sabato 25 giugno 2011

Rigenerazione e Sviluppo Urbano. Dalla “falsa partecipazione” alla “farsa della partecipazione”, ovvero, W LA PARTECIPAZIONE.

Tutti concordi sul flop della partecipazione agli incontri sulla rigenerazione urbana. Tutti concordi altresì sulla distanza tra le troppe chiacchiere che si sono dette rispetto ai veri problemi ed ai veri bisogni posti ai grossi e potenti progettisti sponsorizzati dalla nostra amministrazione comunale; progettisti che, vorrei ricordare, si sono contraddistinti più per la meraviglia di vedere qualcuno che partecipava alla discussione, che interveniva, che proponeva, che si arrabbiava per i problemi irrisolti, oppure per la bella mostra di gioielli, accessori ed abbigliamento, o ancora per il fatto di guardare continuamente l'orologio come per dire “ma quando finisce sta palla...”, che non per la volontà di realizzare un percorso di effettiva partecipazione e quindi di reale “rigenerazione integrata, sostenibile, partecipata”, così come hanno fatto scrivere da qualche parte.

A sto punto sarebbe lecito chiedersi ma allora, chi sono coloro che hanno seguito sto percorso di falsa partecipazione: ebbene, sono stati, in primis, gli sfigati come me che si vedono il proprio lavoro rubato e poi fatto male, i cittadini esasperati ed altrettanto sfigati perché non se li caga nessuno, e qualche disoccupato, pure loro sfigati, che non vedranno mai quei soldi che arriveranno da Bruxelles trasformarsi in opportunità di lavoro. In secondo luogo, vi hanno partecipato tutti coloro che essendo legati professionalmente, imprenditorialmente e politicamente all'attività dell'edilizia, sperano fino all'ultimo di riuscire a deviare il processo di rigenerazione urbana in un processo di rigenerazione esclusivamente edilizia, o quantomeno, di evitare che questo processo ledesse i propri interessi edili della città, o ancora di riuscire mungerne quanti più spiccioli possibile pur senza fare edilizia. In terza istanza, vi stavano anche tutti coloro che dopo aver trascorso buona parte della loro vita tra pub, concerti, feste da ballo e fumare cose lecite ma soprattutto illecite, si sono riscoperti all'improvviso adulti, senza un lavoro e che, per recuperare il tempo perduto, sono costretti a prostituirsi soprattutto intellettualmente.

In tutto, in termini numerici e precisi quindi, vi erano 32 persone...; a tanto ammontava la conta dei presenti che personalmente ho fatto all'ultimo incontro del 24 giugno 2011... incontro incominciato con ben un'ora e mezza di ritardo perché alle ore 18,00 erano presenti soltanto 2 persone... ovvero, non c'erano neanche coloro che hanno gestito sta cosa forse perché ben consapevoli che si stava organizzando un falso processo di partecipazione, ovvero un falso processo di rigenerazione urbana.

Ovviamente, tra sfigati, gli edili e i prostituti intellettuali, la categoria che aveva più interesse a che un falso processo di partecipazione andasse avanti, sono stati i prostituti intellettuali e così dalla “falsa partecipazione” si è passati alla “farsa della partecipazione” nel senso che un po' per costrizione, un po' per scelta, “è meglio che portiamo avanti sta commedia della partecipazione tanto a noi ci conviene... abbiamo solo da guadagnarci e quindi da godere”... proprio come le prostitute.

Però, io mi chiedo: se ci sono i prostituti intellettuali, vuoi vedere che ci sono anche i protettori? Ma soprattutto, da chi può essere composta questa categoria di post-moderni lenoni e prosseneti? Secondo me, la miglior categoria di protettori, allo stesso modo delle prostitute senza altri aggettivi, sono i clienti. Ed allora chi è che ci guadagna alle spalle di sti prostituti, che potrebbero essere i nostri amici, compagni, figli e colleghi? Facile: semplicemente coloro che se ne servono, ovvero i clienti, coloro a cui fa comodo trattare con delle persone carine, accomodanti e soprattutto, che hanno un pressante bisogno e che quindi per un po' di spiccioli sono disposti a fare tutto quello che si vuole. Ed allora, se nella prostituzione intellettuale vale quella relazione di potere così come accade per la prostituzione di strada, vorrà dire che chi si serve dei prostituti intellettuali è il potere. E quale sarebbe la forma di un potere in una città come Gravina in Puglia? Facile anche questa risposta: la politica, i partiti e i notabili di partito. Ma tutti i partiti? Sì, tutti i partiti in cui si concentrano gli interessi sulla città.

Però, se la politica, i partiti ed i notabili di partito, portano i nostri amici, compagni, figli e colleghi, a prostituirsi, più che di lenoni e prosseneti dovremmo parlare solo di “magnaccia”. Ebbene sì, parliamo pure di magnaccia, ma la situazione non cambia di molto. E allora che si fa? Si continua la commedia e quindi se “the show must go on”... W LA PARTECIPAZIONE, W LA PROSTITUZIONE INTELLETTUALE.

Concludo con un consiglio ed un desiderio. Consiglio vivamente a coloro che si riconoscono come prostituti intellettuali di astenersi da qualsiasi commento o esternazione: il rischio che si corre è lo “sputtanamento”... sappiatelo. Invece, se il metodo di lavoro deve essere la farsa e quindi la prostituzione intellettuale, al prossimo processo di partecipazione vi vorrei tutti un po' più attori (lo sapete che a me piace il cinema) ma soprattutto vi vorrei tutti con uno stile, un look, un modo di fare, un po' più..., un po' più.... come dire... "CA'-PO'-CCHIOVRE" .... ecco il giusto termine.

Pietro Perrucci