mercoledì 10 ottobre 2012

Politiche del territorio in Puglia. Le ragioni del loro fallimento

Questo elaborato, è stato abbozzato per la prima volta nel 2009 durante la mia partecipazione agli incontri del Dipartimento di Territorio e Ambiente. La vecchia bozza è stata perciò riadattata quale introduzione al documento su Area metropolitana di Bari e Area Vasta Bari 2015.


Esiste un'unica chiave di lettura che può spiegare il fallimento delle politiche del territorio e più in generale il fallimento delle politiche di sviluppo in Puglia e tale chiave è data dalla "logica di accentramento" burocratico, decisionale, di funzioni amministrative e di governo che da sempre hanno contrapposto la città di Bari rispetto a tutti gli altri comuni e territori della Regione Puglia.


Se questa logica di accentramento ha avuto una sua validità nel determinare lo sviluppo della regione fino alla fine degli anni '60 (ricorderei il modello di sviluppo polarizzato intorno al triangolo industriale Bari-Brindisi-Taranto), oggi questa logica non è più valida, sia perchè le dinamiche afferenti il territorio pugliese non sono esigono più questo modello di sviluppo, sia perché gli scopi con cui questa logica di accentramento viene utilizzata non riguardano lo sviluppo del territorio, ma bensì sono funzionali a quei soggetti politici, poteri burocratico-amministrativi, lobbies, gruppi d'affari e mafie (che sono territorialmente presenti o connessi con la città di Bari), i quali fanno propri, ovvero rubano, flussi di spesa pubblica e ogni altro genere di risorsa economica e finanziaria di privata, sottraendoli dagli altri comuni e territori regionali.


La sottrazione di flussi di spesa pubblica e di risorse economiche, generava una reazione da parte dei territori e soprattutto dei sindaci dei comuni pugliesi, i quali rivendicavano maggiori poteri, maggiori servizi, maggiori funzioni, per i propri comuni. Purtroppo, però, le rivendicazioni dei sindaci non riuscivano ad essere efficaci, dal momento che queste erano, da un lato, controllate per via politico-partitica, e dall'altro venivano ammorbidite con favoritismi e concessioni, soprattutto di tipo privato-personalistico.

Molto più raramente, le richieste dei sindaci venivano soddifatte con la concessione di qualche strumento di politica del territorio, soprattutto di strumenti di programmazione del territorio, che però i burocrati baresi, in quanto espressione di quei soggetti politici, poteri burocratico-amministrativi, lobbies, gruppi d'affari e mafie accentratori, provvedevano opportunamente a "svuotare di ogni contenuto metodologico, funzionale, operativo e persino giuridico-amministrativo",

Di conseguenza, laddove la forza dei sindaci era tale da ottenere un qualche strumento di programmazione del territorio, accadeva che non era possibile neanche gestirlo nella maniera più appropriata, non solo perché era svuotato di ogni suo contenuto, ma anche perché ai sindaci, gli si faceva credere di dare attraverso gli strumenti di programmazione, veri e propri poteri di governo del territorio per far fronte a quelle esigenze da cui promanavano le rivendicazioni di poteri servizi e funzioni.


Il tutto, ovviamente, in un quadro di completa assenza di un minimo di conoscenza, competenza e di istruzioni, sul come dovevano essere istituiti ed utilizzati questi strumenti di programmazione.

Si spega così perché ancora oggi accade che mentre le dinamiche del territorio continuano a manifestare l'esigenza di sempre più elaborati ed efficaci strumenti di politica territoriale, i burocrati regionali continuano a rispondere, sia con strumenti di programmazione svuotati di ogni loro contenuto operativo, sia con il far credere ai sindaci pugliesi di poter utilizzare quei pochi strumenti di programmazione del territorio concessi, addirittura come livelli di governo intermedio tra Comune e Regione.


Questo aspetto è purtroppo comune a tutte le politiche del territorio in Puglia, che vanno dalla riforma delle autonomie locali iniziata nel 1990 con la legge n. 142/90 fino agli interventi sul paesaggio e sull'urbanistica, alle politiche ambientali, all'attuazione degli strumenti di programmazione negoziata rinvenienti dalle politiche dei governi della seconda metà degli anni '90 e, soprattutto, restano uno dei principali aspetti dell'attuazione politiche strutturali dell'Unione Europea.


Due casi emblematici su tutti, possono essere benissimo rappresentati quei temi di cui si è occupato il Dipartimento di Territorio e Ambiente, e cioè la questione dell'Area e della Città Metropolitana e la questione dell'Area Vasta Bari 2015. In questi casi, ai tavoli di concertazione sull'attuazione e sul funzionamento di questi due strumenti si è visto e si continuano a vedere le stesse cose, quasi come se concetti tipo "coesione economica e sociale", "governance", "partecipazione", "inclusione", "condivisione" e persino "sostenibilità" dei processi non dovessero far testo per i comuni ed i territori della Regione Puglia.


Pietro Perrucci