LE CAUSE. Gli Stati membri dell’Unione Europea decisero con il Trattato di Maastricht del 1992 di puntare a rigide e severe politiche monetarie e finanziarie in grado di mantenere elevato e di accrescere nel tempo il valore dell’euro. Sebbene lo scopo di tali scelte era quello di dare all’Europa uno strumento in grado di farla diventare la più grande potenza nell’economia della globalizzazione, di contro la scienza economica ci dice che per realizzare un obiettivo di questo tipo è necessario che l’economia di ogni Stato membro deve avere un andamento, un trend, sempre positivo nel tempo e, soprattutto, è necessario che il sistema del mercato non deve essere affetto da distorsioni. Pertanto, in assenza di queste due condizioni, è verosimile che politiche monetarie e finanziarie come quelle adottate per l’Euro comportino enormi sacrifici economici e sociali, che a loro volta possono inficiare le performance del PIL dei vari paesi, innescando meccanismi perversi con deficit di bilancio e aumenti di debito pubblico. La crisi della Grecia è conseguenza proprio di questa seconda eventualità: infatti, la mancanza di una efficiente economia di mercato e l’adozione di rigide politiche monetarie e finanziarie per sostenere l’Euro come moneta, hanno spinto questo paese a fare notevoli sacrifici economici e sociali che, a loro volta, hanno inficiato la performance del loro PIL, hanno aumentato il deficit di bilancio e quindi hanno aumentato il debito pubblico. Sicché, in prossimità della scadenza di un prestito obbligazionario di Stato, il Governo greco si è trovato nella impossibilità di pagare questo debito ed aveva chiesto perciò aiuto agli altri paesi europei, che sono intervenuti con una somma di 14,5 miliardi di euro.
LE BARZELLETTE. Nel consentire l’intervento degli stati europei in favore della Grecia, l’UE non è stata affatto convincente nel spiegare come mai un suo Stato membro si fosse ridotto in queste condizioni; anzi, per essere più precisi, sulla crisi greca, organi e istituzioni UE non si sono pronunciati in maniera univoca: è stato detto che non avrebbero potuto prevedere un simile fatto, oppure che il governo greco aveva volutamente occultato i conti economici pubblici, o ancora, fatto più grave, è stato detto persino di non aver voluto controllare i conti pubblici e di aver invece voluto continuare a dare fiducia al governo greco, così semplicemente sulla parola.
Come cittadino europeo sono abbastanza sbalordito per queste affermazioni e mi sento letteralmente preso per i fondelli: oltre al fatto che non è assolutamente accettabile che l’UE tenti di spiegare le cause della crisi greca con delle barzellette, va rilevato che era risaputo che, da molto tempo, la Grecia non era in grado di dar vita ad una economia di mercato e quindi era anche risaputo che non poteva essere in grado di dar vita a processi economici virtuosi, reali e soprattutto efficienti, al pari di quelle di altre economie mature di altri paesi dell’Euro. E questo, anche alla luce dell’esito negativo che ha dato l’impiego delle enormi risorse dei fondi strutturali, da 25 anni a questa parte. Pertanto, la mia opinione sulla crisi greca è che quasi tutti i maggiori paesi europei (Francia e Germania soprattutto) sapevano che si era in presenza di un paese economicamente in seria difficoltà, con grosse inefficienze e che quindi aveva poche probabilità di riuscire a costruire una economia di mercato, ovvero che aveva pochissime probabilità di mantenere a lungo nel tempo rigide politiche monetarie per sostenere l’Euro, se non a prezzo di grossi sacrifici economici e sociali che, poi, avrebbero finito per mettere in crisi la sua stessa economia. Di conseguenza, viene molto facile pensare che la crisi greca sia stata appositamente provocata, in maniera da permettere un intervento degli altri stati europei che, nell’aiutare il governo greco, lo costringeranno, prima o poi, a privatizzare le sue imprese pubbliche, a vendere beni pubblici/demaniali, a cedere loro quote di mercato, insomma a svendere le proprie ricchezze ai paesi che sono corsi in suo aiuto.
LA PREVISIONE. l’aspetto più preoccupante di questa crisi è che quanto accaduto in Grecia possa ripetersi anche in Portogallo, in Spagna, in Italia (forse qui è già accaduto e nessuno ha detto niente), e nei paesi di nuova adesione (ex paesi dell’Est), di cui dubito fortemente che le loro economie possano marciare in maniera efficiente con il meccanismo del mercato e con rigide politiche monetarie in sostegno dell’Euro. Infatti, vorrei far presente che il mercato non è un meccanismo perfetto: di per sé, tende a produrre delle distorsioni – in maniera quasi fisiologica – quali sono ad esempio la concentrazione delle attività produttive in poche imprese e l’aumento dei prezzi che così non saranno più definiti dalla libera contrattazione tra domanda e offerta, ma saranno definiti da accordi o da cartelli tra imprese. Pertanto, se già il mercato di uno Stato membro è destinato a non funzionare in maniera efficiente, è molto probabile che questo paese, per sostenere rigide politiche monetarie e finanziarie come quelle decise dalla Banca Centrale Europea, ricorrerà ai sacrifici dei propri cittadini, esponendo così il paese a pericolose crisi, ovvero, alla necessità di interventi finanziari dei maggiori paesi europei, Francia e Germania prima di tutti. Ebbene, se questo è il trend, se questa è la tendenza, vorrà dire che si è scoperto il trucco dell’Unione Europea: aggregare quanti più paesi possibili, fargli adottare l’euro, spingerli ad adottare rigide politiche monetarie e finanziarie, mandarli in crisi e finalmente appropriarsi delle loro economie e delle loro risorse. Per questo obiettivo, andrebbe bene anche soltanto aggregare paesi, senza che questi adottino l’Euro, tanto è sufficiente introdurre il meccanismo del mercato che con le sue fisiologiche distorsioni, prima o poi, manderebbe in crisi le economie di questi Paesi, dando così la possibilità a Francia e Germania di intervenire con il loro aiuto, ovvero di appropriarsi delle loro economie e delle loro ricchezze.
UNA CONCLUSIONE. Alla luce di quanto emerso dalla crisi greca, posso sostenere che l’Unione Europea, più che una forma di cooperazione tra i suoi Stati membri, è uno strumento creato per dare finalmente la possibilità a Francia e Germania di realizzare il loro sogno di egemonia sull’Europa; inoltre, stando a quello che si è visto in 60 anni di Comunità europea è vero che questa funziona anche come loro comune strumento di pace, però funziona sopratutto per la Francia e la Germania che così possono spartirsi i mercati e le ricchezze degli altri paesi europei, evitando che si facciano guerra tra loro e che i loro contrasti possano generare nuove guerre mondiali, così come già accaduto per la Prima e per la Seconda Guerra Mondiale.
LE BARZELLETTE. Nel consentire l’intervento degli stati europei in favore della Grecia, l’UE non è stata affatto convincente nel spiegare come mai un suo Stato membro si fosse ridotto in queste condizioni; anzi, per essere più precisi, sulla crisi greca, organi e istituzioni UE non si sono pronunciati in maniera univoca: è stato detto che non avrebbero potuto prevedere un simile fatto, oppure che il governo greco aveva volutamente occultato i conti economici pubblici, o ancora, fatto più grave, è stato detto persino di non aver voluto controllare i conti pubblici e di aver invece voluto continuare a dare fiducia al governo greco, così semplicemente sulla parola.
Come cittadino europeo sono abbastanza sbalordito per queste affermazioni e mi sento letteralmente preso per i fondelli: oltre al fatto che non è assolutamente accettabile che l’UE tenti di spiegare le cause della crisi greca con delle barzellette, va rilevato che era risaputo che, da molto tempo, la Grecia non era in grado di dar vita ad una economia di mercato e quindi era anche risaputo che non poteva essere in grado di dar vita a processi economici virtuosi, reali e soprattutto efficienti, al pari di quelle di altre economie mature di altri paesi dell’Euro. E questo, anche alla luce dell’esito negativo che ha dato l’impiego delle enormi risorse dei fondi strutturali, da 25 anni a questa parte. Pertanto, la mia opinione sulla crisi greca è che quasi tutti i maggiori paesi europei (Francia e Germania soprattutto) sapevano che si era in presenza di un paese economicamente in seria difficoltà, con grosse inefficienze e che quindi aveva poche probabilità di riuscire a costruire una economia di mercato, ovvero che aveva pochissime probabilità di mantenere a lungo nel tempo rigide politiche monetarie per sostenere l’Euro, se non a prezzo di grossi sacrifici economici e sociali che, poi, avrebbero finito per mettere in crisi la sua stessa economia. Di conseguenza, viene molto facile pensare che la crisi greca sia stata appositamente provocata, in maniera da permettere un intervento degli altri stati europei che, nell’aiutare il governo greco, lo costringeranno, prima o poi, a privatizzare le sue imprese pubbliche, a vendere beni pubblici/demaniali, a cedere loro quote di mercato, insomma a svendere le proprie ricchezze ai paesi che sono corsi in suo aiuto.
LA PREVISIONE. l’aspetto più preoccupante di questa crisi è che quanto accaduto in Grecia possa ripetersi anche in Portogallo, in Spagna, in Italia (forse qui è già accaduto e nessuno ha detto niente), e nei paesi di nuova adesione (ex paesi dell’Est), di cui dubito fortemente che le loro economie possano marciare in maniera efficiente con il meccanismo del mercato e con rigide politiche monetarie in sostegno dell’Euro. Infatti, vorrei far presente che il mercato non è un meccanismo perfetto: di per sé, tende a produrre delle distorsioni – in maniera quasi fisiologica – quali sono ad esempio la concentrazione delle attività produttive in poche imprese e l’aumento dei prezzi che così non saranno più definiti dalla libera contrattazione tra domanda e offerta, ma saranno definiti da accordi o da cartelli tra imprese. Pertanto, se già il mercato di uno Stato membro è destinato a non funzionare in maniera efficiente, è molto probabile che questo paese, per sostenere rigide politiche monetarie e finanziarie come quelle decise dalla Banca Centrale Europea, ricorrerà ai sacrifici dei propri cittadini, esponendo così il paese a pericolose crisi, ovvero, alla necessità di interventi finanziari dei maggiori paesi europei, Francia e Germania prima di tutti. Ebbene, se questo è il trend, se questa è la tendenza, vorrà dire che si è scoperto il trucco dell’Unione Europea: aggregare quanti più paesi possibili, fargli adottare l’euro, spingerli ad adottare rigide politiche monetarie e finanziarie, mandarli in crisi e finalmente appropriarsi delle loro economie e delle loro risorse. Per questo obiettivo, andrebbe bene anche soltanto aggregare paesi, senza che questi adottino l’Euro, tanto è sufficiente introdurre il meccanismo del mercato che con le sue fisiologiche distorsioni, prima o poi, manderebbe in crisi le economie di questi Paesi, dando così la possibilità a Francia e Germania di intervenire con il loro aiuto, ovvero di appropriarsi delle loro economie e delle loro ricchezze.
UNA CONCLUSIONE. Alla luce di quanto emerso dalla crisi greca, posso sostenere che l’Unione Europea, più che una forma di cooperazione tra i suoi Stati membri, è uno strumento creato per dare finalmente la possibilità a Francia e Germania di realizzare il loro sogno di egemonia sull’Europa; inoltre, stando a quello che si è visto in 60 anni di Comunità europea è vero che questa funziona anche come loro comune strumento di pace, però funziona sopratutto per la Francia e la Germania che così possono spartirsi i mercati e le ricchezze degli altri paesi europei, evitando che si facciano guerra tra loro e che i loro contrasti possano generare nuove guerre mondiali, così come già accaduto per la Prima e per la Seconda Guerra Mondiale.