lunedì 26 ottobre 2009

CRISI ECONOMICA E CREDITO ALLE PMI

Il convegno che si è svolto su questo tema in data 25 ottobre 2009, mi offre l’opportunità per sviluppare una riflessione sulla condizione delle piccole e medie imprese localizzate sul nostro territorio, sul come queste imprese hanno affrontato le sfide imposte dalla globalizzazione, sul come hanno vinto queste sfide e sulla conseguente impossibilità di tradurre questi loro risultati, queste loro performance, in opportunità di sviluppo socioeconomico per il nostro territorio, proprio a causa di una difficoltà nell’accedere al credito d’impresa.
Diverse imprese del nostro territorio hanno affrontato e vinto la competizione e la concorrenza internazionale in mercati esteri in diversi settori, agroalimentare, ICT e meccanica, tuttavia non riescono ad ottenere dalle banche quel credito e quel supporto per trasformare le nostre piccole e medie imprese in leader mondiali nei vari settori in cui operano. Sotto questo aspetto, molto emblematica è risultata essere l’esperienza di un’azienda locale che opera nel settore della meccanica che, per essere riuscita a creare un particolare congegno elettromeccanico nell’ambito dei carrelli elevatori, aveva vinto la concorrenza del leader mondiale in questo particolare settore, al punto che questa azienda leader è stata costretta a licenziare decine e decine di migliaia di dipendenti in tutte le sue sedi sparse nel mondo. Ora, nell’ambito dei processi della globalizzazione è facile attendersi che l’impresa che vince la concorrenza internazionale assorba l’impresa che perde questa sfida, ed invece, nel caso della nostra azienda locale, ciò non è stato possibile perché la piccola dimensione di questa impresa non avrebbe mai potuto accedere ad un volume di credito così elevato, necessario per assorbire questo colosso mondiale.
Morale della favola, le imprese e le aziende bancarie e del credito nel nostro territorio non sono in grado di supportare le piccole e medie imprese nell’affrontare le sfide della globalizzazione e la rabbia dei piccoli e medi imprenditori sta proprio nella loro impossibilità di accedere al credito rispetto alle le grandi imprese che, magari, pur perdendo le sfide poste della globalizzazione e quindi pur essendo inefficienti, hanno più opportunità di accedere al credito per la loro dimensione e la loro maggior visibilità.
A questo controsenso si aggiunge un altro grande controsenso presente all’economia di oggi: l’attuale crisi economica è stata causata da leaders mondiali delle banche e della finanza soprattutto statunitensi, cioè del paese che guida il processo di globalizzazione, e per causa proprio delle multinazionali del credito e della finanza che la crisi è arrivata anche alle imprese degli altri settori economici. Di conseguenza, le imprese piccole e medie imprese si trovano in difficoltà proprio dagli operatori del credito. A questo, si aggiunge ovviamente un’atra considerazione e cioè, mancando concrete possibilità di accesso al credito e dovendo assorbire le conseguenze della crisi, le nostre PMI non si possono espandere, non possono diventare leader mondiali e quindi non possono incidere sullo sviluppo socioeconomico del nostro territorio, in termini crescita del loro fatturato, in termini di aumento del PIL regionale, in termini di creazione dell’indotto e in termini nuova occupazione.
Questi aspetti, quindi, sono sintomatici di una grande distanza che esiste tra il mondo dell’impresa e il mondo della finanza e nonostante i numerosi strumenti che vengono attivati per ridurre questa distanza, oggi ci ritroviamo ancora con pressanti richieste che giungono dalle imprese per richiedere credito finalizzato alla internazionalizzazione delle imprese e quindi per la formazione, per l’uso dei fondi e delle risorse europee, per gli investimenti in R & S, per l’avvio di partenariati internazionali volti soprattutto allo sviluppo di sinergie strategiche, ecc..., e questo quadro evidenzia una carenza culturale che non permette che questi due mondi dell’economia – impresa e finanza – siano vicini ed operino in sinergia. Sotto questo aspetto, neanche la politica sembra riuscire a risolvere questo problema, dal momento che gli interventi che questa mette in atto, non sono quasi mai frutto di un’analisi ragionata dei problemi e di una loro precisa ed obiettiva interpretazione, ma sono quasi sempre interventi che vedono l’esercizio di un potere dei suoi rappresentanti, nel favorire ora l’imprenditore, ora la banca, a seconda del caso. Cosicché, allargando questo discorso in una prospettiva generale, si può dire che a causa della politica, non solo non si predispongono adeguati interventi per facilitare l’accesso delle PMI, ma si opera facendo in modo che non vi sia più un mercato del credito, che non esista più una domanda ed un’offerta del credito e quindi, che non vi sia più una economia del credito.Per questo, forse, sarebbe utile accogliere quella proposta emersa in questa sede, cioè di creare una struttura-osservatorio del credito, che attraverso un monitoraggio continuo di tutte le imprese che operano sul territorio, si elaborino strumenti creditizi ad hoc, per interventi “case by case”, ovvero su misura a seconda dell’azienda che ne fa richiesta e a seconda delle sue particolari esigenze.