mercoledì 26 gennaio 2011

Piano Straordinario per il Lavoro 2011 – Regione Puglia

Ciò che è stato presentato come "Piano Straordinario per il Lavoro" non ha in sé gli elementi necessari per potersi definire un "piano per il Lavoro", né un piano "straordinario" per il Lavoro e neanche un "piano" sotto l’aspetto metodologico e più stretto del termine.

Non lo si può definire un "Piano per il Lavoro" perché non affronta "direttamente" la questione dell’occupazione, né rapporta questa questione con la dinamica del mercato del lavoro nella nostra regione; il Piano, invece, illustra quelli che saranno i riflessi occupazionali di alcune misure e di alcuni strumenti, prevalentemente connessi ai Fondi Strutturali europei, così come di seguito riportato:
a) al Programma Operativo inerente il Fondo Sociale Europeo 2007-2013 della Regione Puglia (Assi I, II, III, IV, V) si riconducono le misure del Piano n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 24, 25, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33 e 43;
b) al Programma Operativo inerente pure il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 sempre della Regione Puglia, (Asse I), si riconducono le misure n. 30, 31, 34, 35, 36, 37, 38, 39 e 40;
c) al Piano Operativo Nazionale Governance e Azioni di Sistema 2007-2013, la cui Autorità di Gestione è il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, si riconduce la misura n. 10;
d) ai fondi vincolati del Bilancio Regionale del 2009, (ex art. 67 L.R. n. 19/2006) si riconduce la misura n. 13;
e) all’art. 48 (Istituzione del fondo regionale per l’occupazione dei disabili) della Legge Regionale n. 9/2000 sul Bilancio di Previsione per l’Esercizio Finanziario 2000 e di previsione 2000-2002 si riconduce la misura n. 15;
f) infine, ad alcuni fondi nazionali (non espressamente specificati) si riconducono le misure n. 21, 23, 26, 41 e 42.

In secondo luogo, questo Piano non lo si può connotare neanche come "Piano Straordinario", sia perché non esiste un Piano ordinario per il Lavoro della Regione Puglia, sia perché mancano i riferimenti alla "straordinarietà", ovvero alla "gravità", con cui si manifesta il problema della disoccupazione nel mercato del lavoro nella Regione Puglia. Mancano, infatti, i riferimenti alla inefficacia delle politiche nazionali per il lavoro che non riescono ad arginare la paurosa perdita di posti di lavoro nei settori tradizionalmente a più elevata domanda di lavoro (Industria e Servizi). Mancano, poi, i riferimenti a tutto un contesto socioeconomico che, malgrado le ingenti risorse spese in 30 anni di programmazione dei Fondi Strutturali Europei, non riesce a generare né nuova occupazione, né nuova impresa. Inoltre, mancano anche i riferimenti ad un mercato del lavoro regionale che è incapace di assorbire quella forza lavoro giovanile ed altamente qualificata che esce dal mondo dell’Istruzione e dell’Università.

Terzo aspetto da considerare, è dato dal fatto che non è possibile qualificare questo "Piano per il Lavoro" neanche come "piano" sotto l’aspetto metodologico. Un piano, per potersi definire tale, e quindi per potersi distinguere dagli altri tipi di interventi (politiche, programmi e progetti), deve far riferimento almeno a tre elementi essenziali, che sono:
1) l’analisi del contesto, che in quanto "straordinario", meriterebbe un’analisi approfondita su ognuna delle sue componenti e non solo dei sommari riferimenti introduttivi;
2) l’approccio strategico, che oggi è fondamentale in ogni forma di pianificazione;
3) il meccanismo "metodologico-operativo" tipico di una pianificazione di tipo "strategico", che porta alla individuazione dei problemi, alla trasformazione di questi in obiettivi, alla scelta delle azioni mediante le quali raggiungere gli obiettivi e, in ultimo, alla individuazione di azioni alternative straordinarie, cui ricorrere in caso di impossibilità di conseguire gli obiettivi fissati con le azioni ordinarie.
Questo Piano, quindi, non avendo questi tre elementi, non può essere definito tale sotto l’aspetto metodologico.

Chiudo, evidenziando il fatto che vi sarebbero anche altri aspetti che dovrebbero essere analizzati e discussi nel merito (Governance, Partecipazione, Inclusione, Concertazione, Sostenibilità, Coesione…) cui, però, rinvio al confronto dei prossimi giorni.
 
Pietro Perrucci

giovedì 20 gennaio 2011

PROGETTO BIBLIOMURGIA. Elementi e riferimenti per il progetto della rete delle Biblioteche del Parco Nazionale dell'Alta Murgia


Dalle "Analisi di Contesto" effettuate durante il 2009 è emerso che nelle trenta e oltre biblioteche che sussistono in questo territorio vi è un patrimonio di circa 600.000 opere, ripartito in opere librarie, opere multimediali, documenti d’archivio, giornali e riviste locali. Questo notevole patrimonio culturale, per essere inserito in rete, necessita di un sistema informatico che, oltre ad essere compatibile con la rete nazionale ed internazionale delle biblioteche (rete OPAC-SBN), deve anche prevedere a monte la possibilità di espandersi verso altre funzioni, quali la digitalizzazione delle opere, il servizio di book-crossing e verso ulteriori nuovi soggetti ed utenti rispetto a quelli attualmente previsti. Per questo, la realizzazione della rete Bibliomurgia vera e propria necessita di ingenti finanziamenti che al momento è possibile attingere solo dalle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea verso la Regione Puglia, attraverso il P.O. FESR PUGLIA 2007-2013 e il P.O.IN./P.A.IN. 2007-2013 "Attrattori culturali, naturali e turismo". Tuttavia, dalla conclusione delle analisi di contesto ad oggi, si è rilevato che l’accesso a queste due fonti di finanziamento sarà molto più difficile del previsto, ne è prova la stessa attivazione delle due misure inerenti i Sistemi Ambientali e Culturali (misure n. 4.2.2 e 4.4.2, PO FESR 2007-2013, Regione Puglia), che non ha per nulla contemplato questo progetto. Per cui se questo progetto sarà finanziato, la sua attuazione richiederà tempi piuttosto lunghi, anche oltre il 2015, visto che tanto l'Ente Parco, quanto la Regione Puglia, non riescono a collegare la progettualità espressa dal territorio alle misure ed ai bandi dei programmi europei. Si è persa, inoltre, anche la possibilità di usare i pochi finanziamenti del Governo per il 2010 dichiarato "anno internazionale della Biodiversità". Di seguito, quindi, si riporta quell’insieme insieme di elementi e di riferimenti che ho tenuto in considerazione nella elaborazione della proposta progettuale del 04.03.2010, per analizzarlo, integrarlo ed adeguarlo in maniera condivisa.
(dalle mappe del Parco, della Regione, del Centro Studi Torre di Nebbia, del Touring Club Italiano e dell'Istituto Geografico Militare, andando oltre l'attuale dimensione del Parco)

Elementi storico-antropoligici


- brigantaggio
- transumanza
- lotte contadine
- riforme agrarie
- rimboschimenti
- disboscamenti
- dissodamento
- spietramento
- cave
- poligoni militari
- discariche
- insediamenti civili
- insediamenti industriali
- insediamenti turistici e/o agrituristici
- agricoltura
- altri detrattori di paesaggio
- …

Biotopi
- steppa
- pseudosteppa mediterranea
- bosco ceduo
- rimboschimento a conifere
- macchia mediterranea
- sistema carsico
- pascolo arborato
- pascolo cespugliato
- …





Toponimi, località, nomi
- Abbazia
- Abbondanza
- Abricida
- Abruzzese
- Acquatetta
- Addario
- Addone
- Aglietta
- Albergane
- Alfieri
- Altamura
- Amelia
- Amendolaggine
- Anelli
- Angarano
- Anna Menonna
- Annalucia
- Annunziata
- Annunziatela
- Antonelli
- Antonietta
- Acquilecchia
- Arbore
- Arnieci
- Aspro
- Aspro Grande
- Aspro Piccolo
- Assenzio
- Atavuccio
- Attorre
- Azzarini
- Azzolini
- Bacalai
- Balestra
- Balice
- Balliana
- Balunno
- Barba D’Angelo
- Barbara
- Barbarossa
- Barbera
- Barbetta
- Barbuzzi
- Berdellaccio
- Barletta
- Balettona
- Barone
- Basile
- Bastione
- Battista
- Beda
- Bellaveduta
- Bellavista
- Belmonte
- Belvedere
- Benedici
- Bianchini
- Bianco
- Bilanzone
- Bilanzuoli
- Bitetti
- Bocca di Lupo
- Boccuzzi
- Bolognese
- Bombino
- Borrelli
- Boscarello
- Boschetto
- Boschetto S. Spirito
- Botromagno
- Bove
- Bove Vecchio
- Bovio Sereno
- Brandi
- Bruni
- Bucci
- Buquicchio
- Buquicchio Grande
- Cafiero
- Calandrella
- Caldarola
- Calderone
- Calderoni
- Calia
- Cavicchio
- Callosa
- Calvagno
- Camastro
- Camerino
- Campanile
- Campanone
- Campine
- Campo Verde
- Canalecchio podere
- Cannone
- Cannoni
- Cantoniera casa
- Capelluti
- Capo D’Acqua
- Capo Posto
- Caponio
- Capo
- Capo
- Caporizza Capone
- Caporizza Santomasi
- Caporizzi
- Caporusso
- Capozza
- Cappella Vecchia
- Cappelluccia
- Cappelluzzo
- Caputi Lorusso
- Caputi
- Caputo
- Carbone
- Cardinale
- Cardone
- Careccia
- Cariari Prima
- Cariari Seconda
- Cariari Jannuzzi
- Carlucci
- Carluva
- Carmine
- Carone
- Carriello
- Carro di S. Domenico
- Carulli
- Carvella
- Casal Sabini
- Casalini
- Casalino
- Casamortana
- Cascarena
- Cascettaro
- Caselli di Cristo
- Casette di Castigliolo M.
- Casiello
- Castello
- Castelli
- Castigliolo
- Priore
- Casizzi
- Casella
- Castelluccia
- Cavallerizza
- Cassano
- Castel del Monte
- Castelli
- Castello
- Castello del Garagnone
- Castello di Gravina
- Castello
- Castello
- Castelluccia
- Castrato
- Caterina
- Cattaneo
- Cavallerizza
- Cavatello
- Cave di Bauxite
- Cave di Pietra
- Cave di Tufo
- Cavoni
- Ceccarelli
- Ceci A.
- Ceci
- Ceci Pietro
- Cefalicchio
- Cela
- Celentino
- Cellaforza
- Cementificio
- Censo
- Cento Vignali
- Centovizi
- Cenzovito
- Ceraso
- Cerasola
- Cerasoletta
- Cerentino
- Cervone
- Cervone Grande
- Cervone Piccolo
- Cesano chiesa
- Cesare
- Chianculli palmento
- Chiapperini
- Chicoli cappella
- Chieco
- Chieffi
- Chiesa
- Chinunno
- Cialledde
- Ciani
- Ciaralli
- Cicala
- Cicaledda
- Ciccarelli
- Cicchelli
- Cicchetto
- Cicciarelli
- Ciccio Fieco
- Cimadoro
- Cimadomo Nuove
- Ciminiero di Gioia
- Ciminiero
- Cingavalle
- Cipolla
- Cipriani
- Circito
- Cirillo
- Cisterna Rossa
- Città
- Citulo di Sopra
- Citulo
- Ciucciarelli
- Civile
- Clara
- Clinico
- Cocuzzo
- Coeyola
- Colamaria
- Colacicco
- Colangelo
- Colantonio
- Coleti Grande
- Coleti Piccola
- Collone
- Colomba Petrone
- Colonna
- Comandante
- Comitana
- Concezione
- Conche di Bitetto
- Concone
- Conte
- Contessa
- Coperchio
- Coppa Tre Miglia
- Coriglino
- Corpo Forestale
- Correnti
- Corsi
- Corte Cicero
- Corte Li Rizzi
- Corte Rubino
- Cortillo
- Cortogigli
- Corvo
- Cosmo
- Costarizza
- Cotugno
- Covelli
- Craca
- Creanza
- Cristiani
- Crocetta
- Crocitto di Toritto
- Cucinella
- Cucugliello
- Cugno di Volpe
- Cula
- Cuoccio
- Cupone
- Curiale
- Curto Maiuro
- Cusci
- Cutillo
- D’accetta Vacchereccia
- D’Aloia
- D’Isola
- D’Ursi
- D’Alessandria
- D’Alessandro
- D’Ameli
- D’Amelio
- D’Amely
- Danesi
- De Angelis
- De Bellis
- De Cesare
- De Chirico
- De Crescenzo
- De Deo
- De Laurentis
- De Lorenzis
- De Lucia
- De Mari
- De Nora
- De Palma
- De Strefano
- De Venuti
- Debenedictis
- Del Monaco
- Del Monte
- Del Pulo
- Del Vento
- Della Lama
- Dell’Abruzzese
- Dell’Orco
- Denora
- D’Ercole
- Desario
- Di Coppa
- Di Cristo
- Di Donini
- Di Gennaro
- Di Tria
- Di Giacomo
- Di Gioia
- Di Gregorio
- Di Grotte
- Di Grotte Piccole
- D’Innella
- D’Innella Loizzo Calia
- Di Mezzo cappella
- Di Monsignore
- Di Noia
- Di Palma
- Di Santo (podere)
- Di Trani
- Di Tria
- Diaferia
- Difonzo
- Locone (diga)
- Dolcecanto
- Dolmen
- Don Ciccillo
- Don Giacinto
- Don Gianiacopo
- Don Luca
- Don Paolo
- Don Zecchiniello
- Donna Catarinella
- Donna Giselda
- Duca di Sangro
- Due Carri
- Due Carri
- Eliantonio
- Elifani
- Epitaffio
- Facciomini
- Falco
- Fanelli
- Farano
- Faraone
- Farauáll
- Fasano
- Fasoli
- Fasoli Jatta
- Fazzadio
- Femmina Morta da Capo
- Femmina Morta da Piedi
- Fenicia
- Ferlizza
- Ferrante
- Ferrara
- Ferrarese
- Ferrata
- Ferratela
- Ferri
- Ferrulli
- Ficocchia Corte
- Ficocchia
- Filieri
- Filippi
- Finigrini
- Finizio del Comune
- Finizio Tannoia
- Finocchietto
- Fiore
- Fiorese
- Fiscale
- Fons Silos
- Fontana di Tavola
- Fontana di Vita
- Fornasiello
- Fornello
- Fornisono
- Fradiavolo
- Franchini
- Franchini
- Franco
- Frasca
- Frisani
- Friuli
- Fuliggine
- Fumetti
- Fungipendola
- Galdaleta
- Galdieri
- Gagliatti
- Galliani
- Gallo
- Garagnone
- Garzagnano
- Gravitona
- Gemmato
- Gendarme
- Gentile
- Giancore
- Giandomenico
- Gianferrante
- Giannangelo
- Giannelli
- Giannini
- Giannone
- Giberna
- Gioffrese
- Gioia
- Giorgio
- Girasole
- Girolamo
- Gismondi
- Giudice
- Giudice Pietro
- Giuliani
- Giuncata
- Giura Longo
- Giustino
- Gramegna
- Grande
- Grattagrise
- Grave
- Gravi di Finocchio
- Graviglione
- Gravina
- Gravinella
- Griffi
- Grimone
- Grippoli
- Grotte di Don Peppino
- Grotte
- Grottellinni
- Grottilli
- Grottillo
- Grottola
- Guaccero
- Guardiana
- Guardiani
- Guarino
- Guerrafrredda
- Guidate
- Guidone
- Gurlamanna
- Iacoviello
- Iambrenghi
- Iazzo Nuovo
- Iazzo Vecchio
- Beato Giacomo
- Il Carro
- Il Casale
- Il Lamione
- Il Quarto
- Il Rosario
- Il Vicario
- Illeris
- Impastorata
- Incampo
- Incoronata
- Jurlanda
- Jatta
- Jazzo
- Jazzone
- L’Università
- La Bellese
- La Calcara
- La Calcarella
- Mercadante
- La Cappellina
- La Chianura
- La contessa
- Il Conte
- La Difesa
- La Fiorita
- La Marinella
- La Santella
- Mena
- Minenna
- Monaca
- Monarca
- Monica
- Murgetta
- Noce
- Pescara
- Pisticchia
- Reina
- Rossa
- Santella
- Santissima
- Selvella
- Sentinella
- Stella
- Terza
- Torre
- Vaccareccia
- Mercadante
- Labriola
- Lagacchione
- Lagogemolo
- Lagarello
- Lago Cupo
- Lago del Bosco
- Lago Maliarda
- Lago Rosa
- Lagona
- Cantarella
- Cantoro
- Corriera
- D’Api
- Monte
- Carro
- Corvo
- Figlia
- Mucci
- Nervi
- Pasqua
- Ponte
- Felice
- Fetente
- La Grotte
- La Noce
- Viola
- Lamacolma
- Lamadama
- Lamadenza
- Lamafelice
- Lamalunga
- Lamapera
- Bel Monte
- De Vito
- Giannina
- Lamia
- Lamichelangelo
- Le Trezzette
- Giannone
- Lamione
- Lancellotto
- Later Domini
- Latilla
- Laudati
- Lauriera
- Lazzaretto
- Le Caselle
- Le Fornelle
- Le Frondi
- Le Torri
- Leblé
- Legno
- Lella
- Lemma
- Leoetti
- Lesco
- Lettieri
- Lilla
- Limelli
- Limongelli
- Liuzzi
- Lo Russo
- Lorusso
- Lo Tito
- Loiodice
- Lombardi
- Loiudice
- Lojudice
- Lomuscio
- Longobardo
- San Francesco
- Lopez
- Lops
- Lo quadro
- Losurdo
- Losito
- Lucertola
- Luparelli
- Lupis
- Luponimo
- Luzzi
- Maccarone
- Macchia
- Macchie
- Macchitella
- Macinole
- Madama
- Madamalena
- Madonna d’Andria
- Madonna degli Angeli
- Madonna dei Miracoli
- Madonna del Buoncammino
- Madonna del Carmine
- Madonna del Piede
- Madonna del Rosario
- Madonna del Sabato
- Madonna della Bruna
- Madonna dell’Assunta
- Madonna delle Grazie
- Madonna di Celentano
- Madonna di Picciano
- Magliolo
- Maiorana
- Maciulli
- Malatesta
- Malcangi
- Malerba
- Malnome
- Malvezzi
- Mancino
- Mannarelli
- Mannelli
- Mannaro
- Marchio
- Marchiare
- Marescia
- Maresca
- Maria Volpe
- Marianetta
- Marinella
- Marinelli
- Mariotto
- Martinelli
- Martora
- Martucci
- Marvulli
- Marziano
- Massai
- Massari
- Massaro
- Masseriola
- Mastromatteo
- Mastroserio
- Matine di Jatta
- Mazziello
- Mellini
- Mellitto
- Melo
- Melodia
- Menarone
- Pennuti
- Mensa
- Menzano
- Mercadante
- Messere
- Messori mezza
- Mezzana
- Mezzanotte
- Mezzoprete
- Miccolis
- Mazzilello
- Masseriola
- Miglio Dritto
- Minervini
- Ming Lucia
- Mininni
- Modesti
- Modugno
- Monacello
- Montillo
- Monnara
- Monsignore
- Montanari
- Monte Castello
- Monte Caccia
- Monte Chiancaro
- Monte Cucco
- Monte Cucolo
- Monte della Croce
- Monte della Parata
- Monte di Pietà
- Monte Fornasiello
- Monte Fungale
- Monte La Croce
- Monte Lamatorta
- Monte Maccarone
- Monte Marano
- Monte Monacelle
- Monte Pietroso
- Monte Pietroso Vecchio
- Monte Posa
- Monte Poto
- Monte Povero
- Monte Rotondella
- Monte Sartacini
- Monte Savignano
- Monte Scorzone
- Monte Serico
- Monte Vitulo
- Montefreddo
- Montegrosso
- Monteleone
- Monteverde
- Morea
- Morgese
- Morrone
- Morssara
- Morte
- Moscara
- Moscatella
- Mulasaia
- Muro
- Mura
- Murano
- Muratela
- Murgetta
- Murgia
- Suagna
- Musci
- Musto
- Mustrilli
- Mutandella
- Nardiello
- Nella
- Netti
- Noci
- Nola
- Notar Vincenzo
- Nunziatella
- Nuova
- Nuova del Duca
- Nuovo
- Nuzzolese
- Occhiomenni
- Olivieri
- Ospedale
- Ottonari
- Padule di Cristo
- Paglialunga
- Pagliata
- Palese di Sopra
- Palese di Sotto
- Palpitucci
- Pallone
- Palmento
- Pozza Miola
- Palmulli
- Palomba
- Palombaro
- Pandolfelli
- Panfresco
- Pannacchioi
- Pantaleone
- Pantano
- Pantone
- Paparale
- Paparicotta
- Parata
- Parco D’Annunzi
- Parco della Murgia
- Parco di Chieco
- Parco Fiscale
- Parco La Vecchia
- Parco Milano
- Parco Nuovo
- Parco Pascione
- Parco Velluto
- Parcone
- Parcorotto
- Paredano
- Parziale
- Pascano
- Pascarelli
- Pescarella
- Pasquariello
- Pantanella
- Patanicchio
- Padroni Griffi
- Patrono
- Patruno
- Paulangelo
- Pavone
- Pedale
- Pedicotta
- Pellegrini
- Pellicciari
- Pemiola
- Penna Bianca
- Pennacchiello
- Pennacchio
- Pepe
- Pepponella
- Peragine
- Pepponella
- Perazzolo
- Perniola
- Perrone
- Perniola
- Perrucci
- Perscariello
- Percarella
- Persio
- Petragalla
- Petrone
- Petronella
- Petruzzelli
- Pezza del Castello
- Pezza della Madonna
- Pezza di Panni
- Pezza di Somma
- Pezzenti
- Piandera
- Piano D’Annaia
- Piano del Monaco
- Piarulli
- Piede Piccolo
- Pietramagna
- Petramagna
- Pietre Tagliate
- Pietrogianni
- Pilella
- Pina
- Pingello
- Piscina
- Piscinelle
- Pisciulo
- Pizzo
- Plantamura
- Podere
- Podere Curtaniello
- Podere Dominante
- Podere Redenta
- Podere Solagne
- Poggio
- Poggio Binco
- Poggio Carrante
- Poggio dei Guardiani
- Poggio Lo Russo
- Poggio Luisa
- Poggio Seranico
- Poggiovivo
- Polisciazzo
- Polvere
- Polivo
- Pompei
- Pontrelli
- Poppato
- Porciani
- Porcile
- Porri
- Portico
- Portone
- Posta Milella
- Posticchio
- Povera Vita
- Pozzacchera
- Pozzo Falcone
- Pozzo mellito
- Pozzo Nuovo
- Pozzo Sorgente
- Previticelli
- Principe
- Principe
- Priore
- Poscia
- Pulcino
- Pulicchio
- Pulo
- Puma
- Purgatorio
- Quadrone
- Quasano
- Quasani
- Quarto
- Quinto
- Quattro Carri
- Quattro Cantoni
- Quattro Capri
- Quadrone
- Rago
- Raricorno
- Raschitelli
- Recchia
- Recupera di scardinale
- Regina
- Renna
- Resega Tarulli
- Riccardo
- Ricchetti
- Ricchioni
- Ricciardi
- Rienzo
- Rinaldi
- Rivera
- Rizzi
- Roccotelli
- Rogadero
- Romano
- Rondinella
- Rosario
- Rosiello
- Rosito
- Rossani
- Rossi
- Rotto lo Capo
- Rovine
- Rubini
- Rubino
- Russi
- Russo
- Ruvo
- S. Angelo
- S. Canio
- S. Domenico
- S. Eugenio
- S. Giorgio
- S. Lucia
- S. Lucia Nuova
- S. Magno
- S. Antonio
- S. Antonio Pace
- S. Candida
- S. Donato
- S. Egidio
- S. Giuseppe
- S. Ignazio
- S. Maria
- S. Nicola
- S. Nicola Romano
- S. S. Sacramento
- S. Sofia
- S. Teresa
- S. Vito
- Sabbetola
- Sabetola
- Sabini
- Sacchetti
- Sacromonte
- Sagliola
- Salomone
- Samele
- S. Agostino
- S. Carlo
- S. Catasto
- S. Eligio
- S. Esimio
- S. Francesco
- S. Francesco da Paola
- S. Giacomo
- S. Giovanni
- S. Leonardo Grande
- S. Lizio
- S. Martino
- S. Mauro
- S. Michele
- S. Nicola
- S. Pietro
- S. Salvatore
- S. Vito
- S. Vittore
- S. Vittore Piccolo
- S. Tavella
- S. Elia
- S. Chiara
- S. Croce
- S. Maria di Costantinopoli
- Santeramo
- Santissimo
- Santo Spirito
- Santoro
- Saraceno
- Saracino
- Sardaroni
- Sardoni
- Sardone
- Sarra
- Serra
- Sassi
- Sava
- Savarese
- Saverone
- Savignano da Piedi
- Savinetta
- Savorelli
- Scacchiavolpe
- Scalpella
- Scalera
- Scalo
- Scampamorte
- Scampagalline
- Scannapecora
- Scarace
- Scaramone
- Scardina
- Scarimbolo
- Scarpara
- Scarpera
- Scarpone
- Scarvutti
- Scelza
- Sceppa
- Schettini
- Schiavarelli
- Sciancagalline
- Sciannabufo
- Sciannatteo
- Sciascia
- Scippa
- Scippi
- Scolco
- Scoparella
- Scuppitello
- Seggio
- Sei Carri
- Senari
- Senario
- Senarico di Sopra
- Senarico di Massaro
- Serra di Corte
- Serra Ficaia
- Serra Loparco
- Serra Mezzana
- Serra Mezzanella
- Serra Orsale
- Serrapalomba
- Serrapetrallo
- Servidio
- Sette Torri
- Sfondascarpe
- Sforza
- Sgammirra
- Sgarra
- Sgarrone
- Siciliani
- Signora Felice
- Simone
- Sivilli
- Soldatello
- Sole
- Somma
- Sonno
- Sorcio
- Sorrento
- Sordo
- Sorvo
- Sottani
- Spaccaricotta
- Spada
- Spadavecchia
- Spagnoletti
- Spagnuolo
- Spallucci
- Specchia
- Sparlongana
- Spilamacchia
- Spinale di Porco
- Spinamara
- Spineta
- Spirito
- Spiriti
- Spota
- Spoto
- Sproposito
- Squarcione
- Podere SS. Crocifisso
- Stasolla
- Stasulli
- Staturo
- Sterpacci
- Stillavati
- Stellacci
- Stellaci
- Stornara
- Stragapede
- Stricchio
- Summa
- Tafuni
- Taglianaso
- Talpullo
- Tambone
- Tandoi
- Tanno
- Tannoia
- Tarantini
- Tarantino
- Tardascia
- Tarola
- Tarulli
- Tateo
- Tauro
- Taverna Nuova di Sopra
- Taverna Nuova di Sotto
- Taverna Vecchia
- Tedeschi
- Tegola La Rossa
- Termite
- Teteschi
- Tetto
- Tiani
- Tiberio
- Tino
- Tofano
- Tombaniello
- Tonto
- Toppetti
- Toppuli
- Tornacchio
- Tornaca
- Torre Abrusci
- Torre della Guardia
- Torre di Bocca di Spagnoletti
- Torre di Nebbia
- Torre di Nebbia Nuova
- Torre Disperata
- Torre Erisari
- Torre Gallo
- Torre Guardiana
- Torre Lazzarelli
- Torre Leonetti
- Torre Lionetti
- Torre Palombara
- Torre S. Pietro
- Torre Spagnola
- Torre tambone
- Torretta
- Tota
- Tozzoli
- Traetta
- Traetta Mosca
- Trafone
- Trappeto
- Travaglialo
- Trave
- Tremaglie
- Trenta Capilli
- Tricarico
- Trimaglio
- Tripputi
- Trullo
- Trullo di Mezzo
- Trullo di Sopra
- Trullo di sotto
- Tufara Vecchia
- Tuono
- Tupido
- Ugenti
- Vadocarraia
- Vagnoli
- Valente
- Valenzano
- Valleverde
- Vestauro
- Vecchia
- Velardi
- Venisti
- Ventafredda
- Ventolafava
- Venusio
- Viglione
- Vigne Cotugno
- Visanza
- Viti
- Vittoria
- Vitusiello
- Volturina
- Vuccolo
- Zaganellaro
- Zagarella
- Zagaria
- Zazzo
- Zecchinello
- Zenzola
- Zezza
- Zingari
- Zingariello
- Zippitelli
- …
 




Dialetti
- Rete OPAC-SBN nazionale ed internazionale
- Autori e poeti locali in vernacolo
- Tradizione orale e proverbi
- Tradizione musicale del territorio
- Autori ed esecutori di musica locale
- …


Prodotti della tradizione agroalimentare, enogastronomica ed agriturismo

- Materie prime da vegetazione spontanea
- Materie prime da colture autoctone
- Materie prime da culture tradizionali
- Materie prime da altre culture (non autoctone e non tradizionali)
- Lavorati, semilavorati e preparati per la vendita ed altre trasformazioni
- Lavorati e preparati della tradizione e della cultura enogastronomica locale
- Metodi e strumenti di lavorazione, preparazione e conservazione
- Prodotti con marchio
- Produzioni tipiche della cultura agroalimentare locale
- Tipologie e varietà culturali
- Classificazioni merceologiche
- Agriturismo/agriturismi
- …




Siti archeologici, civiltà ed epoche storiche
- Siti neolitici
- Periodo Mesolitico
- Periodo Eneolitico
- Epoca del ferro
- Epoca del bronzo
- Siti e civiltà greco-peuceta
- Civiltà romana
- Civiltà rupestre
- Epoca bizantina
- Epoca normanna
- Epoca svevo-angioina
- Dominazioni berbera e saracena
- Famiglie e potentati (XV-XIX secolo)
- Dominazione borbonica,
- Dominazione francese
- Jazzone
- Casette di Castigliolo
- Malerba
- Pantano
- Grottelline
- Casal sabini
- Jesce
- La Mena
- Casino De Angelis
- Scalcione
- La Chiazzodda
- San Magno
- … 






Specie entomologiche più diffuse
-
decticus albifrons
- ephippiger apulus
- phaneroptera falcata
- platycheis striata
- sepiona sepium
- tassellana tassellata
- tylopsis lilifolia
- prinonotrips appula
- calliptamus italicus
- calliptamus barbarus
- acrida murgarica mediterranea
- euchorthippus pulvinatus
- glyptobothrus brunneus
- locusta migratoria
- oedaleus decorus
- pezottettix giornae
- …
 
Fauna

- fillidi (insetti)
- calandrella
- calandra
- allodola
- cappellaccia
- tottavilla
- quaglia
- passero
- occhione
- averla piccola
- passero solitario
- averla capirossa
- zigolo capinero
- balia dal collare
- averla cinerina
- zigolo mucciatto
- picchio verde
- picchio rosso
- maggiore
- upupa
- monachella
- ghiandaia marina
- gruccione
- sterpazzola di Sardegna
- colombaccio
- gallina prataiola
- succiacapre
- barbagianni
- civetta
- gufo comune
- assiolo
- nibbio reale
- sparviero
- poiana
- falco di palude
- falco pellegrino
- nibbio bruno
- gheppio
- falco grillaio
- albanella reale
- lanario
- biancone
- capovaccaio
- aquila minore
- pipistrello
- donnola
- faina
- tasso
- lepre
- riccio
- istrice
- volpe
- mustiolo
- tartaruga
- geco di kotschy
- tarantola muraiola
- ramarro
- tritone
- vipera
- cervone
- ululone
- rana
- rospo
- grillo
- farfalla pieridae melangia
- arge
- callimorpha
- quadripunctuaria
- macaone
- aracnidi
- coccinella
- lucertola
- libellula
- arvicola di savi
- topo selvatico
- cavallo murgese
- pecora murgese
- lupo
- cane
- …


Elementi geologici del paesaggio
- lama
- grava, inghiottitoio
- grotta
- pulo, pulicchio
- gravine
- bacini carsici
- rilievi
- gradone
- costone
- gradone terrazzato
- fossa bradanica
- sistema idrografico
- calcare di Bari
- calcare di Altamura
- tufo di Gravina
- tufo delle murge
- calcareniti
- calcarenite di Gravina
- argille di Gravina
- sabbie di Monte Marano
- depositi alluvionali (terrosi, lacustri, terrazzati, recenti, sabbiosi, ciottolosi)
- conglomerato di Irsina
- depositi marini postbalcanici
- …

Flora
- licheni (cantoria paretina)
- briofite
- muschi
- sedum
- graminace
- stipa delle fate (austroitalica, tortilis, pennata)
- asfodeli (asphodelusmicrocarpus, lutea gialla, fistulosus, liburnica)
- cipolla canina/lampascio-ne (muscari comosum)
- tapsia,
- ferula
- finocchio selvatico
- erba costa (pastinaca opopanax)
- verbaschi
- cardi
- eringi
- garighe
- frigane
- euforbia spinosa
- grana d’avignone
- spino quercino
- chamaecitisus
- serpillo (thimus serpillum)
- ruta
- timo
- ophris apulica mateolana
- smilax (aspera osmilace)
- zizyfus stativa o giuggiolo
- zafferano
- giglio
- bocca di lupo
- eliantemo
- ciclamino
- santoreggia
- pruno selvatico
- biancospino
- rosa centifoglia
- rosa sempreverde
- rosa rossa
- rosa canina
- rovo di macchia
- anagiride
- perazzo
- mandorlo di Webb
- roverella (quercius macrolepis, pubescens, coccifera, delechamphii, cerris, frainetto, troiana, calliprinos, ilex/leccio, cerro, farnetto)
- vallonea
- ciliegio canino
- asparago
- edera
- osyris
- alba
- ocinera etrusca
- biarum tenuifolium
- paeonia macula
- gigaro pugliese
- cicuta
- pino d’aleppo
- campana versicolor
- castagnola
- canum multiflorum
- athamanta sicula
- alyssum orientale
- valeriana tuberosa
- liquirizia falsa
- selaginella denticulata
- capelvenere
- spaccapietre (ceterach officinarum)
- caprifoglio
- bianchetto/marzuolo
- carboncello
- fragno
- peonia corallina
- caloplaca spinosa
- giggiolo siciliano
- …


Elementi architettonici
- masserie
- poderi
- jazzi
- palmenti
- parchi
- feudi
- santuari, chiese, cappelle
- aree archeologiche, necropoli
- villaggi rurali, borghi
- villaggi e chiese rupestri
- torri, torrette
- castelli
- trulli
- lamie
- muretti a secco
- centuriazioni
- piscine
- pozzi
- fontanili
- poste
- fitte
- specchie
- tratturi, tratturelli, carrarecce, sentieri
- casali, casini, casoni,
- caselli e stazioni ferroviarie
- ville
- neviere
- parietoni, pagliai
- dighe, invasi artificiali, serbatoi, votani, maristalla
- tufo
- mazzaro
- pietra calcare
- laghetti pluviali
- torrenti e solchi pluviali
- …


Biblioteche, siti e altre fonti da consultare 
- Rete Natura 2000
-
www.bioitaly.it
-
www.ecologia.puglia.it
- Istituto del Germoplasma
- Istituto Agronomico del Mediterraneo
- Facoltà di Biologia
- Facoltà di Geologia
- Facoltà di Agraria
- Facoltà di Lettere e Storia
- Facoltà di Architettura
- Istituto Geografico Militare
- Touring Club Italiano
- Piano Paesaggistico e Territoriale della Regione Puglia
- Dipartimenti e Istituti dell’Università di Bari di geografia
- Centro Euromediterraneo di Cultura Biofila della Teca del Mediterraneo
- Istituto Bonomo
- Uffici tecnici comunali e rispettivi siti web
- Studi e ricerche del Piano di Gestione del Parco
- Biblioteche della città di Matera
- …


Pietro Perrucci

martedì 18 gennaio 2011

S.A.C. Parco Nazionale Alta Murgia. Riflessioni su Idea Forza e Strategia

Carissimo Michele,
sulla possibilità di sviluppare un’idea-forza basata sull’enogastronomia per il S.A.C. dell’Alta Murgia ho riflettuto parecchio e, in tutta sincerità, ho qualche perplessità in più rispetto a ieri pomeriggio.
Pur potendo condividere con te l’idea che quella del turismo enogastronomico è sicuramente una formula di fortissimo impatto su flussi turistici locali, regionali, extraregionali e se vogliamo anche nazionali, io non dispongo al momento di informazioni e dati precisi che in qualche modo mi consentirebbero di supportare/argomentarla quale principale forma di turismo del nostro territorio e quindi di proporla come idea forza per il S.A.C. dell’Alta Murgia.
Basandomi perciò ancora una volta sulla mia esperienza, posso dirti che per il turismo enogastronomico ci si muove anche di centinaia di chilometri (soprattutto in serata o durante i weekend) per andare a mangiare piatti della tradizione locale, bere vini di prima qualità, scoprire di volta in volta nuovi piatti tipici, grazie soprattutto all’immensa gamma di prodotti agroalimentari di cui disponiamo. Però, molto più verosimilmente, nel turismo accade che ci si muove soprattutto per altri motivi, per fare le ferie in zona di mare e di montagna, per visitare posti o monumenti, frequentare aree naturali, vedere eventi tipo concerti/spettacoli, o ancora ci si muove per lavoro. Questo aspetto, purtroppo, non mi consente di affermare che tra i principali fattori che generano flussi turistici vi è la gastronomia o solo la gastronomia.
A questo, si deve aggiungere anche il fatto che, purtroppo, il principale indicatore per l’economia del turismo non è dato tanto dal numero di pasti consumati, quanto dal numero di presenze/soggiorni dei turisti, ovvero dal numero di pernottamenti registrati nelle strutture alberghiere, agrituristiche, hotel, motel, bed & breakfast, ecc… Nel nostro territorio flussi turistici nel senso di viaggiare e/o prenotare soggiorni per il solo scopo di mangiare non sono rilevanti: dai dati illustrati durante i due precedenti forum regionali del turismo (2008 e 2009, quello del 2010 non è stato fatto), i volumi di beni e servizi turistici legati alla enogastronomia del nostro territorio erano di gran lunga inferiori a quelli generati dai pernottamenti per altre motivazioni; l’enogastronomia, inoltre, viene presentata come un prodotto-servizio più che altro complementare ad altri prodotti-servizi turistici e quindi complementare rispetto agli altri tipi di turismi. E questo sembra che sia valido un po’ dappertutto nella nostra Regione.
Per quanto riguarda poi il bando S.A.C. dell’Alta Murgia una idea-forza sul turismo enogastronomico, non troverà a mio avviso molti consensi, anche perché si è già constatata la mancanza di, volontà, di competenze, di conoscenze e se volgiamo anche delle sensibilità, per poter concepire una strategia di sviluppo e gestione di a tre elementi: beni ambientali, beni culturali e beni e attività enogastronomiche.
Di sicuro, però, concordo sul fatto che l’enogastronomia potrebbe rappresentare la punta della spada di un sistema come quello del Parco, però bada bene: la punta della spada ma non tutta la spada. In altre parole, vedo nell’enogastronomia un ottimo elemento per lo sviluppo e l’attrattività turistica anche se non dev’essere il solo elemento. Per questo, torno a suggerirti un vero e proprio Piano di Sviluppo Turistico, laddove un turismo enogastronomico, integrandosi con altri tipi di turismi, può avere uno sviluppo notevole. Di seguito, ne enfatizzo i perché:

- l’enogastronomia è una sintesi di due importanti elementi del SAC, ovvero dei beni ambientali e dei beni culturali (le ragioni le abbiamo dette ieri);

- è uno dei pochi elementi che si può proporlo nella duplice veste di prodotto e di servizio;

- è uno dei pochi elementi che è al tempo stesso un "prodotto-servizio di tipo turistico";

- è ampiamente rappresentativo della nostra realtà locale;

- è molto coerente e molto rappresentativo del territorio dell’Alta Murgia;

- è di forte impatto a livello sensoriale, molto di più dei beni ambientali e culturali;

- suscita l’idea di ricchezza, di generosità, di qualità, di benessere, di ecocompatibilità, di sostenibilità, di gusto e di arte, ovvero di tutto ciò che a livello psicologico invoglia a fare turismo, ovvero di tutto ciò che si può rappresentare con il SAC;

- è un prodotto-servizio con un alto rapporto prezzo-qualità;

- è facilmente accessibile;

- la maggior parte dei prodotti agroalimentari della Murgia sono ampiamente rappresentativi della dieta mediterranea (probabile una sua elevazione a bene e patrimonio UNESCO);

- quasi tutti i prodotti agroalimentari della Murgia rappresentano caratteristiche atte ad una moderna alimentazione (leggerezza, freschezza, "bioligicità", altamente nutrienti, salutistici perché quasi tutti di origine ortofrutticola, ed autoctoni);

Come strategia, invece, poi l’enogastronomia è forse ancor più interessante che come idea-forza e questo perché risponde bene ai quattro obiettivi del PPA:

Sviluppo turistico- crea senza dubbio movimento turistico (anche se non presenze turistiche), più che altro flussi locali e nei fine settimana;
- si integra molto bene con altri tipi di turismo;
- per la Murgia, poi, il mutare delle stagioni porta nell’arco di un anno una elevata varietà di cibi e prodotti e questo potrebbe essere un forte elemento per la destagionalizzazione dei flussi turistici;
- esistono strutture di offerta dei servizi turistici che possono essere facilmente integrate in un sistema tipo SAC (agriturismi e masserie);

Sviluppo socioeconomico locale- può generare domanda commerciale esogena di prodotti e materie prime agroalimentari;
la stessa domanda commerciale di questi prodotti non mancherà di suscitare visibilità, comunicazione e quindi nuovi flussi di turismo;
- strategicamente per la concorrenza, potremmo essere l’unico territorio al mondo a produrre prodotti e materie prime da difendere con marchi/disciplinari, così come indicato nelle azioni 4.2.2 e 4.4.2;
- si generano enormi opportunità per le filiere corte;
- si generano enormi opportunità per sviluppare progetti integrati di filiere (PIF);
- si crea indotto in agricoltura, industria agroalimentare, trasporti, energia alternativa, agriturismo, insomma un processo incrementale;
- si generano economie di distretto;

Cooperazione territoriale internazionale- immigrazione/emigrazione e prodotti agroalimentari rappresentano due opportunità per sviluppare attività di cooperazione a tutti i livelli (socioeconomica, culturale, formazione, politica, ecc…) con tutti i paesi del mondo, anche con quelli con ancora un elevato fabbisogno alimentare;
il Mediterraneo è un altro viatico per la cooperazione in cui il SAC Murgia potrebbe inserirsi con i suoi prodotti enogastronomici;
- la centralità del SAC Murgia rispetto ad altri SAC regionali e a Matera (sito UNESCO) sicuramente sarà motivo di sviluppo di una cooperazione interregionale e transnazionali;

Sostenibilità- le caratteristiche organolettiche dei prodotti e delle materie prime enogastronomiche di altissima qualità, sono altamente rappresentativi di sostenibilità;
- l’enogastronomia consente di mettere in atto processi definiti sostenibili, sia nel senso delle ecocompatibilità ambientali, sia nel senso della lunga ricaduta nel tempo di impatti positivi;
- se è vero che nella globalizzazione ad entrare in concorrenza non sono soltanto i prodotti ma anche i territori da cui essi provengono, una sostenibilità fondata su cultura ed ambiente, consente ai prodotti enogastronomici commercializzati all’estero di essere il miglior biglietto da vista per il nostro turismo.

A mio avviso, quindi, questi elementi che ti ho evidenziato potrebbero costituire già un’ottima base per lavorare, anche se avrei tante altre cose da sviluppare

Pietro Perrucci
 

mercoledì 12 gennaio 2011

La Pianificazione Strategica. 4. Il ruolo dei "policy maker" nella gestione della programmazione socio-economica.

Si è detto in precedenza che una più attuale e condivisa definizione di pianificazione strategica deve tener conto di quanto altro è stato fatto dagli anni ’90 fino ad oggi, soprattutto per la possibilità di implementare la metodologia di base con le esperienze di programmazione e di pianificazione. Infatti, nelle esperienze di maggior successo per la pianificazione strategica, il metodo operativo adottato non è stato solo quello di guardare solamente alla pianificazione esclusivamente impostata in chiave "architettonica, urbanistica e territoriale", ma è stato bensì quello di guardare anche alla "tutela ambientale" ed alla "programmazione socioeconomica".

Il fatto di affiancare la questione della tutela ambientale e le attività di programmazione socioeconomica nell’ambito di un processo di pianificazione strategica è stato perciò un elemento di successo ed in ciò ha contribuito senza dubbio il coinvolgimento di nuove figure professionali nei gruppi di lavoro, tra i quali spicca quella del "policy maker", che si occupa di "policy making" e di "policy analysing".

In genere, tra le attività più tipiche che un policy maker svolge vi sono quelle legate all'esecuzione di piani, politiche, programmi, progetti, attività di cooperazione e di organizzazione (elaborazione e formulazione, attuazione e implementazione, finalizzazione e attuazione, valutazione e monitoraggio, revisione ed adattamento, partecipazione e diffusione delle informazioni). Tuttavia, nell’ambito della pianificazione strategica, i policy maker sono stati usati prevalentemente per preparare una base culturale comune e condivisa a tutti gli operatori, attori, portatori di interessi e rappresentanti istituzionali, per poi poter gestire al meglio quei processi e percorsi di governance e di partnership, per gestire la partecipazione, per mediare tra i diversi ambiti di policy (sociale, economico, ambientale, territoriale, politico, istituzionale), per la valutazione dei risultati e per la definizione degli obiettivi (operativi, specifici e globali).

Ma dove il policy maker sembra essere riuscito meglio è stato nella gestione dei processi di programmazione socioeconomica; questo perché sono molteplici e variegati i riferimenti culturali che sono alla base della formazione didattico-professionale di un policy maker.

Sempre più spesso, il policy maker tende ad essere paragonato ad un "metodologo" per le sue molteplici conoscenze e per il fatto di riuscire ad articolare molto bene la sua attività in fasi, che in genere sono:

- partecipazione degli operatori;

- analisi della problematica, strutturazione del problema e analisi del suo ambito/contesto;

- selezione degli obiettivi e predispone adeguati indicatori per valutarne il loro conseguimento;

- determinazione delle scelte e loro implementazione;

- distinzione dei risultati in realizzazioni quantitative, esiti ed effetti, impatti ed utilità;

- valutazione i risultati in base ai criteri di Attinenza/Pertinenza/Rilevanza, Efficienza, Efficacia, Utilità/Sostenibilità, Coerenza Interna ed Esterna;

- creazione di un efficace sistema di comunicazione per l’accesso alle informazioni ed alla conoscenza;

- valutazione dei risultati;

- adattamento e modifica delle scelte di pianificazione, sulla base delle valutazioni eseguite in precedenza.

Ma più di ogni altra cosa, a determinare il successo dei policy maker nell'ambito della programmazione socioeconomica è stata quella pluralità di schemi operativi cui si rifanno i policy maker: qui, a titolo semlificativo citiamo quelli che io chiamo i Cicly di Policy, più specificatamente adottati per il monitoraggio e la valutazione dei processi e per la partecipazione.

Ovviamente, a determinare il successo dei policy maker concorrono anche tutta un'altra serie di fattori che meritano di essere approfonditi e che, prima o poi, saranno oggetto di futura trattazione.

Pietro perrucci

La pianificazione strategica. 3. La Partecipazione

Di tutti gli elementi chiave propri della pianificazione strategica quello più importante resta "la partecipazione, concreta e operativa, dei cittadini al processo di pianificazione". Trattasi, a mio avviso, dell’unico modalità per realizzare, in concreto, quella che altrimenti sarebbe un'idea troppo vaga di "interesse pubblico". È quindi necessario (anche se è molto complesso) che, sin dall'inizio, l’unità di pianificazione stabilisca forme di dialogo con tutti i soggetti potenzialmente eliggibili alla partecipazione, in un processo di pianificazione.

Il primo passo da compiere per la partecipazione è quello della individuazione, nella maniera più precisa possibile, di questi soggetti. In diverse esperienze, però, la partecipazione è stata sempre un aspetto del tutto secondario e perciò trascurato; ciononostante, è comunque possibile individuare tra questi soggetti gli "interlocutori naturali" della Unità di pianificazione, rappresentato dai beneficiari di un programma, i "cittadini", i quali intervengono, non solo come potenziali beneficiari, ma anche come soggetti deputati alla costruzione delle scelte anche se non sono beneficiari. A queste categorie, si sono aggiunti spesso anche i "contribuenti", termine che qui viene utilizzato non tanto per indicare chi paga le tasse, quanto per indicare chi effettivamente finanzia i processi da costruire.

da un punto di vista più strettamente metodologico, invece, la partecipazione dei cittadini viene di norma esaminata secondo tre linee di analisi critica: la prima linea prende in considerazione la capacità dei cittadini di cooperare efficacemente al processo; la seconda linea ha per oggetto la capacità dei cittadini di mantenere un interesse elevato nel corso del tempo; la terza linea riguarda la capacità dei cittadini di produrre e mobilitare attenzioni ed interessi anche all'esterno della stessa realizzazione del processo.

Nella ricchissima letteratura esistente sulla partecipazione questi aspetti vengono quasi completamente ignorati; si parla, infatti, di partecipazione dei cittadini facendo riferimento al solo momento elettorale quando, invece, la partecipazione significa la possibilità di tutti i cittadini di concorrere "più o meno direttamente" alla determinazione delle scelte nei vari processi di policy, e questo a prescindere dai diversi sistemi politico elettorali in cui ci si ritrova ad operare ed a prescindere anche dai diversi ruoli che i soggetti acquisiscono per poter partecipare alla realizzazione dei processi di policy, come di seguito evidenziati:
1. le unità di programmazione (Udp) esterne al processo di pianificazione;

2. i soggetti pubblici, anche quelli addetti al supporto infrastrutturale ed energetico;

3. le autorità locali coinvolte nella portata del piano;

4. il pubblico (come singoli individui, come gruppi);

5. le Unità di pianificazione interne al processo di pianificazione e i loro staff tecnici;

6. il governo regionale ed il governo nazionale;

7. i consulenti;

8. le associazioni (consumatori, utenti, movimenti di autotutela, ecc…).


Le modalità di consultazione dei cittadini nella costruzione di un processo possono assumere diverse caratteristiche. Talora può rendersi opportuno consultare un campione rappresentativo dell’intera popolazione in quanto tale; talora, invece, sarà preferibile conoscere l’opinione distinta di particolari porzioni o settori di questa popolazione. In ogni caso, però, le modalità di consultazione, debbono avere un unico obiettivo, e cioè conferire legittimità alle scelte intraprese nell'ambito di un processo pianificatorio. Per questo, tali processi dovrebbero essere molto più spesso "istituzionalizzati" e questo anche per ridurre il grado di incertezza nel prendere le decisioni, nel chiarire gli obiettivi e gli scopi dei processi e nell’estendere il consenso. Come si può capire, l'istituzionalizzazione dei processi ha anche una valenza "strategica", nel senso della possibiità di poter convogliare un "maggiore consenso" verso il conseguimento degli obiettivi.

In ultimo, un'altro aspetto importante della partecipazione riguarda il controllo e la gestione dell'informazione. Si pensi, a quanto importante sia l'informazione per il processo di pianificazione strategica che serve
soprattutto per una più precisa definizione di un sistema di obiettivi, per una migliore la strutturazione di programma e per costruire quella base di conoscenza comune e condivisa.

Pietro Perrucci

La Pianificazione Strategica. 2. Gli elementi chiave

Le quattro definizioni a cui si è fatto col precedente articolo sulla pianificazione strategica, racchiudono da un punto di vista teorico tutti gli elementi utili a definire questo strumento di sviluppo e benché si possa essere d’accordo con quanti sostengono che per giungere a una più attuale e condivisa definizione di pianificazione strategica si deve tener conto di quanto altro è stato fatto finora soprattutto in termini implementazione delle esperienze, ritengo tuttavia che dalle quattro definizioni in precedenza accennate è possibile ricavarne numerosi elementi chiave che oggi fanno parte del concetto di pianificazione strategica universalmente conosciuto.

In quanto strumento caratterizzante delle "politiche volontaristiche", intese queste come espressione della capacità da parte di singole aree territoriali (in particolare città e province) di lanciare politiche e sviluppare strategie, la pianificazione strategica svolge un ruolo di "sistema decisionale", con cui, oltre a prendere decisioni, se ne dà anche attuazione, svolgendo per questo anche una funzione socio-istituzionale e cioè quella di sopperire ai deficit di rappresentanza e quella di alleviare il sovraccarico di attività dei governi locali.

La pianificazione strategica, quindi, è oggi intesa innanzitutto come "forum di partecipazione e di rappresentazione degli interessi locali" e come "forma di organizzazione del governo locale per il coordinamento delle azioni dei vari attori locali e la loro interazione". "La sua missione principale è la ricerca di una maggior coesione dei cittadini e dei loro interessi, con il fine ultimo di costruire consenso su determinate strategie e politiche di sviluppo", mentre il suo compito è l’istituzione di una "rete interna" di attori locali e lo sviluppo di una "rete esterna" di relazioni formali ed informali.

Quindi tra gli elementi chiave della pianificazione strategica vi è "la pluralità dei soggetti pubblici e privati e la complessità dei loro rapporti". Il pianificatore diviene animatore locale che fa il massimo uso dell’intelligenza con la quale i diversi attori perseguono i propri obiettivi (piuttosto che sostituirvisi), svolgendo un ruolo di messa in rete, di indirizzo, di sostegno e di facilitazione dei processi "virtuosi", piuttosto che quello di controllo e guida di tutti i processi.

Ma la pianificazione strategica è soprattutto "uno strumento con il quale si creano le condizioni per il successo delle politiche locali"; grazie alle reti di attori, essa consente la definizione di una visione globale dei problemi locali e delle eventuali proposte risolutive, in una logica di piena trasparenza, ed in genere giunge all’elaborazione di un documento, il piano che pur essendo solo un atto parziale, è sempre il risultato di un processo di interazione, rivolto proprio alla creazione del consenso, alla definizione e alla realizzazione delle strategie di sviluppo locale.

In funzione di ciò, la pianificazione strategica è uno strumento finalizzato:

- alla formazione del consenso su obiettivi strategici;

- alla definizione di una visione strategica dell’area di riferimento attraverso processi di analisi dei problemi, monitoraggio dei risultati, apprendimento collettivo.

Tra le connotazioni operative di questo approccio vanno segnalate:

- il carattere multisettoriale (e non solo territoriale) della pianificazione (a prescindere dal fatto che questa poi si traduca anche in atti di natura urbanistica);

- la natura di medio-lungo periodo degli scenari;

- la necessità di tener conto dei diversi attori locali e nazionali mediante il loro coinvolgimento già nella fase di definizione di piano, sia per quanto riguarda l’individuazione delle linee guida generali che delle singole azioni specifiche;

- la logica reticolare che deve governare il cambiamento, sia per quanto riguarda gli attori coinvolti che l’ambito territoriale di riferimento;

- la necessità di risolvere innumerevoli conflitti nella fase di attuazione del piano e quindi l’esigenza di avere adeguati strumenti di cooperazione e di incentivazione;

- la necessità di operare scelte e di prendere decisioni tenendo conto delle capacità finanziarie, umane e organizzative, in base a processi di natura negoziale nei confronti dei diversi attori pubblici e privati e non in base a criteri di ottimizzazione/razionalizzazione di tipo aziendale;

- la sequenza non necessariamente unidirezionale di specifiche azioni territoriali tra vison e progetti, anzi alcuni casi è possibile prevedere un percorso inverso rispetto all’ordine logico e strategico che prevede in un secondo momento la ricostruzione della vision, delle strategie e degli obiettivi programmatici che contengono e giustificano i progetti emersi. Il processo assume, in questo caso, una duplice connotazione "bottom-up": innanzitutto perché nasce dai fabbisogni e dalle sensibilità dei diversi stakeholders territoriali e in secondo luogo perché derivato dai progetti prim’ancora che dalle strategie.

Ed è proprio questa doppia "emersione dal basso" che la pianificazione strategica, oltre a rappresentare l’intero processo di definizione dello sviluppo locale, può consentire di costruire un elevato grado di coesione e partecipazione.

Pietro Perrucci

lunedì 10 gennaio 2011

4. La governance nella programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013: un nuovo modello di "policy"

La governance rientra nella decima priorità del Quadro Strategico Nazionale (Q.S.N.) ed ha come obiettivo il rafforzamento delle capacità delle istituzioni: essa si pone come un tutt’uno con un innalzamento dei livelli di legalità in ogni area del Paese ed ha la funzione di favorire i mercati dei servizi concorrenziali ed efficaci. Tali requisiti istituzionali spingono affinché l’intera politica regionale unitaria produca risultati significativi, conseguendo standard più elevati in termini di efficienza ed efficacia.

Per la realizzazione di questi obiettivi, si richiede un’azione trasversale a tutti i programmi e azioni mirate; pertanto, la priorità della governance sintetizza i processi di trasformazione dell’assetto istituzionale, economico e sociale, affidati alla primaria responsabilità della politica ordinaria ed anche alla politica regionale unitaria che può dare un contributo aggiuntivo, soprattutto attraverso il metodo con cui essa viene attuata.

Per questo, centrale è il ruolo della Pubblica Amministrazione (programmatorio, operativo, ed anche di regolazione e supporto), che disegna interventi in modo trasparente, certo e credibile, ed attua migliori condizioni concorrenziali dei beni e dei servizi pubblici e dei capitali. Questi due obiettivi, pur essendo tradizionalmente distinti e connessi tra loro, concorrono a creare le condizioni per un contesto di piena legalità in un’ottica sistemica, orientata al conseguimento di standard di efficienza, trasparenza e concorrenzialità, tutti aspetti ritenuti essenziali per il conseguimento di risultati tangibili sotto il profilo della competitività del sistema Paese e dei singoli territori che lo compongono.

La priorità 10 relativa alla governance si articola in un obiettivo generale e tre obiettivi specifici. L’obiettivo generale è quello di “Elevare le capacità delle amministrazioni, accrescere i livelli di legalità, rafforzare il coinvolgimento del partenariato e contribuire all'apertura dei mercati dei servizi per una programmazione e gestione più efficace ed efficiente della politica regionale aggiuntiva”. Mentre gli obiettivi specifici sono:

1) rafforzare le competenze tecniche e di governo delle amministrazioni e degli enti attuatori, per migliorare l’efficacia della programmazione e la qualità degli interventi per offrire servizi migliori alla cittadinanza;

2) favorire un innalzamento dei livelli di legalità;

3) favorire l’apertura dei mercati dei servizi, migliorare e adeguare la regolazione per conseguire condizioni più concorrenziali.

Fra le innovazioni introdotte dalla nuova disciplina di coordinamento del Fondi Strutturali vi sono quelle relative a quattro fronti:

1) partecipazione al processo programmatorio dei programmi dei Fondi Strutturali;

2) conferimento di funzioni gestionali, inerenti ai Programmi Operativi, delle politiche urbane,

3) unificazione attraverso il Q.S.N. della politica regionale, comunitaria e nazionale, per lo sviluppo locale;

4) priorità 8 del Q.S.N. “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”.

Questi tre fronti aprono uno scenario comportante nuove opportunità di interesse per gli Enti locali, in particolare per i Comuni, e quindi un maggior ruolo per gli Enti locali e per le loro istituzioni rappresentative. Infatti, l’inserimento nell’ambito del Q.S.N. dell’insieme della politica di coesione regionale finanziata sia con risorse dei Fondi Strutturali, sia con risorse nazionali del Fondo per le Aree Sottosviluppate (F.A.S.) e con risorse ordinarie “convergenti”, estende il campo del coinvolgimento partenariale a Enti Locali singoli o associati.

Per quanto riguarda il primo fronte, l’Intesa istituzionale di Programma Governo-Regione del 3 febbraio 2005 sull’unificazione delle due componenti della politica regionale Q.S.N. e F.A.S.) ai due livelli, quello nazionale e quello regionale, rappresenta per il periodo di programmazione 2007-2013 una pietra miliare. Tale programmazione unitaria consente di sostenere, in considerazione della necessaria concentrazione territoriale e tematica degli interventi, l’indirizzo di una più equa ripartizione territoriale degli effetti delle politiche regionali piuttosto che delle risorse finanziarie, alle condizioni che sia garantita prioritariamente la realizzazione di un sistema di coesione sociale tale da assicurare un livello appropriato dei servizi pubblici, in particolare di quelli sociali e di quelli afferenti all’istruzione e alla valorizzazione delle risorse umane, in termini sia di qualità e sia di accesso agli stessi, e che siano adottate opportune azioni per la coesione territoriale interna.

In riferimento alla cessione di funzioni nell’ambito dei programmi operativi, il regolamento del Consiglio n. 1083 del 2006 recante disposizioni generali sui Fondi Strutturali per il periodo 2007-2013, in coerenza con l’introduzione del vincolo del concorso del Partenariato istituzionale e sociale al processo di programmazione, offre l’opportunità di concepire una configurazione di decentramento gestionale del Programma Operativo basata essenzialmente su due diversi livelli di complessità corrispondenti, rispettivamente, l’uno, alla delega di mansioni rientranti nell’ambito delle funzioni dell’Autorità di gestione e/o dell’Autorità di pagamento, e, l’altro, alla delega delle funzioni gestionali e di pagamento connesse alla “gestione e all’attuazione di una parte del Programma Operativo”, mediante l’introduzione seguenti istituti: organismo intermedio, sovvenzione globale e sub-delega alle autorità urbane.

Per ciò che attiene alla istituzione di un organismo intermedio, si vuole contemplare la possibilità che mansioni di natura amministrativa-gestionale nei confronti dei beneficiari finali che attuano le “operazioni” possano essere svolte da “qualsiasi organismo o servizio pubblico o privato” a condizione che ciò avvenga “sotto la responsabilità di un’Autorità di gestione o di certificazione o per conto di questa Autorità” e che tali soggetti siano autorizzati come organismi intermedi per l’attuazione del Programma Operativo.

Così concepito, tale istituto svolge rispetto agli altri due istituti, sovvenzione globale e sub-delega alle autorità urbane una funzione matrice; infatti, condizione per l’affidamento di questi istituti è che i soggetti candidati a riceverle siano già stati designati come organismo intermedio e non più genericamente indicato quale “intermediario autorizzato” come nella programmazione 2000/2006. Quindi, l’organismo intermedio è un soggetto designato “per svolgere una parte o la totalità dei compiti dell’Autorità di gestione o di certificazione dei Programmi Operativi, sotto la responsabilità di detta Autorità”, previo accertamento del possesso dei requisiti occorrenti per lo svolgimento delle funzioni di gestione e controllo.

La sovvenzione globale è un conferimento di funzioni gestionali esteso alla gestione di una parte del Programma: l’Autorità di gestione del Programma Operativo “può delegare la gestione e l’attuazione di una parte dello stesso a uno o più organismi intermedi da essa designati, compresi gli Enti locali, gli Organismi di sviluppo regionale o le Organizzazioni non governative, che garantiscano la realizzazione di una o più operazioni secondo le modalità di un accordo concluso tra l’Autorità di gestione e tale organismo”. La peculiarità di questo istituto consiste nella attribuzione all’organismo intermedio prescelto sia della responsabilità della realizzazione di una o più azioni (o alla scala regionale o per ambiti sub regionali), sia della gestione dei relativi stanziamenti il cui ammontare costituisce appunto la sovvenzione globale. Costituiscono pertanto caratteri distintivi della sovvenzione globale che il Programma si componga di più azioni piuttosto che di una sommatoria di progetti, (tanto è vero che l’accordo contiene la fissazione dei criteri per la selezione dei progetti), che il soggetto intermedio designato abbia personalità giuridica e consistenza patrimoniale e che disponga di un’organizzazione

La “sub-delega” alle autorità urbane può essere concessa per entrambi gli obiettivi “Convergenza” e “Competitività regionale e Occupazione”, essendo stato previsto che i Programmi Operativi cofinanziati dal FESR contengano informazioni sull’approccio urbano sostenibile, e che possano contenere “l’elenco delle città selezionate per il trattamento della questione urbana e le procedure per la subdelega alle autorità cittadine, eventualmente tramite una sovvenzione globale.

Per quanto riguarda invece l’ unificazione attraverso il Q.S.N. della politica regionale, comunitaria e nazionale, per lo sviluppo locale, le forme associative degli Enti locali di cui al Capo V del d.lgs 18 agosto 2000 (TUEL) costituite per lo svolgimento in modo coordinato di funzioni o servizi determinati o per la realizzazione di opere o di programmi di intervento, rientrano a pieno titolo fra i soggetti designabili come organismi intermedi, se predisposti a svolgere le mansioni o le funzioni richiamate nei punti precedenti (da non confondersi con l’esercizio delle funzioni amministrative di ordinaria competenza dell’Ente locale quale beneficiario di sovvenzioni per la realizzazione di opere o servizi pubblici ), segnatamente per quanto concerne i programmi di interventi per lo sviluppo locale. Nel Q.S.N. è raccomandata la valorizzazione della previsione regolamentare – per le Regioni dell’Obiettivo “Convergenza” – di destinare risorse del FSE al sostegno di azioni intraprese collettivamente dalle parti sociali in specifiche aree territoriali per promuovere, tramite “il confronto fra gli Enti locali e il Partenariato economico-sociale”, l’affermarsi di una partnership socio-economica in grado di partecipare alle fasi di definizione, realizzazione, gestione e valutazione di progetti territoriali. Sono previste nell’ambito dei programmi regionali di sviluppo rurale risorse FEASR a sostegno di azioni ascrivibili allo sviluppo locale rurale, con caratteri del tutto simili alla sovvenzione globale, e a beneficio dei Gruppi di Azione Locali (GAL) a loro volta corrispondenti agli organismi intermedi.

Sempre in ambito di governance, di rilievo è altresì la priorità 8 del Q.S.N. dedicata alla “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”, quali “azioni relative allo sviluppo urbano sostenibile”. Detta priorità si articola nell’obiettivo generale di “promuovere la competitività e l’innovazione delle città e delle reti urbane e migliorare la qualità della vita, puntando sulla selettività, sulle conoscenze, sull’integrazione fra le scale di programmazione” e in tre obiettivi specifici dedicati, rispettivamente, a: I) promuovere la competitività e l’innovazione delle città e delle reti urbane e fornire servizi di qualità ai bacini territoriali sovra comunali e regionali di riferimento; II) elevare la qualità della vita attraverso la lotta al disagio e alla marginalità urbana; III) favorire il collegamento delle città e dei sistemi territoriali con le reti materiali e immateriali dell’accessibilità e della conoscenza.

Inoltre, relativamente ai “rapporti fra Regioni-Comuni-Sistema delle Autonomie locali”, il Q.S.N. “definisce il ruolo e le attribuzioni delle Autonomie locali” e da indicazioni circa il conferimento di funzioni gestionali:

- per progetti e programmi per le città e sistemi metropolitani, la programmazione operativa regionale potrà adottare specifici Accordi di Programma da elaborare attraverso procedure negoziali che ne identifichino gli obiettivi strategici, i piani di investimento, la struttura e le fonti finanziarie, i meccanismi gestionali e amministrativi;

- per la gestione strategica, operativa, tecnica, finanziaria e amministrativa dei progetti integrati, sarà la programmazione regionale operativa a definire la divisione di responsabilità tra Regioni e Autonomie locali nelle diverse fasi del ciclo progettuale;

- il rafforzamento del partenariato istituzionale nel processo di programmazione.

Quanto previsto nel Q.S.N. è dunque un sistema di governance regionale multilivello per il coinvolgimento ordinario delle Autonomie locali nei processi di programmazione settoriale e generale dello Stato e della Regione, le cui fonti giuridiche nel nostro Ordinamento sono ravvisabili:

- negli artt. 3 e 4 del TUEL (D.Lgs. 18 agosto 2000, n.267) dedicati, rispettivamente, al sistema regionale delle Autonomie locali e alla programmazione regionale e locale a proposito della quale è previsto, in particolare, che “i Comuni e le Province concorrono alla determinazione degli obiettivi contenuti nei piani e programmi dello Stato e delle Regioni” e che la legge regionale “stabilisce forme e modi della partecipazione degli Enti locali alla formazione dei piani e programmi regionali e degli altri provvedimenti della Regione”;

- nel comma 4 dell’articolo 123 della Costituzione comportante l’obbligo della previsione negli Statuti Regionali della disciplina del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) quale organo di consultazione fra le Regioni e gli Enti locali, oltre che nei precedenti artt. 118 e 119;

- negli statuti regionali e nelle leggi regionali di procedure della programmazione, ove esistenti.

Ne consegue, alla scala regionale, è possibile una configurazione a due livelli composta da un “Consiglio delle Autonomie Locali” e da un “Tavolo interistituzionale” di origine negoziale per la stipula di un apposito Protocollo di intesa fra il Presidente della Regione e i Presidenti delle Associazioni regionali rappresentative degli Enti locali, per l’esame congiunto, con cadenza periodica, di questioni di comune interesse al fine della eventuale condivisione e preparazione delle relative soluzioni.

Questo assetto sopra rappresentato, contempla il superamento dell’organismo della Conferenza Permanente delle Autonomie Locali, di cui tutte le Regioni si sono dotate nel corso degli anni ‘90 e che ha generalmente funzionato come sede ordinaria per un confronto periodico fra Giunta regionale e i rappresentanti, variamente designati, delle Autonomie locali. E nei casi prevalenti in cui non esistano e non siano operanti né il Consiglio delle Autonomie locali, né il predetto Tavolo interistituzionale, è certamente raccomandabile che una qualunque sede sia istituita o attivata, a partire, ovviamente, dalla Conferenza Permanente degli Enti locali, affinché possano svolgersi regolarmente le funzioni del Partenariato istituzionale in ordine della redazione dei predetti programmi comunitari e della azioni F.A.S.

3. La governance come “networking”

La governance potrebbe essere definita anche come governo senza forza, non nel senso che debba essere governo debole, ma nel senso che i netti confini entro cui lo Stato ha esercitato la sua funzione di dominio in forma istituzionale sono costantemente rinegoziati, così come vengono continuamente rinegoziati i confini territoriali nel continuo rapporto “accoppiamento/devoluzione” tra i livelli locale, regionale, nazionale, europea, i confini tra pubblico e privato, per la capacità della sfera pubblica e per la pervasiva presenza degli interessi privati organizzati in ogni sfera della decisione politica ed infine, come i confini tra amministrazione pubblica e cittadinanza per la complessità raggiunta dalle sfere entro le quali le amministrazioni sono chiamate a operare.

L’architettura istituzionale che descrive i vari modelli di governance può essere sintetizzata nell’articolazione tra le componenti di mercato, imprese, Stato, comunità e associazioni, distinguendo una governance di tipo orizzontale, quella che si realizza tra mercato e comunità, ed una governance di tipo verticale come quella che si realizza tra imprese e Stato.

Occorre sottolineare che le relazioni reciproche che vengono così a svolgersi tra le diverse componenti della governance, tanto in termini di modalità di soluzione dei problemi, quanto in termini di coordinamento tra gli agenti economici di un sistema, consentono l’esercizio di quella funzione che è specifica della governance, cioè di superare i fallimenti del coordinamento nell’ambito delle politiche economiche nazionali e lo senza spreco di risorse. Pertanto, all’interno dei processi di governance il modello di coordinamento relazionale o interattivo che prevale è quello del “networking”, che si esplicita nella cooperazione diretta o “coo-petition” tra le piccole imprese, nella concertazione e in tutte le altre forme negoziali e pattizie (così come accade per la pianificazione strategica e la programmazione bottom-up), in accordi produttivi e commerciali internazionali (alliance capitalism) ed in nuove forme di cooperazione internazionale e interregionale.

Nello specifico di queste nuove forme di cooperazione internazionale e interregionale, definiscono una forma di governance territoriale reticolare, e quindi di networking, che sono state espressamente adottate e incentivate nella politica economica dell’Unione Europea che richiama in modo esplicito il tema del sostegno allo sviluppo locale e della partnership concertata, accanto alla promozione dell’espansione economica sostenibile e nel riequilibrio tra i sistemi economici e territoriali dell’Unione, anche nelle stesse politiche economiche più tradizionali e settoriali (infrastrutture, recupero urbano e tutela dell’ambiente ecc…), che sono rivolte al più generale obiettivo dello sviluppo, pur implicando processi di trasformazione del territorio su cui agiscono.

Sempre nell’ambito europeo, vi troviamo ribadito il principio di sussidiarietà. Tale principio ha trovato la sua formalizzazione in occasione del Trattato di Maastricht (1992) e si è esplicitato anche nella costituzione del Comitato delle regioni, con un ruolo consultivo, parallelo a quello del Comitato economico e sociale, dando così spazio ad maggiore autonomia e protagonismo ai governi regionali e locali.

Ancora, il libro bianco sulla governance della Commissione europea (2001) esplicita questa scelta strategica di focalizzazione sullo sviluppo locale e sull’approccio relazionale e di networking, per garantire maggiore efficacia alle politiche dell’Unione Europea. D’altronde, la stessa natura dell’Unione Europea risulterebbe del tutto incoerente con l’opzione di un approccio gerarchico e non reticolare-interattivo.

La conferma del ruolo assegnato al networking tra gli attori territoriali è constatabile soprattutto dalla crescente applicazione dei principi di concertazione e sussidiarietà, con la regionalizzazione dei programmi di sviluppo locale e il coinvolgimento degli enti e degli attori territoriali. L’utilizzo da parte delle regioni dei Programmi Operativi Regionali (P.O.R.) nell’ambito del Quadro Comunitario di Sostegno (Q.C.S.), l’accorpamento nel ciclo di programmazione 2000-2006 degli obiettivi in tre categorie (obiettivo1, promozione e sviluppo delle regioni in ritardo; obiettivo 2, riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali, tra cui le zone urbane in difficoltà; obiettivo 3, promozione dell’adeguamento e dell’ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione e occupazione), e l’attuazione delle politiche dei fondi strutturali e degli altri fondi europei, testimoniano proprio l’uso del networking tra gli attori territoriali. Anche i Programmi di Iniziativa Comunitaria (P.I.C.), direttamente gestiti dalla Commissione, rivelano chiara attenzione networking attraverso i programmi territoriali concertati.

Infine, anche in quella che doveva essere la nuova Costituzione europea (2004) prevedeva diversi riferimenti alla governance, tra i quali ricordiamo quello contenuto nell’art. 3 che, nel recitare come segue “l’Unione Europea … promuove la coesione economica, sociale e territoriale”, introduceva la nozione di coesione territoriale quale nuova dimensione delle politiche di riequilibrio europee .

Per quanto riguarda l’Italia, una esperienza di networking, molto praticata è stata quella attinente alla gestione dei fondi strutturali europei e quella dei Laboratori di Governance nell’ambito del progetto “Sostegno alla Progettazione Integrata nelle Regioni del Centro Nord”. Tale progetto ha avuto come obiettivo quello di fornire supporto alle P.A. delle Regioni del Centro-Nord per l’attuazione dei Doc.U.P. Obiettivo 2, 2000-2006, ovvero per l’attuazione di progetti di sviluppo locale integrato, contribuendo in tal modo al rafforzamento delle competenze degli operatori coinvolti ai diversi livelli di programmazione, progettazione e gestione dei progetti. Si è trattato di percorsi di progettazione ed in parte di programmazione fondamentalmente autonomi, influenzati soprattutto dalle specifiche esperienze locali e dalle visioni e riferimenti culturali dei policy maker regionali, oltre che dai modelli delineati per il Sud dalla politica dei fondi strutturali per le regioni ad obiettivo 1, che hanno portato alla elaborazione di un modello di governance basato essenzialmente su uno sviluppo condiviso, sistemi di partnership verticale e forme di networking tra promotori e destinatari di queste politiche.

Centrale nell’ambito di questa esperienza è stato il cosiddetto “modello di decentramento”, ovvero un approccio operativo in cui, oltre a considerare tutti quegli elementi di un programma che attribuiscono funzioni specifiche ai livelli locali – in particolare ai partenariati – nel sistema di relazioni che collega le istituzioni che promuovono le politiche ai beneficiari finali (partnership verticale), che si è basato su attività di animazione locale finalizzata al

- decentramento decisionale (possibilità di partecipare alle scelte che “orientano” l’attuazione del PO nel proprio sistema territoriale);

- decentramento amministrativo (attraverso il quale si attribuisce un ruolo nel sistema di procedure amministrative che regolano il ciclo di progetto);

- decentramento finanziario (attraverso il quale si attribuisce un ruolo nell’erogazione delle risorse).

In funzione di ciò, le principali attività che sono state svolte sono le seguenti: diagnosi strategica; predisposizione e approvazione di progetti territoriali integrati; acquisizione e selezione per le operazioni da finanziare; informazione e pubblicità; assistenza tecnica; monitoraggio periodico fisico e finanziario; erogazione dei contributi; rendicontazione; vigilanza sulla realizzazione; rimodulazione; controllo; valutazione.

2. Gli elementi del processo di governance

Fino ad oggi, nell’ambito dei processi di “policy-making” e di “policy-analysis”, utilizzati nell’ambito dello sviluppo locale, la formulazione delle scelte politiche è rimasta essenzialmente ancorata ad un riferimento teorico classico, che è quello formulato dal Dunn (2007). Ciò che invece è cambiato riguarda le modalità attraverso le quali si determinano le scelte ed in particolare le modalità con cui i portatori di interessi (stakeholders) pongono definiscono e strutturano i problemi nella prima fase, tanto nel processo di “policy-making” (Agenda), quanto nella prima fase del processo di “policy-analysis” (Strutturazione del problema).

L’affermarsi di un nuovo approccio partecipativo e negoziale nell’ambito delle politiche di sviluppo del territorio basate sulla ricostruzione della coesione sociale ha significato per il processo di “policy-making” (e per l’Italia) una rivisitazione del ruolo delle istituzioni intermedie e ha trovato la sua ragion d’essere in alcuni importanti e significativi mutamenti che sono avvenuti negli ultimi anni, ovvero:
- nel coinvolgimento dei medesimi territori nel generale processo di globalizzazione dell’economia, anche per effetto delle “Information and Comunication Technology” (I.C.T.);
- nell’acquisizione di una nuova consapevolezza basata sulla convinzione che il territorio e l’identità locale non rappresentano solo una risorsa competitiva degli attori economici, ma anche un bene comune che definisce l’orizzonte progettuale di ogni comunità locale;
- nei naturali processi di crescita dei territori rimasti ai margini o esclusi dalle traiettorie di sviluppo espresse dai poli della grande industria;
- nell’ampliarsi del processo di integrazione europea che ha evidenziato marcate tendenze verso forme di neoregionalismo e, più in generale, verso la riaffermazione del ruolo delle “periferie” nei processi di “policy-making”;
- nella crisi del “fordismo” ed il successivo passaggio verso il “postfordismo”, che hanno dapprima messo in discussione la centralità dello Stato quale elemento fondamentale nel sistema di regolazione economica, poi hanno fatto emergere sistemi flessibili di piccola e media impresa a forte connotazione localistica ed infine hanno elevato il ruolo delle istituzioni locali nella definizione delle politiche locali;
- nel convergere degli obiettivi dello Stato e dell’Unione Europea per favorire l’importante ruolo delle politiche locali, combinando gli obbiettivi di questi alle politiche nazionali ed europee attraverso il principio della “sussidiarietà” (il governo nazionale, con le sue agenzie, interviene nella soluzione dei problemi in caso di manifesta incapacità dei governi di livello locale);
- nella nascita delle “istituzioni di meso-livello”, intermedie tra il livello micro (informale) rappresentato dai rapporti interpersonali e particolaristici basati sulla fiducia e la reciprocità che si sviluppano all’interno delle famiglie, delle imprese e delle comunità locali, all’interno cioè delle cosiddette “istituzioni sociali di base” e il livello macro (formalizzato), rappresentato dalle relazioni impersonali, formalizzate e standardizzate.
Tutti questi mutamenti hanno dunque determinato uno spostamento nella formulazione dei processi di “policy-making” dal livello nazionale al livello territoriale, portando così diversi studiosi ad elaborare il termine di “policy territoriale”. Ovviamente questo processo è abbastanza recente e perciò ancora lontano da una formulazione e da una strutturazione teorica univoca; tuttavia, la sua breve durata non impedisce l’individuazione di diversi elementi che sono propri del processo di “governance”.
Gli elementi di questo processo sono:
- la partecipazione, ovvero meccanismi di coinvolgimento “ex-ante” e “in-itinere” continui, ampiamente pubblicizzati e metodologicamente adeguati, predisposti per supportare i rappresentanti delle diverse realtà locali attraverso strumenti e momenti strutturati di consultazione interna e co-decisione. Sul fronte dei rapporti, i governi locali abbisognano di un’attività di formazione e informazione continua con i “policy-makers”, che è estremamente dispendiosa di tempo ma essenziale per la buona riuscita del processo;
- il ruolo fortemente incisivo degli animatori dello sviluppo locale. Per stimolare e promuovere l’elaborazione di progetti innovativi e di qualità, il processo di emersione e individuazione di tali progetti deve essere organizzato e accompagnato con tecniche di valutazione consolidate e reso continuo nel tempo attraverso strumenti stabili di progettazione collettiva. In un percorso di governance locale, per sua natura volonlaristica, fondato sul contributo spontaneo di tutte le componenti sociali di un territorio, diventano fondamentali metodologie e strumenti complessi e verificati empiricamente;

- il metodo. La governance richiede creatività, passione, ma anche metodo. Diventano importanti a tal proposito i contributi di centri di ricerca locali, agenzie di sviluppo e laboratori universitari che possono offrire supporto metodologico per l’attivazione e l’azione dei gruppi di lavoro, coordinamento tecnico dei diversi strumenti operativi, elaborazione dei diversi documenti di analisi e progettazione. E questo un nuovo ruolo di accompagnamento e animazione dello sviluppo che in Italia sta acquistando una propria configurazione indotta da un lato dalla necessità di organizzare e gestire le nuove forme di programmazione negoziata, in particolare i patti territoriali, o di utilizzo dei fondi strutturali europei per le aree obiettivo, e dall’altro lato dalla recente diffusione di politiche territoriali di marketing e attrazione di investimenti esterni;
- nuove figure professionali. Un processo di governance necessita di qui nuovi ambiti e di nuovi percorsi di formazione terziaria per gli operatori dello sviluppo locale che accompagnano gli amministratori locali, la dirigenza della pubblica amministrazione, le agenzie di sviluppo, le associazioni di categoria, le rappresentanze imprenditoriali e sociali, che sono capaci di promuovere il territorio, supportare le istituzioni e gli attori dello sviluppo, ed infine, che sono in grado di favorire i processi di partecipazione e programmazione negoziata, implementare la valutazione e il monitoraggio delle politiche attivate.
- gli attori privati. Altro fattore rilevante per il successo delle strategie di sviluppo locale è riconducibile alla presenza attiva dei partner privati: in particolare, le categorie economiche devono sostenere pienamente il percorso fin dalle sue fasi iniziali, anche attraverso forme esplicite di codificazione di questo ruolo designando coordinatori o comitati strategici o gruppi guida. Senza la spinta motivante e critica di operatori economici e sociali privati, il percorso concertativo non avrebbe la stessa credibilità a livello locale. Il grado di fiducia nelle istituzioni da parte degli operatori privati e la fiducia delle istituzioni verso i privati incide in modo determinante sui successo del processo pianificatorio, soprattutto rafforzando la coesione e lo sforzo collettivo a continuare a dedicarsi al percorso;
- lo sforzo attuativo. Uno dei nodi che si deve affrontare nell’ambito del processo di governance è rappresentato dal passaggio dalla fase progettuale a quella attuativa e lo sforzo che si richiede propende verso il ricorso alle “best practices”, una robusta attività di valutazione “in-itinere” ed “ex-post”, il monitoraggio dello stato di avanzamento dei singoli progetti, e, nello stesso tempo, il costruire e ricostruire continuamente le motivazioni, le responsabilità e il consenso sul processo;
- la gestione della governance. Una volta ricostruita la governance territoriale in base a principi di coordinamento reticolare ed interattivo, è necessario anche prevedere forme di apprendimento evolutivo delle forme di cooperazione territoriale e istituzionale. Si tratta di pensare a percorsi di “gestione” della governance, sia per modificare e perfezionare di continuo i meccanismi partecipativi, sia per introdurre innovazioni di metodo e organizzazione a fronte di possibili cambiamenti di scenario, esterni e interni, derivati da trasformazioni economiche, istituzionali, dai rapporti di forza tra gli attori, dall’ingresso di nuovi soggetti, dall’emersione di nuovi interessi, dall’evoluzione dei valori alla base del “patto” territoriale. In tale prospettiva, il ruolo delle autorità pubbliche locali acquista dimensioni di riequilibrio. mediazione e stimolo, tipicamente da “interfaccia” delle relazioni tra gli agenti, verso processi di autoapprendimento e innovazione istituzionale governati in ottica interattiva;
- predisposizione di un piano operativo strategico. Un percorso di corretta definizione di politica locale e/o di piano programma, progetto, deve seguire, in conclusione, alcuni criteri guida che possono essere considerati come regole per una strategia di sviluppo locale di successo: la vision, l’integrazione, più partnership e meno controllo gerarchico, credibilità degli attori privati, il supporto politico, finanziario e tecnico degli enti locali, la fiducia e la cooperazione tra tutti gli stakeholders, la ripartizione delle responsabilità, il processo di adeguamento continuo.

Pietro Perrucci