06.2011 sul Piano Integrato di Rigenerazione Urbana e di cui spero ti possa essere utile per i tuoi progetti.

In genere, i soggetti che intervengono in un processo di policy legato alla europrogettazione sono sei:
1) Committente del progetto;
2) Policy maker;
3) Consulente legale;
4) Consulente economico-finanziario;
5) Ingegnere gestionale;
6) Ente pubblico.

Il Committente del progetto, (che può essere un imprenditore, un privato, un'impresa, un Ente Pubblico) si rivolge all'europrogettista il quale, nel momento in cui accetta l'incarico di sviluppare un progetto da questi proposto/assegnato, si trasforma in Policy maker e cioè in un soggetto che, oltre ad individuare un bando adeguato per il committente, deve costruire il processo di policy, ovvero il percorso entro il quale il progetto deve realizzarsi.
Per far questo, il Policy maker sviluppa un processo, ovvero un percorso di studio e ricerca che oltre a sviluppare l'idea di progetto, fa in modo che questa idea si trasformi in opportunità di business e di creazione di posti di lavoro.
Per poter far questo, il policy maker si serve anche di altre figure che sono:
a) il Consulente legale (che in genere è un avvocato) e che da questo momento in poi si occuperà della istruttoria della domanda con la quale si chiede il finanziamento del progetto e svolgerà assistenza legale al committente e al policy maker per tutta la durata del progetto;
b) il Consulente economico finanziario (che in genere è un commercialista) il quale valuta e definisce la fattibilità economico finanziaria dell'idea di business che inevitabilmente accompagna lo sviluppo del progetto, fornendo anch'esso assistenza al committente e al policy maker per tutta la durata del progetto;
c) l'Ingegnere gestionale, che ne valuta la fattibilità dal punto di vista tecnico e tecnologico, fornendo anch'esso assistenza al committente e al policy maker per tutta la durata del progetto.
Una volta che queste tre figure hanno definito la fattibilità del progetto dal punto di vista legale, economico-finanziaria e ingegneristica, il policy maker ne acquisisce le loro valutazioni e ritorna ad interfacciarsi con il Committente per proporgli le misure ed i bandi che secondo lui sono più idonei al finanziamento del progetto. In altre parole, il policy maker torna a fare così a fare l'Europrogettista e a questo punto in base ad ulteriori  valutazioni che farà insieme al committente decidono il bando o la misura da attuare.
A questo punto, interviene l'ultima figura del processo, ovvero l'Ente Pubblico che ha emesso il bando o che è responsabile della misura di riferimento del progetto, ed è solo in questo momento che viene presentata la domanda, ovvero, che si avvia l'istruttoria.

Pertanto, la sintesi della mia risposta alla tua domanda era proprio questa: l'Ente Pubblico, benché sia il soggetto che emette il bando, nella europrogettazione è l'ultimo soggetto che entra nel processo perché è solo al momento della consegna della domanda (e quindi con l'avvio dell'istruttoria) che entra in gioco.

Pietro Perrucci