Per poter rispondere a questa domanda in maniera compiuta, occorre fare due considerazioni, una in riferimento al Quadro Comunitario di Sostegno (Q.C.S.) 2000-2006 e l’altra in riferimento al Quadro Strategico Nazionale (Q.S.N.) 2007-2013.
Nell’ambito degli interventi e delle politiche nei programmi del Q.C.S. 2000-2006, per sviluppo inclusivo si è fatto riferimento alla sola inclusione sociale le cui attività hanno riguardato soprattutto:
- le tematiche dell’inserimento lavorativo dei soggetti a rischio di esclusione sociale;
- la lotta e prevenzione della dispersione scolastica;
- i servizi alla persona, servizi di base per le popolazioni urbane e rurali, in particolare infrastrutturali, ed i servizi per l’economia sociale;
- la promozione a sostegno della legalità;
- le attività di formazione (che hanno assorbito circa il 70% delle risorse programmate a tal fine).
Inoltre, in fase di attuazione, la strategia inizialmente prevista, pur essendo stata basata su una pluralità di interventi, spesso di carattere innovativo, ha finito per privilegiare azioni più tradizionali, le quali,
- non tenevano sufficientemente conto delle molteplicità delle forme di esclusione sociale;
- non necessariamente coinvolgevano nuovi attori o nuove modalità di programmazione;
- non sempre consentivano alle Amministrazioni regionali di dimostrare il possesso di capacità necessarie per attuare gli interventi programmati;
- non hanno consentito alle Amministrazione di portare avanti la sfida legata ai processi di innovazione amministrativa relativamente all’e-government, per una maggiore semplificazione delle procedure e tempi di reazione relativamente al rapporto tra PA e imprese, per un maggiore ed evidente orientamento alla produzione di servizi on-line più interattivi, e quindi per una maggiore inclusività dei cittadini.
In funzione di quanto rilevato ed in previsione della nuova programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013, le lezioni apprese l’esperienza del Q.C.S. 2000-2006 sono state due: 1) la necessità che le politiche per l’inclusione sociale richiedano una strategia più esplicita legata all’attuazione della politica nazionale; 2) operare forme di integrazione tra politiche di inclusione sociale e le politiche per lo sviluppo socioeconomico e in maniera tale che gli obiettivi e le priorità operative delle politiche di inclusione sociale siano formulati in modo da integrare le finalità di inclusione sociale con quelle più direttamente rivolte alla crescita. Pertanto, per il prossimo periodo di programmazione, il Q.S.N. 2007-2013 fa riferimento ad un concetto di sviluppo che va oltre lo stesso concetto di inclusione sociale e pone un nuovo significato per lo stesso concetto di sviluppo inclusivo.
Ciò è facilmente desumibile da tutta l’articolazione degli interventi previsti nel Q.S.N. 2007-2013 e questo perché già in sede di analisi sono state individuate le connessioni tra la prolungata stagnazione sociale e la prolungata stagnazione di produttività del nostro paese. La permanente difficoltà dello Stato nell’offrire e promuovere servizi collettivi e nel garantire condizioni generali di concorrenza, l’esistenza di un livello inadeguato di competenze, sia della popolazione adulta, sia dei giovani, l’aver constatato che vi è una scarsa innovazione imprenditoriale legata, oltre che ai primi due fattori richiamati, anche a un sistema della ricerca debole, la permanente difficoltà specifica del mercato dei capitali a sostenere sia l’innovazione imprenditoriale, sia a raggiungere livelli di efficienza atti a accompagnare le decisioni di investimento e crescita dimensionale delle imprese, sono tutti elementi che fanno capire come l’attenzione che è stata riposta per la programmazione 2007-2013, oltre a tener conto di particolari realtà come quella del Mezzogiorno, tien conto anche dei legami tra inclusione sociale e sviluppo socioeconomico (vedasi il I° e II° Memorandum italiano sulla riforma della politica di coesione e le Linee Guida per l’elaborazione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013) e quindi, della necessità di inquadrarli entrambi in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Ed è anche in questa chiave che viene declinata la forte attenzione al fattore umano, alla qualità della vita, alla considerazione di parti sociali deboli, all’ambiente e alle pari opportunità, elevando queste componenti ad elementi essenziali del potenziale di sviluppo ed a fattori decisivi di innovazione.
Il modo più efficace per perseguire questi obiettivi è, ovunque, quello di promuovere competenze e produrre servizi collettivi in grado sia di attirare persone e capitali, sia di integrare tali interventi con forme mirate di incentivazione. Per questo, la strategia del Q.S.N. 2007-2013 si pone in forte coerenza con la strategia della sostenibilità di Göteborg e soprattutto con i piani di medio-lungo termine del paese volti ad attuare la strategia di Lisbona che è basata sulle seguenti priorità:
- Priorità 1. Rendere l’Europa e le Regioni più attraenti per gli investimenti e le attività delle imprese;
- Priorità 2. Promuovere la conoscenza e l’innovazione a favore della crescita;
- Priorità 3. Nuovi e migliori posti di lavoro
In funzione di ciò, il Q.S.N. 2007-2013 ha assunto quattro macro obiettivi (a) sviluppare i circuiti della conoscenza; b) accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l’inclusione sociale nei territori; c) potenziare le filiere produttive, i servizi e la concorrenza; d) internazionalizzare e modernizzare l’economia) e dieci priorità, che dovranno essere perseguite con intensità e modalità differenziate fra le due macroaree del Centro-Nord e Mezzogiorno, in funzione degli obiettivi comunitari di riferimento (“Convergenza”, “Competitività regionale e occupazione”, “Cooperazione territoriale europea”). Il quadro di macro obiettivi e di priorità che così emerge è il seguente:
a) Sviluppare i circuiti della conoscenza
- miglioramento e valorizzazione delle risorse umane (Priorità 1);
- promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’innovazione per la
competitività (Priorità 2).
b) Accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l’inclusione sociale nei territori
- energia e ambiente: uso sostenibile e efficiente delle risorse per lo sviluppo (Priorità 3);
- inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale (Priorità 4).
c) Potenziare le filiere produttive, i servizi e la concorrenza
- valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività per lo sviluppo (Priorità 5);
- reti e collegamenti per la mobilità (Priorità 6);
- competitività dei sistemi produttivi e occupazione (Priorità 7);
- competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani (Priorità 8).
d) Internazionalizzare e modernizzare
- apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse (Priorità 9);
- governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali e efficaci (Priorità 10).
Pertanto, in sede conclusiva si può affermare che la politica di coesione dell’Unione Europea è fortemente coerente con l’idea di uno sviluppo locale di tipo inclusivo, dal momento che nel Q.S.N. previsto per il prossimo periodo di programmazione 2007-2013 emerge una proposta strategica globale (inclusa nei quattro macro obiettivi e nelle dieci priorità) che dovrà deliberare un’azione politica “… finalizzata, al contempo, ad integrare attori e territori diversi nei percorsi di innovazione e competitività, ed a migliorare la coesione economica, sociale e territoriale del Paese, promuovendo condizioni di vita e di partecipazione alle attività economiche sempre più incisive e sempre meno squilibrate. Il riflesso immediato di questa azione politica dovrebbe essere dunque una migliore collocazione dei territori, delle imprese e degli attori, negli scenari di competizione globale”.
In questo quadro, resterà fondamentale il ruolo giocato dagli enti locali e dalle realtà locali ed sarà difficilmente pensabile che la loro azione possa prescindere, tanto dall’uso degli strumenti di democrazia deliberativa, dall’autosostenibilità e dal modello reticolare, quanto dai due principali strumenti per conseguire la coesione sociale di cui si è fatto cenno, e cioè la “Programmazione Negoziata” e i processi di “Governance”. Quindi, per quel forte condizionamento che l’elaborazione del Q.S.N. 2007-2013 ha subito dall’esperienza del Q.C.S. 2000-2006, si può ritenere che durante la sua attuazione le varie esperienze di sviluppo socioeconomico locale, per poter conseguire meglio l’obiettivo della coesione sociale, dovranno necessariamente essere sempre di più di tipo inclusivo, soprattutto per la funzionalità che questa forma di sviluppo esprime anche da un punto di vista storico rispetto agli obiettivi ed agli scopi dell’Unione Europea.
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